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14/12/2020 06:00:00

Sanità e corruzione: le tangenti dell'ex manager dell'Asp Damiani, le confessioni di Manganaro

Fabio Damiani era manager dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani quando, lo scorso Maggio, in piena emergenza Covid, fu arrestato per corruzione dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione "Sorella sanità". Adesso, a più di sei mesi dal suo arresto, Damiani è riuscito ad ottenere gli arresti domiciliari. La svolta si deve al fatto che Damiani ha ammesso di aver preso tangenti e ha, pertanto, cominciato a collaborare con gli inquirenti.

"Ho preso tangenti per 50.000 euro" ha confessato ai magistrati. Spiegando anche come: in pieno centro a Palermo, in un elegante appartamento a due passi da piazza Politeama - in via Principe di Villafranca - che era l'ufficio dell'altro protagonista di questa inchiesta, Manganaro,  e che veniva utilizzato come "base" per questo tipo di operazioni, da fare con discrezione. Oppure le mazzette venivano caricate su delle PostePay, delle carte di credito ricaricabili, che, per non destare sospetti, erano intestate a dei prestanome, dei giovani immigrati, sempre residenti a Palermo, nella zona del Borgo vecchio.

Damiani è stato quasi costretto a confessare. Contro di lui, infatti, ci sono le dichiarazioni del suo "faccendiere", Salvatore Manganaro, che era colui che si occupava della raccolta delle tangenti e che ha raccontato molte vicende ai magistrati. Damiani, messo alle strette, ha fatto le prime ammissioni. E si è guadagnato i domiciliari, lasciando il carcere dopo più di sei mesi, in attesa del processo con il rito abbreviato che i suoi legali hanno chiesto. 

Secondo Manganaro, però, le tangenti versate sarebbero molte di più, in una specie di rapporto di dipendenza tra Manganaro e Damiani. Perché il manager dell'Asp sarebbe stato pagato con cadenza periodica, per preparare le gare d'appalto, orientare l'aggiudicazione, oleare la burocrazia. Al centro dell'inchiesta ci sono innanzitutto due grossi appalti da 220 milioni di euro (avete letto bene) aggiudicati a "Tecnologie sanitarie". Ma Manganaro parla di tangenti molto più grosse e secondo gli investigatori il totale delle mazzette versate agli indagati supera il milione di euro. Le gare di appalto truccate ammonterebbero a oltre 600 milioni di euro. L'accusa sostiene che gli imputati avrebbero preteso il 5% del valore degli appalti. Non è un caso che Damiani si sia guadagnato il soprannome di "Sorella sanità", dato il modo in cui controllava le gare e le commesse nella sanità, scegliendo chi doveva vincere. Incrociando i dati, Damiani potrebbe aver preso tangenti per oltre un milione di euro. La difesa di Damiani tende a ridimensionare la cifra, e, soprattutto, a ribaltare il rapporto con Manganaro, che, secondo i legali di Damiani, avrebbe in qualche modo messo in imbarazzo l'ex manager dell'Asp di Trapani, costretto poi a prendere le tangenti per "non rovinare l'amicizia con Manganaro". Insomma, una questione di complimenti ...