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05/11/2020 12:45:00

Coronavirus, a Trapani gli ultimi caffè serviti tra le lacrime nascoste dalla mascherina 

“Signori, questi sono gli ultimi caffè che vi preparo”. Il volto del titolare del bar è triste. Sa che quello di oggi è l’ultimo giorno dietro al bancone. Poi si vedrà. Ma è appunto l’incertezza che rende la chiusura forzata più dolorosa. “Riaprire? – dice il barista - , ma quando? A dicembre è previsto il picco dei contagi”.

Perché, però, non rimanere aperti praticando l’asporto? “A Trapani – afferma il titolare del locale – non si lavora con l’asporto. I miei clienti sono impiegati. Molti di loro lavoreranno in remoto. Con l’asporto non rientrerei nemmeno delle spese che sostengono aprendo la saracinesca”.


Poi una domanda: “Quali parametri sono stati adottati per far rientrare la Sicilia in zona arancione? L’unica certezza è che ancora una volta ad essere penalizzati sono stati gli operatori della ristorazione come se fossimo noi gli untori. Eppure abbiamo applicato tutti i protocolli sanitari. Il mio locale sembra un ospedale. I clienti entrano con la mascherina, rispettano il distanziamento fisico, si sanificato le mani con il gel che io tengo sempre vicino al registratore di cassa. Io indosso la mascherina anche quando sono solo. Tutti gli accorgimenti adottati, sostenendo anche spese non indifferenti, non sono serviti a nulla”.


A Trapani, prima del nuovo decreto, i locali alle 18 chiudevano. I proprietari hanno sempre rispettato le regole. Oggi si sentono ancora più soli o come dicono loro “abbandonati dalle istituzioni. Regione e Stato invece di venire incontro alle nostre esigenze, litigano o peggio ancora si cimentano nel classico gioco dello scaricabarile. Tutto questo è deprimente”.

“Signora, il suo cappuccino è pronto”: e questa volta sul volto del barista compaiono anche le lacrime, nascoste dalle mascherina. Già quella serve anche a questo a nascondere il dolore, la tristezza, il senso di vuoto.

E ora non si sente più il mantra “Andrà tutto bene” che teneva unita la gente durante la fase del lock-down. Perché ad esso nessuno crede più.