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10/07/2020 06:00:00

Chi è Giovanni Lo Sciuto, il castelvetranese arrestato due volte

 La vicenda della competenza territoriale tra i giudici delle indagini preliminari di Trapani e quelli di Palermo ha creato di fatto una specie di stop al procedimento penale che vede Giovanni Lo Sciuto come principale indagato dell’operazione Artemisia, dove è accusato di essere il capo di una “loggia massonica segreta capace di condizionare la politica e la burocrazia”.

Come abbiamo già scritto, il politico  castelvetranese è stato arrestato due volte, essendo recentemente tornato ai domiciliari.

Inizialmente, il Tribunale del Riesame aveva scarcerato tutti gli indagati, stabilendo che il reato principale (un falso contratto da portaborse per la moglie di un “portavoti” di Lo Sciuto) fosse stato consumato a Palermo e non nel trapanese.  

Ma la procura di Trapani aveva fatto ricorso in Cassazione, sostenendo invece che “non è noto il luogo ove il reato di peculato contestato è stato commesso”.

La Cassazione, dando ragione alla procura di Trapani ha rimandato tutto di nuovo al Riesame che, rivalutando la propria decisione, ha disposto di nuovo gli arresti domiciliari.

Una vicenda certamente contorta questa della competenza territoriale, che però riguarda soltanto le misure cautelari. Ovvero, non entra nel merito della colpevolezza o meno degli imputati, non essendo ancora cominciato nemmeno il relativo processo.

 

Ma al di là delle rilevanze penali e delle procedure, materia per giudici e avvocati, i fatti emersi dalle indagini e dalle intercettazioni non hanno certo subìto alcuna modifica: si tratta di vicende delle quali abbiamo parlato in diverse occasioni.

E poco importa se Lo Sciuto non risulta tra i 28 indagati di questa inchiesta Artemisia – bis; anche questa è materia per giudici e avvocati.

Tra gli indagati di questo secondo troncone, che non è altro che la prosecuzione dell’operazione del 21 marzo dell’anno scorso, ci sono medici, assistenti socio-sanitari, “accertatori” di handicap ed invalidità civili. E sono venute fuori 162 pensioni di invalidità erogate senza che ci fossero i diritti.

 

Secondo gli inquirenti, Lo Sciuto avrebbe gestito tutto con la complicità di Rosario Orlando, presidente della commissione medica dell’Inps, aiutati da diversi medici che, scrivendo il falso sui referti, avrebbero certificato fior di invalidità. Tutte sulla carta.

Un sistema clientelare gigantesco: favori in cambio di voti. E per un periodo, “cortesie” di diversa natura, grazie alla sua alleanza politica con l’amministrazione comunale.

Lo rivela lui stesso in un’intercettazione:

“…Oggi io tramite il Comune, sto facendo un sacco di cortesie, mi segui?  …o direttamente o tramite ERRANTE, o tramite per dire Enzo CHIOFALO o tramite quello, cioè io utilizzo il Comune anche per gli amici miei che hanno bisogno, quindi per me alla fine, alla fine del percorso... se a Castelvetrano per dire avevo 2000 voti me ne trovo per dire 2.500 perchè 500 li ho conquistati perchè ho utilizzato il Comune di Castelvetrano... perchè ho fatto...  perchè ho fatto cortesie tramite il Comune abbiamo dato qualche contributo, qualche posizione organizzativa, qualche nomina in qualche IPAB, qualche cosa, qualche illuminazione fatta, qualche strada fatta, è giusto o no? Sono cose che io faccio tramite il Comune. Primo lo potevo fare?”.

 

Nomine e contributi che rappresentano il  motore principale di una macchina elettorale di successo, che fanno breccia in un elettorato sensibile al tornaconto personale.

“Qualità” , anche se un po’ edulcorate, inserite nella propria autobiografia del suo sito:

Da sempre sensibile ai bisogni della gente, Giovanni ha elargito centinaia di contributi economici e aiutato persone indigenti e gravemente malate, sostenendo il welfare della Provincia di Trapani”.

 

Ma chi è Giovanni Lo Sciuto?

Dal decreto di confisca da un miliardo e mezzo di euro del Tribunale di Trapani nei confronti del re dalla Valtour Giovanni Patti, il politico viene definito “estremamente vicino alla famiglia Messina Denaro”, in passato socio della “Futura Calze srl” insieme alla sorella e al cognato del superlatitante.

Ma lui ha sempre negato. E alle reazioni negative, quando si seppe che avrebbe fatto parte della commissione antimafia regionale, rispose che “è difficile per chi fa politica nel nostro territorio, poter lavorare per, e a favore del trionfo delle legalità, se una semplice decisione politica, come quella da me presa, di far parte della commissione antimafia deve scatenare simili reazioni”.

Poi aggiunse: “Cosa accadrà quando cercherò di contribuire con fatti tangibili, all’estirpazione del fenomeno mafioso?”.

 

Lo Sciuto cominciò a far politica prima del 1993, quando la Democrazia Cristiana si trasformò nel Partito Popolare di Buttiglione.

Aveva trent’anni quando divenne consigliere provinciale. A trentacinque venne rieletto, ricevendo il numero più alto di voti per la provincia di Trapani.

Dopo diversi tentativi, nel 2012 divenne deputato regionale nel Mpa di Raffaele Lombardo. Nello stesso anno aveva perso per un soffio la poltrona di sindaco di Castelvetrano in un’accesissima campagna elettorale con Felice Errante (poi arrestato l’anno scorso insieme a lui, nell’operazione Artemisia e scarcerato come tutti gli altri a causa del presunto difetto di competenza della procura di Trapani).

Nel 2013 finì indagato in un’inchiesta su una serie di presunti favoritismi nel riconoscimento delle indennità di accompagnamento. “Spiegherò tutto al magistrato – aveva affermato - Sono convinto che si renderà conto della mia totale estraneità a questa vicenda”.

Nel luglio 2014 aderì al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, militando con Errante nello stesso partito.

Nel 2015 si alleò con Errante, che azzerò la giunta per riorganizzarla in funzione del “mutato quadro politico” interrompendo il feeling con il Pd.

Di fatto, anche se dietro le quinte, Lo Sciuto amministrò la città fino al 2017.

 

Presentò con Errante la candidatura a sindaco di Luciano Perricone (anche lui sarà coinvolto nell’operazione Artemisia del 2019). La visita degli ispettori ministeriali era terminata da poco e sull’eventuale commissariamento era apparso ottimista: “Io non sono convinto che questo comune sarà commissariato – aveva detto Lo Sciuto - Non penso che ci siano intrighi che possano colpire la nostra città. Sono convinto che andremo a votare”.

Si sbagliava. Due mesi dopo infatti il comune di Castelvetrano veniva sciolto per mafia.

 

Dopo due anni di commissariamento, nel marzo del 2019, il pupillo di Lo Sciuto si ripropose come candidato alle amministrative, presentando alla città anche i nomi degli assessori designati: “Tutti professionisti che stanno dimostrando grande senso di responsabilità e abnegazione, mettendoci la faccia” aveva detto Perricone.

Faccia che venne repentinamente tolta, dopo gli arresti di Artemisia ed il ritiro della candidatura, meno di venti giorni dopo.

 

Secondo la procura di Trapani gli intrighi c’erano eccome. E se sul versante comunale hanno riguardato l’infiltrazione mafiosa, le indagini di Artemisia si riferiscono principalmente alla corruzione.

 

Egidio Morici