Neanche i rischi sempre più concreti di nuove restrizioni, neanche i dati sul virus che galoppa grazie ai non vaccinati, frenano il clima di euforia che c'è questa estate, in Sicilia, e non solo. Il green pass, in pratica, non lo chiede nessuno, serve solo a fare indignare qulacuno sui social al grido della "dittatura sanitaria". I locali sono sempre pieni, di gente felice. E stipata.
E anche l'industria dei matrimoni è ripartita alla grande. C'è una grande fretta di sposarsi. Me ne accorgo dalla quantità di pubblicazioni al Comune, dalle persone agghindatissime che girano in centro, dai lamenti degli amici che hanno anche otto - nove matrimoni questa estate, e altrettanti regali in busta da fare. Hanno ripreso a lavorare anche tutti quelli che compongono la filiera "matrimoniale": le sale, i fiorai, i musici, i videomaker e i fotografi. Proprio quest'ultimi, ormai, sono sempre pù specializzati. I programmi di video editing, i droni, le videocamere ad ultradefinizione permettono effetti quasi cinematografici. E i fotografi ci tengono a farlo sapere quanto sono bravi, tanto da pubblicare sui social i loro video. Io ne vado ghiotto. Penso che niente racconti meglio il nostro tempo che un "filmino" matrimoniale. Li scorrevo, qualche giorno fa, in un loop. Sembrano tutti uguali, questi video: musica epica, sposa emozionatissima e pudica, sposo incerto ma fiero, e le mamme, e le nonne, e l'amico di una vita che ti aggiusta la cravatta, e il si tremante, e le saline, e il bacio al tramonto, e gli amici a fare festa. D'altronde, tutte le coppie felici si somigliano (e ogni coppia infelice, è infelice a modo suo, aggiungerebbe Tolstoj). Ad un certo punto, però, guardando un filmato, ho colto una distonia. La scena è la solita: coppia di sposini felice, si bacia al tramonto alle saline di Marsala. Ma c'era qualcosa che mi turbava, in quell'immagine. Avanti e indietro, avanti e indietro. Stop. Ho capito. I due si baciano. Alle spalle, sulle colline di Marsala, si alza il pennacchio di fumo di un incendio. Che stonatura, ho pensato. Ma c'è di più: il video va avanti, e qualche secondo dopo passa un elicottero dei mezzi antincendio. Nel video la coppia lo saluta festosa, neanche fosse il volo inaugurale dello Zeppellin.
Per i giovani sposi è normale salutare un mezzo antincendio che va a spegnere uno dei tanti roghi estivi in Sicilia, per il fotografo è normale ritrarre i due con colonna di fumo alle spalle. Perchè per noi, oggi, in Sicilia, è normale. Per me è normale tornare a casa la sera e sentire la diossina di qualche discarica abusiva data alle fiamme. Per i turisti è normale farsi un selfie al mare con alle spalle la montagna che brucia. Così tanti sono i piccoli e grandi incendi che devastano la Sicilia, ormai, che per noi sono diventati normalità, appunto, elemento del paesaggio, sfondo da cartolina.
La chiamiamo "emergenza", ma in realtà è la nostra normalità. L'abbiamo costruita in anni di abbandono del territorio, di disarmo degli addetti al servizio antincendio, di oziose congetture sul chi, come, perché, mentre fuori la Sicilia bruciava e brucia. A proposito: perchè brucia la Sicilia? E' la domanda che si fanno tutti. Sono i piromani, è la mafia, è lo scirocco, è la lobby del fotovoltaico, sono gli stessi forestali. Ognuno ha la sua teoria. E posso dire, avendo fatto qualche ricerca sul campo, che ogni teoria può essere ben accolta. Non c'è una causa unica. Ogni incendio ha una sua natura ed origine ben precisa. Ogni incendiario ha i suoi sporchi motivi. E forse già sarebbe un successo se cominciassimo a chiedere non perché la Sicilia brucia, ma perchè è bruciata la Riserva dello Zingaro l'anno scorso, perchè è bruciata la provincia di Enna una settimana fa, e via dicendo, anziché generalizzare. Entrare cioè in ogni singolo caso, cercare di capire. Ma va detta anche un'altra cosa: si, è vero, ogni incendio ha una matrice diversa, ma tuti gli incendi hanno un dato in comune. Sono stati, sono e saranno devastanti per l'assenza di controllo del territorio, di ogni forma di prevenzione, di ogni tipo di organizzazione utile ad evitare il disastro. Dai viali parafuoco, alle ordinanze sulle sterpaglie, dalle torrette di avvistamento ai mezzi di soccorso vecchi e abbandonati. Se in questi anni la Regione avesse programmato la famosa campagna antincendio ad Aprile, anzichè a Giugno, non saremmo a questo punto. Se i Sindaci anzichè lamentarsi, avessero fatto rispettare la legge, non ci sarebbero così tante zone dalla combustione facile. Prevenire, tra l'altro, dati alla mano, costa molto di meno che organizzare operazioni di soccorso, lanci con i canadair e altro. Forse non si fa prevenzione perchè alla politica non conviene, conviene solo l'emergenza, dice la mia parte insofferente e cattiva.
Si tratterebbe, in pratica, di pianificare, prevenire, cose che alla politica siciliana, purtroppo, riescono difficilissime. Ed è così che anno dopo anno ci siamo cuciti addosso anche l'abito di fiamma di questa emergenza, ormai elemento del nostro paesaggio da cartolina. Baci e saluti, con le fiamme negli occhi.
Giacomo Di Girolamo