Quantcast
×
 
 
15/02/2021 15:50:00

"Alcune cose che non vanno nel regolamento della Commissione Pari Opportunità di Trapani"

"Molte criticità nel regolamento sulla Commissione pari opportunità a Trapani. Non siamo stati ascoltati dall'amministrazione Tranchida". Le associazioni femminili, CIF, Fidapa e Udi, di Trapani intervengono sul nuovo regolamento approvato dalla giunta comunale e che sarà al vaglio del consiglio comunale per il definitivo ok. Proprio al consiglio comunale di Trapani le associazioni si rivolgono - dopo che non sono state convocate per un confronto dall'amministrazione - evidenziando, in un documento, criticità e proposte. Ecco il documento.

 

 
Care consigliere e consiglieri, presto sarete chiamati a valutare e votare il nuovo regolamento per la Commissione P.O. Come sempre, il vostro lavoro sarà importante, perché potrete dare un’impronta di modernità e di europeismo a questo strumento. In questi giorni, abbiamo visionato la proposta della Giunta che, sebbene buona e lodevole nelle intenzioni, crea delle criticità importanti, essenzialmente legate al metodo - ed alla poca conoscenza di termini come “mainstreaming” ed “empowerment” che sono alla base delle politiche di genere - con il quale il regolamento è stato concepito. Purtroppo, non abbiamo potuto esprimere collegialmente le nostre perplessità e le nostre proposte: l’amministrazione infatti non ha ritenuto opportuno invitarci ad un confronto (sebbene L’UDI ne abbia ravvisato l’opportunità in un incontro riservato insieme ai sindacati, come se fossero gli unici attori da interpellare). Ci rivolgiamo quindi a voi, consesso sovrano, a prescindere da ideologie ed appartenenze.
Per punti, vi esprimiamo le nostre perplessità.

1/ La composizione eterogenea uomini e donne.
La Commissione P. O., in ottemperanza alle linee guida EU Gender Action Plan 2021-2025 pubblicato dalla EU il 24/11/2020, varate dalla FEMM, è composta esclusivamente da donne. Forse varrebbe la pena seguirle, in un’ottica di modernità ed europeismo, essendo linee fondate su studi di genere importanti.
Crediamo sia bello ed importante immaginare una società paritaria, dove le differenze siano arricchimento. Dove non serviranno le quote rosa, le leggi Del Rio sulla rappresentanza di genere nelle Giunte, il linguaggio ed i bilanci di genere, le controfavole per combattere gli stereotipi. Ma questa società paritaria è ancora molto lontana e le coscienze devono essere formate alla cultura di parità, all’autonomia della donna rispetto ad una società patriarcale.
E le prime a dover avere una presa di coscienza sono le donne stesse, che devono sapere che esistono dei luoghi, anche politicamente, dove possono sentirsi libere di esprimersi, pensarsi ed immaginarsi dentro una società fatta anche a loro misura: luoghi che sono lo strumento della nostra crescita, del nostro esserci per noi e per gli altri, il senso di una forza nuova che è il ‘riconoscimento di se stessa nel progetto comune con tutte le altre donne. Il progetto comune con altre donne passa attraverso il rapporto tra donne, nasce abolendo le categorie che ci differenziano in ruoli.
La Commissione P.O. è uno di questi luoghi, dove le donne sanno di essere un “soggetto politico”,. E, ancora una volta, secondo questo regolamento, dovremmo dividerlo con gli uomini, magari eleggendo un uomo a presiederla (l’uguaglianza va praticata fino in fondo...), capovolgere il rapporto di forza e diventare ospiti a casa nostra.

2/ Troppi obiettivi difformi tra loro. Pari Opportunità non significa mettere tutti sullo stesso piano. Si fa confusione tra democrazia paritaria e democrazia ugualitaria.
Ritorna la radicata consuetudine di pensare di potersi occupare di tanti temi sulla scorta del “diritto”: ma i diritti sono diversi quanto i metodi per acquisirli e difenderli, a seconda delle categorie e dei soggetti giuridici . Metodi, linguaggi, proposte e risposte non potranno essere le medesime a seconda se trattiamo i diritti Lgbt piuttosto che quelli di genere. Se si ha una congiuntivite non ci si rivolge all’ortopedico.
Diciamo subito che una Commissione PO non può essere vista come un piccolo ghetto che si occupa di cose di donne.
Le pari opportunità fra uomo e donna non sono un fine a se stante, ma devono passare trasversalmente in tutti gli ambiti settoriali del programma di governo della comunità e del territorio.
Per attuare questa trasversalità è necessario assumere non solo il punto di vista maschile, ma anche quello delle donne che devono sentirsi cittadine, a pieno titolo, e quindi capire di essere in grado di incidere realmente sui meccanismi che intrecciano le politiche del territorio (dalla formazione al lavoro, dalle politiche per le famiglie ai servizi sulla vita quotidiana, dalla condivisione dei tempi di vita e di lavoro all’attenzione contro la violenza maschile);
Non si tratta quindi di diminuire, togliere delle discriminazioni, bisogna promuovere il cambiamento nella gestione della cosa pubblica, nelle relazioni private domestiche e in quelle pubbliche. Un cambiamento politico, culturale, di rappresentazione della realtà che vuole promuovere il benessere di tutti donne e uomini, vecchi e giovani, autonomi e no. In tal senso, crediamo che si possano mettere in campo delle soluzioni efficaci, come l’articolazione di tavoli tematici, che potranno avvalersi della collaborazione di consulenti e tecnici esterni.

3/ È incomprensibile la motivazione per cui la Segretaria della Commissione debba essere nominata dall’Amministrazione ed essere un dipendente comunale, rispetto alle mansioni indicate nel regolamento: è un atto che ha il sapore del “controllo”.

4/ Riteniamo che debbano essere invitate permanenti anche le consigliere comunali, una in rappresentanza di ogni gruppo consiliare, per garantire pluralità e trasversalità della Commissione.
5/ L’accezione di equilibrio di genere non può seguire la definizione della Legge Golfo/Mosca, ma deve ambire ad una vera parità non ad una rappresentanza per quote!


In ultimo ma non ultimo, nell’ottica della democrazia partecipata, lanciata proprio da questa amministrazione e vera innovazione della stessa, chiediamo si apra un tavolo di confronto con le associazioni femminili, le consigliere comunali tutte, i sindacati e una esperta (l’UDI aveva richiesto che venisse consultata la professoressa Ignazia Bartholini, autorità indiscussa in materia: richiesta caduta nel vuoto), per poter elaborare un regolamento che abbia una reale utilità e non sia il solito, ennesimo manifesto di facciata o, peggio, utile passerella per qualcuno. Certe che questa Amministrazione, a partire proprio dal Consiglio Comunale - il più rosa della storia di Trapani! - vorrà accogliere queste proposte con senso di apertura e responsabilità.

CIF Comune di Trapani
FIDAPA Trapani
UDI Trapani