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24/03/2021 06:00:00

Campobello. Facciamo chiarezza sulle consulenze del sindaco Castiglione

 Le sentenze della Corte dei Conti sono sempre ghiotte.

Lo sono per noi giornalisti, perché spesso fanno emergere casi interessanti di gestione allegra dei soldi pubblici. Lo sono per quelli sempre indignati, convinti che nelle segrete stanze di ogni comune ci sia una casta che si difende a scapito del popolo. E soprattutto, per ogni opposizione, pronta a sventolarle per dimostrare l’inganno dell’amministratore di turno, siglato da una corte, con tanto di magistrati e pubblico ministero.

 

Insomma, è sempre una manna caduta dal cielo, che somiglia tanto alle condanne penali. Anche se il penale non c’entra proprio niente, trattandosi di illeciti amministrativi.

E’ il caso del sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, che ha patteggiato con la Corte dei Conti 45mila euro per l’accusa di incarichi di consulenza illegittimi.

Dalla sentenza gli incarichi sotto accusa sono tre, per un danno erariale di 150mila euro. Un incarico per la ricerca di finanziamenti, uno ad un esperto informatico e l’altro al portavoce.

 

Castiglione, qualche giorno fa ha spiegato in un suo post su Facebook perché avesse ritenuto legittimi quegli incarichi. Soprattutto quello conferito al portavoce, la collega Antonella Bonsignore, per la quale si sarebbe in realtà attenuto alle norme ed “ai principi fissati da due diverse sentenze emanate negli anni passati dalla stessa Corte proprio nei riguardi del Comune di Campobello con cui veniva sancita la regolarità di tale tipologia di incarico nei modi e nei termini che mi sono stati stranamente contestati”.

Per gli esperti esterni, invece, ci sarebbe stata un’incertezza giurisprudenziale che avrebbe potuto, in quel momento, compromettere tutto.

E allora, seguendo le indicazioni della compagnia di assicurazioni, al sindaco non sarebbe rimasto altro che patteggiare il risarcimento.

 

Abbiamo scritto “in quel momento”, perché le cose sono cambiate. Oggi, grazie alla recente legge 5 del 2021, non ci sarebbe stato bisogno di patteggiare. Anzi, forse non sarebbe esistito nemmeno il procedimento.

Sì, perché oltre a confermare che i sindaci possono nominare un portavoce esterno al comune, purché iscritto all’ordine dei giornalisti, la nuova legge introduce dei cambiamenti.

E se in passato, l’esperto non avrebbe potuto occuparsi della gestione ordinaria, oggi la sua attività, così come recita l’articolo 14, può invece essere “di supporto agli uffici in materie di particolare complessità, per le quali l’ente abbia documentabili carenze delle specifiche professionalità”.

 

Certo, c’è anche da dire che le scelte proposte dal sindaco passano sempre al vaglio degli uffici tecnici. Per cui, basta che un funzionario faccia qualche errore, un omissione o una parolina in più in un atto amministrativo e la frittata è fatta.

E a risponderne è sempre il sindaco.

Non soltanto davanti alla Corte dei Conti, ma anche di fronte alle opposizioni più spregiudicate, ansiosi di trasformare la vicenda in uno strumento di demolizione dell’avversario politico.

Ma non è la prima volta che succede. Qualcosa di simile era successa anche nella passata amministrazione comunale di Campobello di Mazara, quando la Corte dei Conti condannò Caravà per il suo incarico di addetto stampa, assolvendolo invece per quello conferito al portavoce.

Sì, perché le due figure non sono affatto la stessa cosa, come i non addetti ai lavori potrebbero pensare.

Il portavoce è strumento del vertice politico, l’addetto stampa rappresenta invece l’amministrazione nel suo complesso. E quindi il primo cura soltanto i rapporti  di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione, mentre gli uffici stampa si occupano principalmente  della comunicazione con i mezzi di informazione di massa.

 

E sono cose che succedono un po’ in tutti i comuni, a prescindere dal colore politico o dal sindaco in carica.

Adesso, come si diceva, c’è una nuova legge. Voluta anche dall’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) che, in una nota ai sindaci siciliani del novembre 2020, scriveva che già una legge del 1992 aveva introdotto “la possibilità per il Sindaco di conferire incarichi a tempo determinato che non costituiscono rapporto di pubblico impiego, ad esperti estranei all’amministrazione”.

Non essendo stata mai chiarita la portata applicativa di tale norma, nel corso degli anni si è assistito ad un proliferare di pronunciamenti della Corte dei Conti. Di contro– si legge ancora nella nota - le ragioni che circa venti anni fa hanno giustificato tale disposizione sono oggi, se possibile, ancora più valide, in un contesto in cui gli Enti sono in molti casi privi di adeguate figure professionali”.

 

Ma dato che una sentenza è sempre una sentenza, qualcuno dovrà pure sventolarla per dividere i buoni dai cattivi. Oggi.

 

Egidio Morici