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21/02/2020 06:00:00

Corruzione e parcheggi. Il far west ai piedi di Segesta

La guerra dei parcheggi ai piedi di Segesta porta a due arresti per corruzione e cinque persone indagate.

I turisti “costretti” a parcheggiare nell’area di sosta privata di un indagato per mafia. “Costretti” dal vice comandante dei vigili urbani di Calatafimi Segesta. Entrambi sono stati arrestati ieri. Francesco Isca, l’imprenditore proprietario dell’area in cui sorge il Segesta Parking, nei mesi scorsi è stato coinvolto nell’indagine antimafia su Vito Nicastri. Insieme a lui è stato arrestato dai Carabinieri di Calatafimi Segesta Salvatore Caprarotta, vice comandante dei vigili urbani di Calatafimi.


In pratica, secondo quanto emerge dalle indagini, il vigile urbano faceva multe a raffica a tutti coloro che non utilizzavano il parcheggio privato dell'imprenditore per l'ingresso al parco archeologico di Segesta. In cambio i suoi familiari erano stati assunti a lavorare nel parcheggio: moglie, figlie e genero.


L’oggetto dello scambio corruttivo tra vigile e imprenditore sarebbe stata quindi l’assunzione di quattro familiari dell’ispettore della Municipale, erano loro ad occuparsi del parcheggio. E se restavano troppi posti vuoti bastava chiamare i vigili per incrementare gli affari. In definitiva, solo in quel parcheggio si poteva andare. Avevano anche stampato un volantino, con logo (falso) dell'Ente Parco. Un volantino in cui si diceva che l’unico parcheggio autorizzato era quello del signor Isca.


In particolare infatti la figlia di Caprarotta è socia al 50% della “Segesta Green Tour srl” (incaricata della gestione dell’area di parcheggio di sca) mentre la moglie e il genero sono dipendenti. Un altro figlio del Vigile Urbano “infedele” è assunto presso la “Nuovi Sistemi Edili srl”, società proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente da Isca.
Sono indagate anche cinque persone. Si tratta di Maria Caprarotta, moglie del vigile urbano arrestato, dell’ex sindaco di Calatafimi Segesta, Vito Sciortino, del Comandante Giorgio Collura e due appartenenti alla Polizia Municipale di Calatafimi Segesta, Leonardo e Vito Accardo, per i reati di favoreggiamento, abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica.

La moglie di Caprarotta infatti, convocata dai carabinieri per essere interrogata nell’aprile 2019, concordava preliminarmente con il marito la versione da fornire ai militari e, successivamente, contattava la moglie di Isca per informarla, aiutandolo così ad eludere le investigazioni.


L’accusa per l’ex sindaco Sciortino è di abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica.
Senza averne titolo, in quanto l’area archeologica all’epoca dei fatti dipendeva dal Dipartimento beni culturali della Regione, imponeva alla direzione del parco archeologico di Segesta, mediante l’adozione di un atto a sua firma - informale e privo di protocollo – di non far parcheggiare veicoli al suo interno, in tal modo favorendo l’attività di parcheggio di Isca.
Isca, imprenditore edile molto attivo nella zona, è stato coinvolto nell’inchiesta palermitana che ha inguaiato Paolo Arata e Vito Nicastri. Fino al 2004 conviveva con la figlia del mafioso Leonardo Crimi e sorella di Salvatore Crimi, nonchè cognata di Calogero Musso, anche lui organico a cosa nostra.


Ma c’è di più. Perchè l’indagine sembra partire anche dalle dichiarazioni di Antonio Caprarotta,
che non è parente del Caprarotta arrestato. Caprarotta è proprietario di un altro parcheggio che sorge ai piedi del Parcho di Segesta. Un parcheggio che secondo quanto emerso nei mesi scorsi non aveva le autorizzazioni necessarie in quanto sorgerebbe in un’area a vincolo archeologico. Tra l’altro sempre nei mesi scorsi sempre i Carabinieri hanno posto sotto sequestro preventivo quell’area. Caprarotta ha raccontato agli inquirenti le “attenzioni” del vice comandante della polizia municipale nei confronti della sua attività. Caprarotta ha ricostruito la vicenda accostando al nome di Isca non solo quello di Nicastri ma anche di Giovanni Filardo, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Uno scenario da farwest dei parcheggi, insomma, quello dell’area di Segesta, tra le più visitate in Sicilia.
L’inchiesta di ieri ha messo ancora più a fuoco una situazione di anarchia che si vive nei pressi di una delle aree archeologiche più apprezzate.

Per accedere all’area archeologica c’è chi parcheggia in strada, c’è chi nell’area di proprietà di Isca, c’è chi in un’altra area non attrezzata.
Proprio i gestori dell’area di proprietà di Isca avevano denunciato, mesi fa, che era nato un parcheggio abusivo denunciando che quell’area di sosta stava creando molti danni economici alla loro attività. Avevano scritto anche alle autorità, per chiedere che venisse fatta luce.
Quello che è emerso però è uno scenario di corruzione.