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16/09/2020 06:00:00

L'avventura dell'arte. La rivoluzione di Carla Accardi

Oggi cominciamo un lungo racconto per anticipare i protagonisti e i temi della mostra «Carla Accardi – Antonio Sanfilippo. L’avventura del segno», che verrà inaugurata al Convento del Carmine di Marsala il 26 settembre. In queste settimane scopriremo le vite e le opere di Accardi e Sanfilippo con approfondimenti biografici e critici per cercare di tracciare il profilo di due dei maggiori artisti del XX secolo.

di Marco Marino

Seduto davanti a loro, Renato Guttuso raccoglie le dita della mano destra come se stesse impugnando un pennello immaginario, e comincia a disegnare in aria uno scarabocchio. «Che volete fare, voi? Questo?». Vuole schernirli, ridurre l’entusiasmo con cui gli parlano: d’altronde, è solo un gruppo di ragazzi che s’è messo in testa di portare in Italia la pittura astratta.

Pittura astratta, e cosa ne capirebbero gli operai della pittura astratta? Ne fa una questione ideologica, Guttuso, pittore e intellettuale organico al Partito Comunista. L’arte deve riprodurre qualcosa, c’è poco da dire, deve esprimerne la figura, le forme. Astrarla totalmente significa renderla inintelligibile alle masse: e se l’arte deve assecondare la rivoluzione, allora non può essere misteriosa o incomprensibile.

Loro, però, hanno già fatto una scelta e decisivo è stato un viaggio di studio a Parigi alla fine del 1946. Nella capitale francese Antonio Sanfilippo, Pietro Consagra, Giulio Turcato, Ugo Attardi, Concetto Maugeri e Carla Accardi si lasciano affascinare dalle ultime evoluzioni dell’arte europea, dalle sue avanguardie, da quelle correnti che nella penisola italiana non riescono ad arrivare né tantomeno vogliono essere comprese e assimilate. Sentono quasi di avere una missione, a questo punto.

Tra di loro spicca la personalità di Carla Accardi, nata a Trapani nel 1924, unica donna di quel gruppo che passerà alla storia come Gruppo Forma (il nome riprende il titolo della loro rivista-manifesto, «Forma 1»). Nel 1947 Accardi realizza il suo primo quadro astratto, Scomposizione, e da quel momento comincia la sua incessante ricerca artistica. Che in verità trova subito i suoi primi successi: nel 1948 per la prima volta espone alla Biennale di Venezia, alla mostra romana intitolata Arte astratta in Italia e a una collettiva con Attardi e Sanfilippo.

L’anno successivo, nel 1949, sposa Antonio Sanfilippo. Nella loro casa di via del Babbuino, a Roma, per anni condivideranno lo studio, seppure in spazi separati, una al piano di sopra, l’altro al piano di sotto.

Per Accardi si dimostra cruciale il biennio 1953-1954, quando comincia a indagare la natura del segno: «Poi, ho avuto un anno di crisi prima del ’54, e allora non mi rispondevano più neppure i mezzi pittorici. Non sapevo cosa fare, ed allora mi è venuta questa idea del bianco su nero come antipittura, e ho detto: mi metto a terra e faccio dei segni non neri su bianco, perché sarebbe scrittura, ma bianchi su nero» (M. Calvesi, Intervista con i pittori. Carla Accardi, in “Marcatré"). Inizia così quel tratto stilistico e grammaticale che è diventato la sua riconoscibilissima firma.

[continua]