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01/11/2020 06:00:00

Coronavirus e chiusure. Dai bar alle palestre. Oggi la protesta a Trapani

Bar, ristoranti, pasticcerie, pub, sale ricevimenti, hotel. Ma anche attori, registi, musicisti, deejay, titolari di sale cinematografiche, artisti in genere, insegnanti di danza. Titolari di palestre, istruttori.

Tutte le categorie coinvolte nell’ultimo dpcm del Governo Conte per fronteggiare l’avanzata del Coronavirus scendono oggi, Domenica 1 Novembre, in piazza a Trapani.

Una manifestazione di protesta pacifica, quella prevista per questa sera, alle 18.30, in piazza Vittorio Emanuele, alla quale parteciperanno quelle categorie alle quali il dpcm impone rigide limitazioni, come bar e ristoranti, o addirittura la chiusura, come il mondo della cultura.

Non è stato autorizzato dalla questura, per scongiurare assembramenti ma anche per ragioni di sicurezza, il corteo che doveva prendere il via da piazza Martiri d’Ungheria, attraversare la via Fardella per poi raggiungere la Prefettura.


I manifestanti si raduneranno a piazza Vittorio Emanuele per far sentire la propria voce.
Qualche giorno fa, sempre a piazza Vittorio Emanuele si era svolto un flash mob con la partecipazione di circa 200 persone. Una manifestazione spontanea nata sui social. Quella di oggi, però, sarà una manifestazione organizzata e si prevede, pertanto, la presenza di più persone per dimostrare che “Trapani c’è”, come si legge nella locandina degli organizzatori. Una manifestazione che coinvolgerà tutta la provincia.

 

Nei giorni scorsi, intanto, a Trapani, si è svolto un incontro tra il prefetto Ricciardi e l’Associazione ristoratori trapanesi, rappresentata da Rosi Napoli (presidente) e dall’avvocato Dario Genovese (presidente onorario), per discutere del momento difficile che il comparto della ristorazione e non solo si trova ad affrontare nuovamente a pochi mesi di distanza dalla fine del primo lockdown. In seguito ad un accorato appello lanciato dall’Associazione dei Ristoratori, tempestiva e puntuale è stata la risposta da parte del Prefetto, che, mostrando grande sensibilità e solidarietà alla categorie colpite dalle restrizione dell’ultimo DPCM, ha voluto questo momento di incontro per manifestare la sua vicinanza. Al prefetto è stato consegnato un documento con le richieste avanzate dall’Associazione, in relazione a quelle che in questo momento sono le maggiori preoccupazioni e incertezze degli operatori del settore.

 

 

Di seguito il documento affidato al Prefetto. “Dopo aver trascorso circa tre mesi con le nostre attività chiuse, ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo riaperto i nostri locali, con il cuore intrappolato dalla paura di non potercela fare. Abbiamo lavorato duro quest'estate per cercare di non morire, di non gettare al vento anni di sacrificio. Abbiamo riacceso la speranza di non fallire. Oggi siamo ripiombati nella paura e nella disperazione, perchè nonostante le mille difficoltà abbiamo deciso di continuare ad essere onesti cittadini, facendo il nostro dovere, pagando a settembre tutte le tasse che erano state temporaneamente sospese. Adesso dobbiamo fare ancora i conti con la realtà che non presagisce nulla di buono. Non riusciamo a comprendere come si possa sopravvivere se le nostre attività di ristorazione vengano chiuse alle 18.00. Così facendo, il settore della ristorazione è destinato a morte certa e con esso tutte le famiglie che operano in questo campo dell'imprenditoria direttamente o come indotto. Il Governo si è attivato per fornirci questo ulteriore ristoro ma dobbiamo capire che la crisi del settore è diventata strutturale in quanto per i mesi post lock down siamo stati costretti a ridurre del 60% il numero dei coperti. Un ristoro economico non può essere la soluzione alla chiusura imposta, soprattutto se non vengono congelate le imposte e le tasse. Siamo pronti a fare sacrifici, ci siamo abituati, ma vogliamo che il governo ne faccia qualcuno anche per noi. Noi chiediamo: – riduzione dell'IVA al 4% – riduzione della tassazione contributiva fino al 30.06.2021 – cassa integrazione prolungata sino al 30.06.2021 – blocco versamenti rottamazione ter sino al 30.06.2021 Abbiamo bisogno di sapere che non perderemo le nostre attività, che le nostre famiglie sono al sicuro, che avremo un futuro da dare ai nostri figli, potendo contare sullo Stato Italiano, del quale i ristoratori sono ambasciatori in tutto il mondo”. Il Presidente Rosi Napoli non può che “ringraziare a nome di ART e di tutti gli operatori del settore la disponibilità che ha sempre dimostrato il Prefetto Ricciardi. In questo momento di grande sconforto e preoccupazione, trovare ascolto nelle istituzioni è importante per non alimentare ulteriori paure negli animi di chi oggi si trova in difficoltà”.


La protesta di oggi a Trapani serve ancora di più alle categorie a far sentire la propria voce, il tutto in maniera serena e senza violenza. “Non è il modo per farsi ascoltare”, dice Francesco Alagna, presidente dell’Asmap, l’associazione che riunisce ristoratori e attività produttive di Marsala. “Chi fa questi decreti non è addetto ai lavori o non si è confrontato con le associazioni di categorie. Non si può dire al ristoratore di chiudere dall’oggi al domani, e per l’ennesima volta il ristoratore è costretto a dover cestinare migliaia di euro di materie prime comprate poco prima. La ristorazione è qualcosa di molto ampio: mettere insieme bar, ristoranti, sale ricevimenti non è corretto, hanno esigenze diverse. Questo ha creato confusione” ha detto Alagna. “Siamo degli imprenditori che hanno la responsabilità dei collaboratori. Sembra che siamo in una barca in una tempesta in cui ogni tanto qualcuno prende il timone, la porta qualche metro avanti, e poi la abbandona” continua.

Per il presidente dell’Asmap “non hanno senso queste finte chiusure, questi orari. A questo punto chiudiamo tutto, facciamo un lockdown di qualche settimana per ristabilire la situazione e poi riapriamo a natale, un periodo in cui nessuno può permettersi di restare chiuso. Molti di noi preferiscono chiudere adesso per riaprire e lavorare nel periodo natalizio, piuttosto che fare queste finte chiusure. Chiudiamo tutto così possiamo salvare il periodo natalizio”. Abbiamo vissuto un’estate tutto sommato serena, abbiamo lavorato. La Sicilia è stata presa d’assalto. Oggi - conclude Francesco Alagna - se si prendono delle decisioni a metà strada si rischia di avere dei danni più grossi”.