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18/11/2020 09:26:00

Marsala e la delibera sul registro dei bambini mai nati. C'è il ricorso al Tar 

Un ricorso al Tar contro la delibera con cui il Consiglio comunale di Marsala, il 12 agosto, ha istituito il registro dei “bambini mai nati” è stato proposto da Cgil Sicilia, Cgil di Trapani e Circolo «Franca Rame» dell’Udi.

La delibera (20 si e soltanto 3 no) è esecutiva dallo scorso 26 settembre. Il caso, sollevato da Tp24, finì su tutti i giornali. 

Si sono unite al ricorso anche le associazioni «Metamorfosi" e «Ande» e la Commissione pari opportunità del tribunale di Marsala, rappresentate da Anna Maria Bonafede, Giuseppina Passalacqua, Adele Piipitone. Cgil e Udi, con le rappresentanti Mimma Argurio, Antonella Granello e Valentina Colli parlano di «delibera ignominiosa», chiedendo che venga “stralciata per evidente illegittimità”. «E' un atto pretestuoso negli intenti - aggiungono i ricorrenti - su una materia che è normata in modo da garantire regole universali e diritti costituzionali. Non si capisce dunque l’esigenza di minare la libera scelta delle donne imponendo, attraverso provvedimenti amministrativi, cosa si debba fare per non urtare una presunta 'etica comune’». Le organizzazioni che hanno presentato il ricorso fanno sapere di avere chiesto più volte all’amministrazione comunale di tornare sui propri passi, evitando di sferrare quello che definiscono «un subdolo attacco alle donne attraverso un’inutile e fuorviante criminalizzazione della legge 194 col tentativo di colpevolizzare le donne che abortiscono». E di avere deciso di spostare sul terreno giuridico la loro iniziativa dopo avere registrato indisponibilità al confronto. Cgil e Udi ricordano che le norme in materia prevedono che "solo dopo la ventottesima settimana di gestazione, quando i feti diventano bambini, possono essere registrati all’anagrafe e avere una tomba. Prima possono essere reclamati dalle famiglie o tumulati in fosse comuni dagli ospedali. «I diritti delle donne - sostengono le organizzazioni - non devono diventare terreno di scontro, siamo determinate a preservarli affermando le faticose conquiste raggiunte, senza cedere di un passo di fronte a intenti populisti e personalistici, sintomatici della cultura patriarcale che dell’autodeterminazione, ancora oggi, tenta di fare strame».