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10/11/2021 07:04:00

Quale Chiesa nel futuro?

 Il futuro del cristianesimo

Il cristianesimo è chiamato ad essere una comunità di persone autocoscienti che hanno trasceso i confini che separano un essere umano da un altro. E' anche chiamato a essere una comunità di persone impegnate in un viaggio verso un futuro che va anche oltre la 'nube della non-conoscenza', come l'ha definita un mistico del quattordicesimo secolo. Il cristianesimo ha il compito di creare un luogo in cui tutti potranno ascoltare e contemplare il senso della vita e quindi essere introdotto a ciò che è definitivamente reale. Tale comunità di credenti dovrà necessariamente rinunciare a qualsiasi ruolo di giudizio, sacrificare tutte le pretese di possedere la verità in una qualsiasi forma concreta e astenersi per sempre dal nuovo il maschio documentato sotto le mentite spoglie di 'sacra tradizione'. Il cristianesimo deve essere un luogo in cui è attuata l'unità umana e dove il coinvolgimento umano con ciò che è eterno può essere sondato. Questo è davvero ciò che il cristianesimo deve poter significare.

Il cristianesimo non avuto origine con una Bibbia che conteneva la 'Parola di Dio'.

Non è nato con i credo pienamente formati che i suoi aderenti credere. Non ha posto Dio su un trono a dispensare giustizia, né ha posto i suoi fedeli in ginocchio come se mendicanti. Non possedeva potere politico, non cercava di imporre criteri di comportamento o definizioni del bene e del male che tutti dovessero accettare. Tutte queste cose sono state aggiunte più tardi.

Se questa istituzione vuole vivere nel futuro, deve recuperare il suo significato e la sua identità originaria. Deve liberarsi di quegli aspetti del suo passato che creare divisioni, che condannano e sono autoritari. Deve abbandonare i credo e l'unità tribale a favore della inclusività universale; deve usare le sue formule per includere, mai per espellere. In breve, per vivere nel futuro, la Chiesa cristiana deve diventare una comunità universale.

John Shelby Spong - tratto da 'Incredibile' pag.285/286 (a cura di Franco D'Amico)