Qualche giorno fa abbiamo raccontato su Tp24 come in Sicilia si faccia fatica ad attuare l'accordo, a livello nazionale, con i medici e i pediatri per curare a casa il Covid e fare anche i tamponi. Una soluzione che migliorerebbe il tracciamento, da un lato, e diminuirebbe la pressione sulla rete ospedaliera.
Purtroppo, però, l'accordo in provincia di Trapani resta solo su carta. L'accordo regionale, infatti, prevede che i medici di famiglia effettuassero tamponi rapidi ai propri pazienti (contatti stretti e casi sospetti).
Questi tamponi devono essere effettuati o negli studi dei medici (con una dichiarazione di disponibilità) o in locali messi a disposizione dalle Asp. Era previsto che i medici ricevessero i dispositivi di protezione (tute, mascherine ffp2, visiere e guanti) e naturalmente i tamponi.
Fino ad oggi nessun medico ha ricevuto i dispositivi di protezione nei propri ambulatori e non si sa chi dovrà distribuirli; nemmeno l'Asp di Trapani fino ad oggi ha scelto le sedi dove ospitare i medici che non hanno dato disponibilità ad effettuare i tamponi nei propri studi. Senza calcolare la mancanza di collaborazione con le Usca che fino ad oggi non hanno dedicato alcun numero di telefono per collaborare con i medici di famiglia. Molte volte i sanitari si trovano ad affrontare da soli le criticità con i pazienti positivi che si trovano presso il proprio domicilio in quanto questi dovrebbero essere visitati dal personale delle Usca a domicilio.