Scrive la vedova Caravà, dopo la nostra intervista a Castiglione
Dopo la nostra intervista al candidato sindaco per Campobello, Giuseppe Castiglione, ci scrive la signora Margherita Riti, vedova dell’ex sindaco Cirò Caravà, una nota che pubblichiamo di seguito.
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Mi preme fare delle precisazioni a seguito delle affermazioni riportate dall’articolo di Tp24 intitolato “Amministrative, Campobello di Mazara. Il candidato sindaco Giuseppe Castiglione”, proferite dal sindaco uscente, ricandidato, Giuseppe Castiglione, che mi hanno indignato e ferita.
Anzi tutto, mio marito, l’ex sindaco Ciro Caravà, è stato assolto in Cassazione dalle pesanti accuse, che hanno distrutto la nostra serenità e purtroppo condizionato le sorti del nostro paese.
In secondo luogo, nel 2006, quando Caravà fu eletto sindaco la prima volta, fino al 2012, il presidente del consiglio comunale era un “certo” Giuseppe Castiglione.
Scrivo “certo”, perché dalle asserzioni, sembra che il sindaco uscente abbia dimenticato, che ha sostenuto la politica di mio marito. Tra le dimenticanze, anche quella di aver ricevuto sostegno da Ciro Caravà per la sua elezione a sindaco nel 2014.
Date le premesse, mi chiedo quale sia il significato intrinseco di questa affermazione: “E’ chiaro poi che le responsabilità penali sono soggettive ed essere accomunato ad ambienti mafiosi, per me che ho la coscienza pulita, non è affatto una bella cosa. La mia storia, così come quella della mia famiglia, è davvero lontana da certi ambienti.”
Quindi, mio marito - come suddetto, assolto in Cassazione, quindi dopo tutti i 3 gradi di giudizio previsti dal sistema giudiziario italiano, - è da considerarsi una persona con la “coscienza poco pulita”?
Forse, per fare propaganda politica, dopo il palese fallimento di questi 5 anni di sindacatura, Castiglione crede che basti denigrare e insultare la memoria dei morti?
Che ci fosse del risentimento e una spinta a “cancellare” l’operato di mio marito, mi è risultato chiaro già dalla mancata intestazione a Caravà del cinema Olimpia, struttura fortemente voluta proprio da Ciro Caravà, che si fece promotore dell’acquisto dell’immobile all’incanto, per dare a questo paese una struttura di cultura.
Capisco altresì, che faccia comodo discostarsi da un uomo, che è stato travolto da una bufera giudiziaria. Costruirsi una “reputazione pulita” sulle spalle dei morti non rende onore, tanto meno se la persona in questione è stata assolta. Sarebbe il caso che ognuno rispondesse della propria coscienza a se stesso, a Dio e ai cittadini.
Se qualcuno sta verosimilmente pensando che, i campobellesi abbiano la “memoria del pesciolino rosso”, si sbaglia di grosso. I cittadini sono in grado di giudicare, e lo faranno alle urne il 4 e il 5 ottobre.
Tanto dovevo
Margherita Riti, vedova Caravà
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