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22/01/2020 09:23:00

Marsala, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: alcuni chiedono l'abbreviato

 Ancora un procedimento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di sigarette estere. E’ quello scaturito dall’operazione “Caronte” del marzo 2018.

A condurre l’indagine, coordinati dalla Procura di Marsala, furono i carabinieri della Compagnia di Sciacca. Adesso, il procedimento è approdato davanti al gup di Marsala Francesco Parrinello e molti tra gli undici indagati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato.

In qualche caso, la richiesta è stata condizionata alla testimonianza di un consulente difensivo. Imputati sono il pregiudicato marsalese Angelo Licciardi, di 59 anni, difeso dall’avvocato Luigi Pipitone, Montasar Bouaicha, di 29, difeso da Luisa Calamia, Nizar Zayar, di 33, Nabil Zayar, di 37, quest’ultimo residente a Petrosino, ma attualmente latitante, come pure Fathi Taleb, di 35 anni, Salvatore Calcara, di 51, di Sambuca di Sicilia, e Marco Bucalo, di 33, di Menfi. La Procura ha chiesto, inoltre, il processo anche per Lillo Barbera, di 50 anni, di Menfi, Michele Salvetti, di 45 anni di Brescia, Giuseppe Morreale, di 50 anni, di Santa Margherita Belice, e per Girolamo Stassi, di 58, di Partanna.

Per questo secondo gruppo, le accuse sono di altra natura, anche se vario titolo connesse, ed escludono il loro coinvolgimento diretto negli sbarchi. I fatti contestati risalgono al 2017. Il 23 luglio 2019, Licciardi, Bouaicha, i due Zayar e Taleb sono rimasti coinvolto anche nell’operazione della Guardia di finanza di Marsala “Sea Ghost”. E la settimana scorsa, per loro, è arrivata la decisione del gip di Palermo Antonella Consiglio di giudizio immediato. Come chiesto dalla Dda. L’operazione “Caronte” scattò a seguito di complesse indagini, con pedinamenti e intercettazioni, nel corso delle quali gli investigatori riuscirono a documentare le varie fasi organizzative ed esecutive delle traversate, attuate con potenti motoscafi che, dalle spiagge di Al Huwariyah, in Tunisia (punto più vicino alle coste italiane), raggiungevano il litorale trapanese (in particolare Marsala o Mazara), percorrendo in media circa 100 miglia marine. Le indagini presero spunto dalla denuncia di furto di un gommone, poi risultata infondata, fatta proprio da uno dei componenti dell’organizzazione presso la stazione Carabinieri di Menfi. Sin dai primi accertamenti era infatti emerso il sospetto che il natante fosse stato invece utilizzato per una delle traversate. E’ stato appurato, in particolare, che il gruppo criminale avrebbe portato a termine vari sbarchi, tra cui quelli del 2 gennaio 2017 e del 17 febbraio 2017, avvenuti sulle coste del trapanese. Si è accertato, inoltre, che il ruolo di coordinamento delle operazioni delittuose veniva svolto da un italiano, il quale spesso si recava personalmente in Tunisia, imbarcandosi dal porto di Palermo o direttamente dall’aeroporto del capoluogo siciliano, allo scopo di poter meglio gestire l’organizzazione dei viaggi e prendere accordi diretti con i tunisini compiacenti del posto.

Sull’imbarcazione, per ogni traversata, venivano complessivamente trasportate dalle 12 alle 15 persone, oltre a circa 1600 stecche di sigarette, che, una volta smerciate al dettaglio, avrebbero fruttato circa 50 mila euro. Ancora più lucrosa l’attività di favoreggiamento dell’illecito ingresso di migranti sul territorio nazionale: ogni viaggiatore pagava all’organizzazione, per arrivare in Italia, dai 4 ai 5000 euro. Dunque, ciascun viaggio, poteva generare complessivamente profitti anche fino a 75.000 euro. Nel corso dell’operazione del marzo 2018, i aarabinieri hanno anche sequestrato due fuoristrada utilizzati dall’organizzazione quali mezzi d’appoggio per il trasbordo dei tabacchi lavorati esteri.
 



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