Marsala, il "Palazzaccio". Le carte esclusive: ecco come doveva essere (e non è)
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C'è un palazzo nel cuore del centro storico barocco di Marsala, ristrutturato da poco, bellissimo, che ha un prospetto di intonaci traspiranti a base di calce, di colore di "terra naturale", in parte bianco, in parte con il richiamo al tipico colore delle "terre gialle della nostra città".
Non ci avete mai fatto caso? Certo. E' il "palazzaccio" di Via Garraffa, vicenda della quale ci stiamo occupando da settimane su Tp24. E quella che avete appena letto è una parte della descrizione tecnica dell'opera per come effettivamente approvata da Comune e Soprintendenza.
Sulla carta, pertanto, l'edificio in Via Garaffa doveva essere di un tipo. Invece, è stata fatta un'altra cosa, difficile da definire, se non per il suo collocamento quanto meno bizzarro nella schiera degli edifici del centro di Marsala, a due passi dalla fontana del Purgatorio, e di fronte la necropoli di San Gerolamo.
Come sia stato possibile realizzare una tale difformità tra quanto dichiarato e depositato agli atti e quanto realizzato è un mistero. Ma la vicenda di Via Garraffa spiega molto di come vengono fatti certi lavori di ristrutturazione in città.
Dopo un'accurata ricerca delle carte, Tp24 è in grado oggi di raccontarvi come doveva essere l'edificio, attualmente sotto sequestro, dopo l'avvio delle indagini da parte della Procura di Marsala.
Il palazzo è di proprietà della Fatima Srl, amministratore è Pietro Vinci. Nasce dall'acquisto, nel tempo di diversi immobili. E' composto da tre piani e dovrebbe ospitare un piano terre e una casa vacanze. Per la realizzazione dell'opera, la società ha avuto anche dei contributi dell'Unione Europea. Infatti il restauro risulta fatto in attuazione dell'Asse 3 3.1.02 del PO Fesr Sicilia 2014/2020. I lavori sono iniziati con silenzio assenso il 5 Marzo 2019, con una variante il 12 Novembre. A piano terra ci sarà un ristorante, sopra, invece, delle case vacanze. Recentemente, l'8 Aprile scorso, la Soprintendenza ha dato parere negativo ad una "pergotenda" che doveva essere montata. In precedenza, la sezione archeologica della stessa Soprintendenza aveva dato il suo nulla osta ai lavori il 27 Febbraio 2020. L'immobile principale è stato acquistato nel 2019 per 290.000 euro, più altri 40.000 per il secondo corpo di fabbrica.
Nella zona il piano paesaggistico in vigore nel Comune di Marsala ha un livello di tutela 1, previsto per la zona del centro storico. Sono consentite solo opere di "restauro conservativo, con il "mantenimento dei caratteri di qualità", della "rappresentatività storica" e dello skyline.
Nel suo sopralluogo dello scorso Febbraio - adesso acquisito agli atti, ed il cui verbale Tp24 ha potuto consultare - la polizia municipale e l'Ufficio Abusivismo del Comune di Marsala hanno riscontrato alcune difformità rispetto al progetto. Ma quello che salta agli occhi è proprio la difformità del rivestimento esterno e degli infissi.
Circa il rivestimento, i tecnici progettisti, gli architetti Cammarata e Pellegrino, parlano di "intonaci traspiranti a base di calce, con sottostrato di intonaco di tipo "Primer" ed ultimo strato di finitura composto da intonaco minerale a base di calce, additivi, pigmenti coloranti di terre naturali e ossidi, di colore in parte nella gamma delle terre gialle tipiche nella nostra Nazione e Città, ed in parte in bianco per le cornici e i balconi".
Questo è quello che scrivono. In realtà, come si vede dalle immagini, hanno fatto tutt'altro, con una specie di catafalco di colore scuro con piastre di metallo color bronzo. Può piacere o non piacere, per carità, ma la domana è: perché dichiarare una cosa e farne un'altra?
Stessa cosa per gli infissi. Secondo il progetto dovevano essere di legno lamellare "colore noce", con persiane esterne e vetri. Portone in legno massiccio. Invece gli infissi sono di metallo, e il portone è di metallo e vetri.
Ma non finisce qui. Perchè anche il marmo utilizzato è diverso da quello dichiarato. Doveva essere un perlato di Sicilia "levigato o bocciardato". Ma durante l'ispezione gli agenti della polizia municipale annotano che "non si evincono i marmi descritti dai tecnici progettisti".
Anche le ringhiere dei parapetti dovevano essere "in vetro antisfondamento". Invece i balconi sono fatti anche con le grate metalliche.
La vicenda è destinata a nuove puntate, con carte bollate, pareri, diffide, integrazioni. Attualmente i progettisti hanno presentato in Soprintendenza una documentazione integrativa. Nella nuova relazione integrativa scrivono che "nelle soluzioni progettuali e nella descrizione delle opere è stata curata, in particolare, l'adeguatezza architettonica del nuovo intervento con il manufatto preesistente e con il contesto in cui si trova, basandosi su criteri di continuità paesaggistica che contribuiscono a migliorare la qualità complessiva del luogo". Si parla anche di "ricerca della coerenza" con le "caratteristiche tipiche dell'edificio preesistente". Tanto che si ritiene che il progetto dell'immobile "sia riuscito a valorizzare esteticamente il paesaggio urbano di riferimento".
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