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14/03/2020 17:50:00

Per il coronavirus

LA MEMORIA

 

 

La memoria s’è ridotta a brandelli

come un vecchio ombrello

rimasto aperto senza che piova.

E sembrano stupirsi gli amici

per tante storie raccontate

come aneddoti la sera avanti casa.

Frattanto sull’altare dei miei ricordi

olocausti nel tempio della noia

s’immolano i giorni.

Ma cosa resta della nostra esistenza

vissuta gradita o viziata

che non sia questo parlare del tempo

scucito come un vecchio vestito

e ancora appeso al chiodo della vita?

Siamo di quelli che passano in fretta

sempre testardi vicino alla croce

uomini in corsa che rubano il tempo

incapaci d’un grido e d’un lungo silenzio

quando la notte ci porta il mistero

d’una attesa infinita

e lo spazio ha colori d’immunodeficienza acquisita.

C’eravamo tutti a chiamare Dio in ospedale

e quando venne guardò la spia del monitor

si sputò le mani (disse ‘eppheta’)

s’aprirono gli occhi e bevve un caffè con noi.

Ora Dio è nei laboratori della chimica

dove il virus dell’inferno

spacca provette e rompe coscienze.

Non gridate più del vento

se il cielo è sordo e il tempo è maledetto.

 

Franco D’Amico