Palazzaccio di Marsala. La Soprintendenza: "Volete la sanatoria? Rifate la facciata"
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“Volete la sanatoria per le opere realizzate abusivamente? Allora, rifate la facciata dell’immobile in sintonia con gli altri edifici del centro storico marsalese”.
E’ quanto, in sintesi, ha detto la Soprintendenza ai beni culturali alla proprietà (“Fatima” srl) del palazzo di via Garraffa posto sotto sequestro preventivo un anno fa da vigili urbani e Procura nell’ambito dell’inchiesta avviata a seguito delle polemiche sorte dopo la realizzazione di un prospetto che in quel contesto è una sorta di “pugno nell’occhio”. Ne abbiamo raccontato ampiamente su Tp24, qui un resoconto della vicenda.
Nel dettaglio, la Soprintendenza ha detto che la richiesta sanatoria “può essere concessa a condizione di favorire l’integrazione dell’edificio nel contesto tutelato, con prospetto rifinito con intonaco monocromatico di colore ‘arancione giallastro debole chiarissimo’, provvedendo a rimuovere le fasce marcapiano e tutti rivestimenti lapidei e metallici”. Devono, inoltre, essere sostituiti tutti gli infissi esterni sulla via Garraffa con serramenti in legno scuro o in acciaio Cor-ten, mentre le ringhiere dei balconi devono essere ricondotti “a quanto previsto nel progetto tacitamente assentito”. Per l’immobile, realizzato ristrutturando una vecchia abitazione, due settimane prima del sequestro, il dirigente del settore Pianificazione territoriale del Comune, l’ingegnere Pier Benedetto Daniele Mezzapelle, aveva firmato un’ingiunzione di demolizione per le parti “abusive”.
Amministratore della “Fatima srl”, è il 55enne Pietro Vinci, anche se di fatto il proprietario è l’imprenditore Paolo Laudicina, che lo scorso anno ha anche tenuto una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni insieme al suo legale, Salvatore Giacalone, e uno dei due progettisti, l’architetto Andrea Pellegrino (l’altro è Giovanni Cammarata). L’immobile (tre elevazioni più il piano terra) è alle spalle della barocca chiesa del Purgatorio e di fronte al fossato con reperti archeologici e all’ex convento di San Girolamo.
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