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01/02/2021 02:00:00

L'aborto e l'olocausto. I commenti a sostegno del prete di Marsala

Ha suscitato tante reazioni il video di padre Bruno, parroco del santuario di Birgi, a Marsala, in cui paragona i metodi dei lager con l'aborto. Molte reazioni di condanna, ma anche chi è a sostegno o giustifica le espressioni del prete in un'ottica anti-aborto. Ecco alcuni commenti arrivati in redazione.

Popolo della Famiglia

 <<Il Popolo della Famiglia pone al centro del suo impegno politico e della sua piattaforma programmatica la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e ritiene importante intervenire nel dibattito sorto a seguito della pubblicazione di un video da parte di padre Bruno De Cristofaro in occasione della Giornata della Memoria perché il diritto alla vita è alla base di tutti i diritti umani>>. Questo ha dichiarato Elena Di Pietra, responsabile del Popolo della Famiglia in provincia di Trapani.

<<Ogni essere umano – ha continuato Di Pietra - è tale dal momento del concepimento e l’aborto non può essere considerato un diritto né una semplice scelta o un atto di libertà perché coinvolge la vita di un altro essere umano, oltretutto piccolo e indifeso>>.

<<La difesa della vita – ha poi concluso - non è una questione puramente religiosa e anche il dott. Giorgio Pardi, che fu direttore del Dipartimento universitario di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale San Paolo e poi direttore all’Istituto “L. Mangiagalli”, un giorno disse: “Io sono ateo, ma per ritenere l’aborto un omicidio non serve la fede, basta osservare. Quello è un bambino”>>.

Iustitia in Veritate


L’Associazione Iustitia in Veritate difende ed esprime piena solidarietà per il vergognoso attacco mediatico scatenato contro padre Bruno de Cristofaro, religioso nella diocesi di Mazara.

In occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio scorso, il sacerdote ha pubblicato un breve video dove ha ricordato, insieme al genocidio degli Ebrei, gli olocausti che quotidianamente vengono commessi a danno della vita innocente con l’aborto volontario.

Un esempio che mai fino ad oggi nessuno ha osato contestare e, tra l’altro, riferibile anche alle analoghe parole di Papa Francesco, che ha paragonato le leggi sull’aborto all’ingaggio di un sicario “per risolvere i problemi”.

Padre Bruno ha affermato semplicemente che “Ricordare è segno di civiltà per evitare di compiere gli stessi errori. Ricordare è importante per capire come sia stato possibile compiere simili atrocità”. Per aiutare a comprendere le radici del male che ha scientemente condotto allo sterminio di tante vite innocenti, ha citato un breve episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’angelo della morte, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza, tra i bambini e i ragazzi, poteva vivere, tutti gli altri erano destinati alle camere a gas.

Che differenza c’è tra un uomo che poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no – ha aggiunto padre Bruno – e una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi?

Su queste parole si è scatenato l’assalto dei media anche a livello nazionale, chiedendo la testa di don Bruno o addirittura l’intervento delle autorità ecclesiastiche che, ad oggi, salvo poche eccezioni, sono rimaste in silenzio.

Eppure in Italia oggi quella linea tracciata col gessetto è la legge 194/78: a differenza di ogni altra, intoccabile. Chi osa minimamente metterla in discussione è condannato alla morte civile, fosse pure un sacerdote nell’esercizio delle sue funzioni pastorali, che impongono di servire la Verità senza infingimenti, seguendo gli stessi insegnamenti della Chiesa.

Ricordiamo infatti che la condanna dell’aborto nel Magistero bimillenario della Chiesa Cattolica – dalla Sacra Scrittura al Codice di Diritto Canonico – è inequivocabile, ferma e durissima.

Già san Giovanni Paolo II paragonava l’ideologia dell’aborto ai totalitarismi di stampo nazista e comunista. Che furono i primi a legalizzarlo, come riferisce un articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana (https://www.lanuovabq.it/it/aborto-e-olocausto-la-verita-che-non-si-vuole-riconoscere ).

Nessuno degli accusatori di don Bruno è stato in grado di comprendere il profondo significato delle sue parole nel ricercare la comune radice del male per – se non estirparla – almeno renderla evidente alla coscienza di ciascuno. Anzi volutamente le sue parole sono state dipinte come divisive, come se l’unico giudizio ammissibile sia lecito solo allineandosi ad una menzogna. Il tutto a riprova della pericolosa deriva liberticida verso cui stiamo andando.

Dietro ogni atto umano che si arroga il diritto di stabilire arbitrariamente quale essere umano meriti di vivere o di morire c’è alla radice la stessa ideologia di morte, la stessa prometeica superbia di sostituirsi al Creatore nel decidere i destini eterni delle sue creature, soprattutto quelle più fragili e innocenti.

Una civiltà degna di questo nome non imbavaglia un sacerdote, che richiama alla coscienza i pericoli e gli inganni di un mondo moralista, ma privo di morale, di un pensiero unico che avalla questo illusorio dominio dell’uomo su tutto e tutti, condannando nel contempo chi vi si oppone alla censura, al dileggio e alla calunnia.

Iustitia in Veritate, pronta a difendere padre Bruno, auspica che anche le autorità ecclesiastiche ne impediscano il linciaggio affermando la stessa verità e libertà di giudizio che è stata pronunciata con dignità e coraggio dal sacerdote di Marsala.

Giuseppe Sorrentino
Scrivo in merito all’articolo dal titolo “Due parole semplici a Padre Bruno sull'aborto” a firma Massimo Jevolella. L’articolo inizia stigmatizzando come “clamorosa invettiva” l’affermazione di Don Bruno senza, tuttavia, considerare che lo stesso si è evidentemente rifatto all’insegnamento della Bibbia e della Chiesa sull’aborto e a due papi che hanno sostanzialmente fatto lo stesso paragone: Giovanni Paolo II nel libro “Memoria ed Identità” e Papa Francesco all’Udienza alla delegazione del Forum delle Associazioni Familiari del 16.06.2018. Spiace constatare che i toni usati nell’articolo siano stati poco rispettosi nei confronti del padre in questione (il quale in buona sostanza viene accusato di non saper fare il pastore) e non mi sembra che questo contribuisca a mantenere un dialogo rispettoso delle diverse opinioni e dei ruoli sociali.
Detto questo, volevo soffermarmi su alcune affermazioni che l’autore dell’articolo da per certe e che invece sembra che non lo siano:
Viene, infatti, affermato che “la legge 194 ha posto rimedio in Italia alle tragedie che un tempo si verificavano in seguito agli interventi delle famigerate “mammane””, tuttavia credo sia utile ricordare le parole riferite proprio su questo argomento di Norberto Bobbio, professore universitario, non credente e considerato il “papa laico”, pronunciate in un intervista rilasciata alla vigilia del referendum sull’aborto del 1981 “Il fatto che l’aborto sia diffuso, è un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico e morale. E mi stupisce che venga addotto con tanta frequenza. Gli uomini sono come sono: ma la morale e il diritto esistono per questo. Il furto d’auto, ad esempio, è diffuso, quasi impunito: ma questo legittima il furto?”. A questo andrebbe aggiunta una riflessione comparativa tra i dati di mortalità materna nei stati dove l’aborto è legale con quelli più bassi (come l’Irlanda e Cile) ove l’aborto non era legalizzato, ma credo che qui si rischia di annoiare i lettori.
(per chi desidera, leggasi ad esempio lo studio pubblicato dalla rivista scientifica PLoS One ).

L’autore afferma poi che “Il secondo dato è che, di fatto, negli anni successivi all'entrata in vigore della 194 il numero degli aborti in Italia non è aumentato rispetto ai tempi precedenti”. Questa affermazione non corrisponde ai dati ufficiali in quanto dal 1979 al 1982 il numero di aborti è costantemente cresciuto sino a raggiungere il numero massimo di 234.593 nel 1982 (dati Istat) per poi iniziare a scendere gradualmente. Va ricordato, inoltre, che gli aborti clandestini prima della legge 194 erano stimati per il periodo 1970 e il 1975 in non più di 100.000 l’anno, come affermato nello studio a cura del professor Bernardo Colombo, demografo dell’Università di Padova, scritto con l’ausilio di altri due professori della medesima università, entrambi docenti di Statistica. Lo studio è intitolato “La diffusione degli aborti illegali in Italia” (1977). Quindi, per attendere che la quota di aborti ufficiali scenda sotto i 100.000 (da paragonare ai 100.000 aborti clandestini pre-194) bisognerebbe attendere addirittura il 2014 (96.578 dati Istat) senza considerare che nel frattempo è profondamente mutata la situazione demografica italiana, sono stati introdotti in commercio l’uso di farmaci potenzialmente abortivi e che gli aborti clandestini sono comunque sopravvissuti alla legge 194/78.
Nella speranza di aver contribuito a definire meglio i termini della questione.
 

Piera Di Girolamo

Sono una semplice donna madre di due figli, non ho mai scritto ad un giornale e non so se mi sarà dato un piccolissimo spazio per esprimere ciò che desidero comunicare,ma spero di sì visto che nel nostro paese vige la libertà di pensiero e di parola. Ho però come l'impressione che se sulla carta è così, poi nella realtà le cose vadano diversamente. Mi chiedo perché appena si parla di difesa della vita si scatena il finimondo. Perché questa grande avversione verso chi crede nella inviolabilità della vita? Si può anche rigettare la Verità, ma la Verità non cambia ugualmente. Possiamo dire di una cosa bianca che è nera, ma sempre bianca rimarrà. Ma ci sarà sempre chi a tutti i costi insistera' a dire fino allo sfinimento che è nera. Ci sarà un tempo in cui dovrà inevitabilmente abdicare al suo pensiero. Ho due figli, ho sentito battere i loro cuori nel mio grembo e quel battito era vita ed era una vita da difendere, proteggere, fare crescere e dare alla luce. E così è stato. Perché non lasciarmi gridare questa Verità senza che ci siano polemiche e perché non darmi voce per difendere ciò in cui credo che non viene solo dal mio essere cristiana cattolica, ma da ciò che è scientificamente provato?! Sono a difesa della vita sempre e comunque e se questo è un paese libero non mettetemi il bavaglio, lo griderei ugualmente pur sotto ad esso.



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