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29/12/2020 06:00:00

Ode al 2020, un anno che ci ha insegnato tanto 

 Negli ultimi giorni non si contano più  le battute, i tormentoni, i meme, su questo maledetto 2020 - anno bisesto e funesto per eccellenza -  giunto ai suoi ultimi giorni, su quest'anno orribile che finalmente è agli sgoccioli, con il suo carico virale (è proprio il caso di dirlo) di lutti e disgrazie dovuti, principalmente, alla pandemia che ha sconvolto il pianeta. 

Sarà perchè sono siciliano, e, come tale, ho sempre la sensazione di un naufragio incombente. Ma io, qui, tento di gettare un'àncora di salvezza per questo 2020, per riabilitarlo agli occhi del mondo.

A proposito di "sicilitudini". Quando tengo conferenze o incontri nel nord Italia o all'estero, comincio sempre ricordando una cosa: la Sicilia è terra di mafia. L'abbiamo inventata noi. Poi però aggiungo: tenete comunque a mente che la Sicilia è terra di antimafia, anche quella l'abbiamo inventata noi, dando per primi una dimostrazione al mondo di coraggio e di voglia di riscatto (su alcune, troppe storture dell'antimafia, per sintesi, qui non parlo. Rimaniamo nell'assunto generico ...).

Ecco, di questo 2020 posso dire la stessa cosa: è stato l'anno terribile del virus e della pandemia, della morte e della crisi infinita, sanitaria ed economica. Dei teatri e delle scuole chiuse, delle mascherine e delle terapie intensive. Ma è stato anche l'anno della cura e del vaccino, della speranza e della rinascita. Già solo per questo, allora, dovremmo dire grazie al 2020. 

No, non dobbiamo disprezzarlo questo 2020 che volge al termine. Anzi. Non passerà nell'anonimato come un 2019 qualsiasi, uno a caso degli anni zero, un 1991, un 2007, un altro anno a caso della storia. Ne parleremo degli anni a venire, di questo 2020, ci sarà un prima e dopo, un a.C. e un d.C., come ci insegnavano a scuola, solo che qui la C è quella non del Cristo ma del Coronavirus. E sarà uno spartiacque. Ancora tra decenni diremo (e diranno): ci pensate che prima del 2020 ... ? O ricorderemo dov'eravamo, quest'anno, cosa abbiamo fatto, chi abbiamo perso, chi si è salvato e come. Un anno così, un anno che si fa ricordare, è un anno formidabile. 

Su questa cosa del ricordo ci ritorno tra un po'. Prima, però, concentriamoci sulla cosa più importante che ci ha insegnato questo 2020: da soli non si va da nessuna parte. Il nostro benessere dipende dalla collaborazione di tutti noi, dal nostro sapere lavorare insieme, cooperare, fare squadra. Altro che "prima gli italiani".  

Il 2020 è stato l'anno straordinario in cui, in pochi mesi, si è isolato un virus sconosciuto, e si è scoperto il relativo vaccino. Anzi, più di uno. Tutto ciò è dovuto ad una collaborazione storica, senza precedenti, tra ricercatori, medici, industrie farmaceutiche, ad ogni livello, in ogni parte del mondo. Pensate al vaccino della Biontech - Pfizer, quello che stiamo distribuendo in questi giorni: è un'idea di un'azienda tedesca, che nasce da due ricercatori turchi, che hanno trovato sponda in un'azienda americana, il cui capo è greco (nato da una famiglia di ebrei, pure). Ah, la tedesca Biontech è riuscita a lavorare al vaccino grazie ai soldi stanziati dall'Europa alla Germania, tramite la Banca Europea degli investimenti. Se guardiamo alle "storie" degli altri vaccini il percorso è simile: scienziati di un Paese, fondi da un ente di un altro Paese, partnership con aziende di altri Paesi, culture, religioni. Libanesi con israeliani, cinesi che producono in America Latina, italiani con inglesi. 

E' questo un insegnamento grandissimo, che rende il 2020 un anno speciale. Da ricordare. Già, ricordare. Il coronavirus si è portato via milioni di persone nel mondo, migliaia in Italia. Lo sta facendo anche oggi, mentre scrivo, mentre voi leggete, e continuerà a farlo. Una generazione, quella più anziana e fragile, è stata colpita duramente, un po' per impotenza, soprattutto nel caso della prima ondata, un po' per menefreghismo, quando, in estate, pur di non rinunciare ad apericene e feste, molti giovani hanno portato il virus a casa. La pandemia si è portata via una generazione. Dimenticare le vittime, negare che "questo è stato" - per dirla con Primo Levi - è la cosa peggiore che possiamo fare.

Tienamocelo stretto, questo 2020. Non ci ha reso migliori, come in molti speravamo. Qualcuno lo è diventato, altri, tanti, sono diventati più stronzi e anche cattivi, purtroppo. E non è andato tutto bene. Ma poteva sicuramente andare peggio, fidatevi.

E' stato, in questo senso, il 2020 una filigrana del mondo. Ci ha insegnato che siamo tutti vulnerabili. Nessuno è al sicuro, nessuno si salva da solo. Siamo tutti esposti, ma siamo tutti in grado di salvarci, se lo vogliamo, se siamo insieme. 

Giacomo Di Girolamo 



Editoriali | 2024-12-11 06:00:00
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