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18/06/2020 06:00:00

Inside Campobello /1. Quei rapporti tra mafiosi e Ruggirello

C’è un virus che infetta da decenni piccoli comuni come Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. E’ un virus fatto di affari, clientele, e mafia. Un virus a cui Campobello, nonostante tutte le volte in cui il Comune è stato sciolto per mafia, non ha saputo trovare un vaccino. Campobello è città legatissima al boss latitante Matteo Messina Denaro, negli anni sono state decine le inchieste che hanno fatto “terra bruciata” attorno al boss e che hanno riguardato la famiglia mafiosa del piccolo comune belicino.


Nei giorni scorsi abbiamo raccontato come si presenterà al voto la città di Campobello, come poco è cambiato dall’epoca di Ciro Caravà, e di quei personaggi politici accusati di aver avuto rapporti “complicati” con la giustizia.
Da oggi raccontiamo, a puntate, come alcuni personaggi coinvolti nelle recenti operazioni antimafia abbiano fatto il bello e il cattivo tempo nella vita politica di Campobello.

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Il virus, il Coronavirus, l’ha preso in carcere Paolo Ruggirello, ex deputato regionale del Pd, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.


E proprio a Campobello di Mazara Ruggirello ha intrattenuto molti di quei rapporti pericolosi, con esponenti della criminalità organizzata, che lo hanno messo nei guai.

Una delle accuse più importanti riguarda i rapporti tra Ruggirello, esponenti mafiosi campobellesi e castelvetranesi e le elezioni comunali a Campobello di Mazara del novembre 2014 che hanno visto trionfare l’attuale sindaco Giuseppe Castiglione ex Forza Italia, Pd e la lista civica Democrazia e Libertà, pronto a ricandidarsi all’ambita poltrona di sindaco.


Che Campobello non fosse un paese facile lo dimostrano i diversi scioglimenti per infiltrazioni mafiose del comune succedutisi negli ultimi 30 anni, prima nel 1992 e infine nel 2011.


E lo sa anche Ruggirello che Campobello è un campo minato, ma nonostante tutto decide di entrarci e partecipare attivamente alle dinamiche politiche che lo porteranno ad essere tratto in arresto e a pagare, forse, per tutti gli altri che oggi gli voltano le spalle.


Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo svelano un intreccio tra affari, mafia, politica, istituzioni deviate.


Dalle carte del processo Scrigno vengono fuori ad esempio le condotte di due arrestati Vito Bono e Vincenzo La Cascia, quest’ultimo ritenuto mafioso di spicco del paese.


I due si sarebbero interessati incessantemente alle consultazioni elettorali del novembre 2014 a Campobello.
E sarebbe stato un interesse soprattutto nei confronti del sindaco Castiglione. Scrivono i carabinieri del Comando Provinciale di Trapani che “l’interesse di Vito Bono nei confronti del candidato Sindaco Castiglione appare sostanzialmente finalizzato all’ottenimento di posti di lavoro all’interno di quella amministrazione comunale”.


A conferma ci sarebbe l’incontro dell’8 novembre 2014 al Bar La Compagnia di Campobello dove l’allora onorevole Ruggirello si recherà per incontrare amici e simpatizzanti. Tra questi c’è Vito Bono, che intercettato a bordo della sua autovettura dice ad un suo amico “eh… eh… ci sono stato… ora faccio una riunione a Campobello con Ruggirello”.
Tutte le dinamiche mafio-politiche campobellesi passano, però, dal pregiudicato mafioso Filippo Sammartano, deceduto, che secondo gli inquirenti era “soggetto pienamente inserito nelle dialettiche mafiose del territorio di competenza”. Al Sammartano “sembra vengano affidati compiti di mantenimento della famiglia di appartenenza e di supporto al latitante Matteo Messina Denaro”
Quel gruppo criminale, era attivo in politica e nella vita amministrativa del Comune. Un rapporto tra mafia e politica che non si è riusciti a tranciare.

 FINE PRIMA PARTE