Finisce in Tribunale la vicenda del "palazzaccio" di Marsala
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Da "palazzaccio" a "palazzo di giustizia" è un attimo.
Quattro persone sono infatti finite sotto processo, in Tribunale, a Marsala, per la vicenda del cosiddetto “Palazzaccio” di via Garraffa, sollevata qualche mese fa da un'inchiesta di Tp24.
Gli imputati sono Pietro Vinci, 56 anni, amministratore della “Fatima srl”, società proprietaria dell’immobile (anche se il reale proprietario sarebbe l’imprenditore Paolo Laudicina, che lo scorso anno ha anche tenuto una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni), i due progettisti, gli architetti Andrea Pellegrino e Giovanni Cammarata, di 58 e 64 anni, e l’imprenditore edile Antonio Giuseppe Vanella, di 56 anni.
Il processo è alle prime battute. In una delle prossime udienze sarà ascoltato il comandante della polizia municipale di Marsala, Vincenzo Menfi, che ha condotto l’indagine. Nella lista testi dell’accusa figurano, inoltre, anche gli ispettori dei vigili urbani Occhipinti e Pipitone, il tecnico comunale Giovanni Barraco e l’ex soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Trapani Riccardo Guazzelli.
L’edificio è quello ristrutturato con la realizzazione di un prospetto moderno in netto contrasto con lo stile del centro storico marsalese e per la cui “sanatoria” la Soprintendenza ai Beni culturali ha imposto il rifacimento, poi attuato, con colori e materiali in stile con il contesto architettonico.
L’edificio era stato posto sotto sequestro preventivo nell’aprile 2021 da vigili urbani e Procura nell’ambito dell’inchiesta avviata a seguito delle polemiche che quella facciata aveva scatenato. Per l’immobile, realizzato ristrutturando una vecchia abitazione allo scopo di farne una casa-vacanze, due settimane prima del sequestro, il dirigente del settore Pianificazione territoriale del Comune, l’ingegnere Pier Benedetto Daniele Mezzapelle, aveva firmato un’ingiunzione di demolizione per le parti “abusive”. L’edificio (tre elevazioni più il piano terra) è alle spalle della barocca chiesa del Purgatorio e di fronte al fossato con reperti archeologici e all’ex convento di San Girolamo. I lavori, avviati nel 2017, hanno avuto un finanziamento nell’ambito del Por Sicilia.
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