Saracinesche abbassate, porte chiuse, luci spente e un silenzio assordante. Quello che circonda le attività dei ristoratori trapanesi.
La maggior parte delle attività, infatti, non lavora perché l’asporto è impossibile da praticare per alcune tipologie di ristorazione. Ed, inoltre, costituisce un introito talmente esiguo che non permette nemmeno di coprire le spese.
I ristoratori non ci stanno. Non ci stanno a subire nuovamente una chiusura senza alcuna prospettiva e una programmazione seria da parte dello Stato. “ Non staremo qui a discutere – dice Rosi Napoli, presidente dell’Associazione ristoratori trapanesi - se c'è o meno l'emergenza sanitaria, se dobbiamo essere arancioni, gialli, rossi o a pois; se il Governo ha lavorato bene o no in questi mesi per prepararsi alla seconda ondata. Tutto tempo perso e parole al vento. Noi di parole ne abbiamo sentite anche troppe. E spese anche troppe. Noi vogliamo i fatti e vogliamo una programmazione seria per il nostro futuro. Vogliamo prospettiva, no i ristori tappa buchi”. Sono mesi che gira una frase sul web: "Se il lavoro non è più un diritto, pagare le tasse non è più un dovere". “Se lo Stato non riesce a tutelarci – prosegue Napoli - allora ci tuteleremo da soli. Le nostre richieste sono semplici e chiare: contributi a fondo perduto adeguati e subito ; abbattimento dell'Iva; detassazione per il 2021; sospensione delle cartelle esattoriali; prolungamento della cassa integrazione o sblocco dei licenziamenti”. Ed ancora: “Il Governo ha il dovere di fare un tavolo tecnico dove vengano ascoltate le richieste avanzate dai ristoratori e rappresentanti di categoria. Da coloro i quali ogni mattina, con tanto amore e sacrificio, accendevano le luci dei loro locali e lavoravano onestamente. Da coloro i quali davano lavoro a tante altre persone. Da chi non intende arrendersi e romperà questo silenzio nel quale ancora una volta ci hanno fatto ripiombare”.