Conte sì, Conte no. Ma a rischiare è Bonafede
Conte si, Conte no. E non ci si riferisce ad Antonio attuale allenatore della beneamata, nel mese di dicembre 2020 sarebbe stato certamente no dopo l'eliminazione europea.
Nota di colore, consigli al Caimano il tricologo a cui affidò il suo scalpo, e perfetto, quello di Silvio inguardabile. Terminata la facezia, il presidente del Consiglio dei Ministri ha svangato il pericolo sulla fiducia, a Palazzo Madama trovando supporto anche da insospettabili come i forzisti Causin e la Rossi. Quest'ultima parlamentare dal 2008 e "pasionaria" di Arcore, amica della Pascale, ultima vittima sentimentale di Silvio. Francesca non sembra al femminile Simone da Cirene, soprattutto dopo i 20 milioni di € di buonuscita e il mantenimento annuo da un milione.
Nei prossimi giorni "l'avvocato del popolo", dopo essere stato ricevuto dal Colle per riferire a Mattarella, sarà sottoposto ad uno stress test importante. Il ministro, il mazarese ex dj Bonafede presenterà al parlamento la relazione annuale sullo stato della giustizia. Il rischio di bocciatura è quasi certo, Italia Viva voterà contro. La prassi vuole le dimissioni del ministro con ricaduta sull'intero esecutivo. Sinceramente si fatica a comprendere. L'abitante di via Arenula ed in tal senso tutta la classe politica professa nel bene della collettività la propria azione. Verrà praticamente "sfiduciato" si rechi a palazzo Chigi e si dimetta.
La crisi di governo appena risolta lo è stata anche in ragione della pandemia. Il virus ancora esiste e in virtù del recovery plan da inviare a Bruxelles, per ricevere le risorse più di 200 miliardi di euro, entro aprile risulterebbe incomprensibile una nuova crisi. Il dissenso al ministro giuridicamente non equivale alla sfiducia al governo(fonte costituzionalista Marco Ruotolo). Se accadrà Conte dovrà individuare tre ministri anziché due. Alla compagine di maggioranza decidere, Conte si, Conte no.
Vittorio Alfieri
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