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17/03/2020 09:30:00

Scrive l'avvocato Di Maria, sul Comune di Campobello schiacciato dal fenomeno mafioso

Egregio Direttore, non voglio più proseguire il discorso su “Caravà vicino ai mafisoi”. Mi permetta, in due parole di chiarire, la ratio del mio intervento. Temo che la vicenda Caravà sia stata utilizzata da molti, specie a Campobello, come utile “capro espiatorio”. Proprio nel senso raccontato nel libro della Bibbia del Levitico. Nel capitolo 16 (8-10; 26) viene descritto questo rito, svolto durante la festività del Yom Kipp?r. In quella giornata era uso degli ebrei sacrificare due capri, di cui uno dedicato al Signore ed uno ad Azazel «perché si compia il rito dell’espiazione», cioè su di esso erano caricati tutti i peccati della Comunità. In conclusione, “chi ha avuto avuto e chi ha dato, ha dato, scurdammuci ‘o passato”, (canzone del dopo guerra che irride il colpo di spugna sul ventennio fascista). È la riconferma dello “ancién regime”, del quieto vivere.

Invece, quello che non si vuole vedere è che il nostro Comune è schiacciato dal fenomeno mafioso. Per alcuni è un falso problema e intendo le loro ragioni. Infatti, Cosa Nostra è da sempre profondamente incistata con la classe dirigente, prima nobiliare ed ora professionale, finanziaria, imprenditoriale, burocratica. Essa è parte di un blocco sociale, nel quale solo un’esigua minoranza è associata, altra è concorrente, altra vicina, altra condivide la cultura mafiosa ed altra è del tutto indifferente. Questo blocco sociale ovviamente esprime una propria rappresentanza politica che quasi sempre si schiera con i vincenti. Ebbene, a mio giudizio, se non si destruttura il blocco sociale di riferimento, le azioni di contrasto rischiano di risultare inefficaci.

Il dato di fatto è che il Consiglio è stato commissariato diverse volte. Domanda come evitare questa “coazione a ripetere”? L’ultima dissoluzione è del 2012. Nel Decreto di commissariamento sono sottoposti ad attento vaglio il fenomeno malavitoso e le anomalie amministrative, e segnatamente:
1.- Riguardo al contesto, si ritiene acclarata la “presenza di 6 famiglie mafiose …. con interessi nell’edilizia, nel movimento terra, nelle forniture”.
2.- Si ritiene che «l’apparato burocratico, il consiglio comunale e la giunta sono caratterizzati dalla presenza di componenti contigui ad esponenti delle consorterie malavitose locali».
3.- Si denuncia il ricorso ad «una logica spartitoria dei lavori pubblici gestiti dall’ente, le ditte locali collegate alla consorteria mafiosa, con particolare riferimento a quelle operanti nel settore del movimento terra e nell’edilizia pubblica, …. gran parte degli affidamenti, tutti in esito a procedure gravemente inficiate da irregolarità amministrative ed illegittimità».
4.- Risulterebbe accertato l’aggiudicazione «ad un’altra ditta, con procedure viziate, diversi appalti di lavori e servizi, tra cui l’estrazione, il trasporto e lo smaltimento del percolato prodotto in una discarica di rifiuti solidi urbani. Detta ditta aveva acquisito, nel 2006, l’attività di un’altra società, della quale era titolare di quote uno stretto congiunto di un amministratore comunale».
5.- Come pure l’irregolarità nel «servizio di vigilanza e salvataggio presso la spiaggia libera, per l’estate 2009».
6.- Si lamenta l’«inerzia nel promuovere iniziative per l’utilizzazione del patrimonio confiscato».
7- Si aggiunge che «sotto il profilo amministrativo-contabile, sono stati riscontrati numerosi e consistenti debiti fuori bilancio, che appaiono privi di una legittima giustificazione».
8.- infine, si nota che «il provvedimento segnalava una continuità amministrativa come presenza degli eletti nei Consigli del 2006 e del 2011 sia di taluni assessori nella Giunta».

Domanda: il blocco sociale di riferimento dell’attuale Amministrazione ha prodotto una discontinuità politica? A giudizio degli amministratori che rappresentano la continuità: le circostanze indicate nel decreto erano insussistenti? E, ove li ritengano sussistenti: come mai non se ne sono accorti? Domando ai consiglieri di maggioranza avete vigilato e come affinché non si ripetessero le violazioni di cui ai punti 3), 6), 7) 8)? O siete stati anche voi consentanei?
Ricordo a me stesso che “Come il cane torna al suo vomito così lo stolto ripete le sue stoltezze” (Proverbi: 26; 26), a tutti che il silenzio è auspicato dai mafiosi.

Avv. Biagio Di Maria