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24/09/2019 15:16:00

Corruzione ad Erice, 1 anno e 11 mesi per l'ex vice sindaco Catalano

 Condannato, con il rito del patteggiamento, ad un anno e 11 mesi l’ex assessore comunale di Erice, Angelo Catalano, accusato di corruzione e abuso d’ufficio. La sentenza è stata emessa dal giudice Cersosimo.

Lo scorso mese di febbraio era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta dei carabinieri che hanno acceso i riflettori sull’attività amministrativa del Comune della Vetta. Secondo l’accusa l’ex assessore aggiudicava i lavori pubblici con assegnazione diretta favorendo alcune imprese a discapito di altre, giustificando la prassi da lui adottata con il fatto che si trattava di situazioni di emergenza. In particolare Catalano – secondo la tesi accusatoria – “ abusando della sua funzione, esercitava pressioni sul dirigente del settore lavori pubblici al fine di far aggiudicare i lavori di manutenzione della rete di illuminazione pubblica ad un’impresa, dallo stesso sponsorizzata, in spregio ai doveri di imparzialità e buona amministrazione e al principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti”.

In un’altra occasione – si legge nell’ordinanza – Catalano su istigazione di un consigliere comunale, violando i suoi doveri d’imparzialità e buona amministrazione ed invadendo la competenza dei dirigenti amministrativi, esercitava poteri che non gli competevano, dando disposizioni ad un imprenditore titolare di un’impresa, che stava eseguendo lavori per l’amministrazione ericina in tutt'altra zona del territorio comunale, di interrompere quei lavori e realizzare opere di abbattimento di una barriera architettonica presente nello spazio di marciapiede antistante il bar di proprietà di un congiunto del consigliere comunale, facendo sostenere l’intero importo al Comune”. E qui entra in ballo il consigliere comunale Francesca Miceli che avrebbe fruito del favore – la rimozione di una barriera architettonica che impediva l’ingresso nel bar gestito dal marito. In cambio lei avrebbe dato parere favorevole al Piano rifiuti. Nelle indagini, oltre ad Angelo Catalano e Francesca Miceli sono rimasti coinvolti anche Fabio Grammatico (marito di Miceli) e gli imprenditori Matteo Barraco, Giovanni Pomara e Pietro Saullo.

L’avvocato Francesco Moceri, difensore di Catalano, comunica che l’udienza odierna è stata preceduta da una richiesta di revoca di patteggiamento depositata nella cancelleria il giorno 20.09.2019. "Con tale atto l’indagato – dopo aver concluso il rapporto con il precedente difensore che nel corso delle indagini preliminari aveva precedetemene raggiunto l’accordo con il Pubblico Ministero nello scorso mese di luglio – ha chiesto la revoca del patteggiamento sulla scorta di due elementi fondamentali: la granitica convinzione di non aver commesso alcun reato con conseguente certezza di potersi difendere nell’ambito di un successivo ordinario processo penale, nonché la parziale valutazione della precedente intesa che vedeva coinvolte solo 4 imputazioni tra le 7 contestate fin dall’inizio della misura cautelare".


"In tal senso l’architetto Catalano in udienza – su esplicita sollecitazione del giudice – ha reso dichiarazioni spiegando che la decisione di patteggiare la pena era stata adottata in un momento di grande sconforto familiare e di stress psicologico conseguente al lungo periodo di custodia cautelare sofferto per la durata di quasi 6 mesi".
Lo stesso ha altresì dichiarato di aver inteso perseguire la via del patteggiamento solo ed esclusivamente al fine di riottenere la libertà personale, anche necessaria allo svolgimento della propria attività lavorativa.
Nonostante ciò il giudice, all’esito della camera di consiglio, non ha ritenuto di dar corso alla chiesta istanza di revoca e pertanto ha ratificato il precedente accordo di patteggiamento emettendo conseguenziale sentenza di applicazione pena concordata.


L’avvocato Francesco Moceri dichiara che tale decisione "non appare assolutamente condivisibile e che, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di patteggiamento, ricorrerà in Cassazione al fine di sentir dichiarare la nullità del provvedimento perché fondato sul vizio del consenso del Catalano".

 



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