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19/09/2019 06:00:00

Sicilia, i conti della Regione sono messi malissimo. Stop a tutte spese

 Il pozzo si è prosciugato, soldi finiti. La Regione Siciliana blocca la pioggia di contributi per eventi culturali e enti regionali. Non ci sono più soldi per garantire la copertura finanziaria alle leggi in calendario.


E' la “bomba”, davvero con pochi precedenti, esplosa in questi giorni a Palermo. “Fermi tutti” ha detto il governo regionale alla commissione Cultura che stava esaminando il testo da 48 milioni di euro pieno di contributi a pioggia e finanziamenti a enti regionali. Le uniche leggi che l'Ars potrà varare dovranno essere a costo zero, quelle che cambiano le regole ma non comportano uscite per la Regione.


All'orizzonte c'è una manovra lacrime e sangue, di quelle che implicano tagli di spesa e consistenti e il tentativo di aumentare le entrate. Il vice presidente della Regione, nonché assessore al Bilancio, Gaetano Armao ha spiegato che nei prossimi 10 giorni con tutti gli assessorati si studieranno i tagli da fare.
La situazione è critica. Armao è pronto a congelare tutti i capitoli del bilancio 2019, ovviamente non verranno toccate le spese per stipendi, pensioni e funzionamento istituzionale.

 

 

Il Governo paga, sostanzialmente, le conseguenze delle osservazioni fatte a ridosso di Ferragosto dalla Corte dei Conti che ha invitato la Regione a coprire, tra il 2019 e i prossimi due anni, un buco da circa 400 milioni di euro. E' una nuova porzione del disavanzo risalente agli anni precedenti, che si somma ai 2 miliardi di euro contabilizzati già a febbraio.


A questo punto restano all'asciutto teatri, enti e attività culturali, associazioni antimafia, enti, associazioni, sigle. Vittime della mannaia sono anche l'università Kore di Enna, il Coppem, la fondazione Whitaker, musei, fondazioni varie, e tutti quegli enti che abitualmente ottengono finanziamenti regionali.
Proprio prima che la commissione Cultura iniziasse l'esame del Collegato alla Finanziaria, il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, ha comunicato la nota del governatore Nello Musumeci: chiusi i rubinetti, non ci sono soldi.


Non ci sono neanche per i bonus agli studenti fuori sede e agli emigrati per lavoro che nei periodi festivi vorrebbero tornare in aereo nell'Isola, una proposta di legge che come tante altre avrebbe comportato un esborso di denaro per la Regione.
Lo stop alla spesa diventa ovviamente un caso politico. Il presidente dell'Ars Miccichè non ha digerito benissimo il ritardo con cui il governo ha comunicato che non c'erano soldi per la manovrina. “Abbiamo lavorato due mesi su quel testo, potevano dircelo prima e non avremmo sprecato tempo”.


Questo caso certamente non riavvicina le posizioni tra Miccichè e Armao. “La commissione Bilancio è stata informata subito. Chi doveva sapere era stato informato”, ha detto il vice presidente della Regione che dice che si è scongiurato il rischio di veder schizzare il disavanzo a 2,7 miliardi.
Mentre i gruppi parlamentari non risparmiano attacchi al governo, Pd e 5 Stelle su tutti, gli assessorati dovranno lavorare alla tagliola dei costi e a soluzioni per aumentare le entrate.
Soltanto in questo modo si potrà colmare un buco da 400 milioni, cifra che rischia anche di non essere esatta e di aumentare.
Armao si dice ottimista, ha spiegato che dalla fatturazione elettronica stanno arrivando aumenti significativi negli incassi dell'Iva. Però questo difficilmente può bastare a superare l'emergenza. Sono giorni tesissimi a Palermo. La speranza per il Governo e l'Ars è riuscire a spalmare in 10 anni e non in 3 il disavanzo.



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