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12/11/2021 07:11:00

Sicilia, la storia di Shapor. Il cuoco afgano e la raccolta fondi per la famiglia 

Chi è Shapoor Safari? Nel cuore della città di Palermo, a Ballarò, Shapoor Safari, da diversi anni, lavora non in un semplice ristorante ma qualcosa di più di un comune luogo di lavoro. Il nome è già tutto un programma, “Moltivolti”, e subito ci rimanda a un posto di inclusione sociale e integrazione.

In questo ristorante Shapoor lavora come cuoco ormai da 7 anni ed è perfettamente integrato e amato da tutti, come lui stesso ci spiega, non prima di averci raccontato la lunga e travagliata storia della sua vita.

Shapoor è nato e cresciuto nell’orrore della guerra che riusciamo a leggere attraverso i suoi occhi. Di origine turca, Istanbul con precisione, decide poi di sbarcare insieme agli altri profughi in Italia, a Crotone, in cerca di lavoro: “Ho fatto di tutto in Italia per sopravvivere, il lavapiatti, il cuoco, il fattorino, ricavando bassissimi compensi e senza mai essere messo in regola. Poi, do uno sguardo alla mappa e decido di venire in Sicilia, a Palermo, con soli 470 euro in tasca. La prima tappa è quella nella comunità di Biagio Conte dove trovo un luogo in cui dormire” - ci racconta .

A cucinare ha imparato dalla sua famiglia. Così, in via Puglia a Ballarò, ha iniziato a lavorare insieme agli operai per trasformare un luogo abbandonato e malconcio in quello che poi sarebbe diventato un ristorante, oggi meta di tanti palermitani e turisti che apprezzano la sua cucina.

Lui non chiede nulla, anzi, ringrazia per la solidarietà e l’accoglienza ricevuta, ma ha ancora un sogno da realizzare: l’arrivo a Palermo della sua famiglia che, scappata da Kabul assediata dai talebani, si trova adesso in Pakistan.

“Riportarla in salvo non è una impresa facile ma estremamente pericolosa”  ci spiega. Sono dieci persone, tra cui sei donne e due bambini, la cui vita è diventata un inferno. Anche per lui, la cosa più difficile è stata varcare il confine con il Pakistan dato che i talebani controllano le frontiere. Servono molti soldi, diecimila euro, per farli arrivare in Italia regolarmente e fargli ottenere i visti necessari, comprare i biglietti aerei e provvedere alle loro esigenze dato che sono scappati da casa senza riuscire a portare con sé neanche il necessario.

La comunità di Moltivolti per sostenere l’arrivo della famiglia del cuoco, ha lanciato on line una raccolta fondi utilizzando la piattaforma Go Fund Me

E’ notizia di qualche ora fa che il crowdfunding lanciato dal ristorante ha raggiunto la cifra di diecimila euro, necessaria per rendere economicamente possibile l’arrivo della famiglia di Shapoor in Italia . “Sono commosso per tutto l’affetto che ho ricevuto in questi giorni. Il mio cuore è pieno di gioia Non saprò mai come ringraziare tutte le persone vicine e lontane che hanno voluto aiutare la mia famiglia ad avere la possibilità di vivere in un posto migliore e ai miei nipoti di crescere lontano dalla guerra e dalla violenza. E’ un dono bellissimo e spero che un giorno la mia famiglia possa ricambiare questa generosità facendo del proprio meglio per integrarsi, imparare l’italiano ed essere di aiuto per la comunità” sostiene Shapoor.

“Non si tratta di un gestro di beneficienza, ma un segno di giustizia che ci porta al dovere di intervenire concretamente piuttosto che piangere e osservare inerme l’orrore talebano. Ora finalmente dieci persone sono state messe in salvo da un paese in fiamme con diecimila euro" racconta emozionato Claudio Arestivo, socio fondatore di Moltivolti e organizzatore della raccolta. “Una cifra molto simbolica se si pensa alle enormi economie dell’Europa e dei paesi più ricchi, dieci euro è la cifra che con maggiore frequenza è stata donata , un’altra cifra simbolica che ci dimostra come ogni singolo individuo , se inserito in una comunità coesa, può fare la differenza e organizzare grandi cose.”

Si attende nelle prossime settimane l’arrivo della famiglia, grazie anche all’attività di mediazione del sindaco Orlando e del Comune di Palermo che hanno fatto la loro parte in questa vicenda. Ora speriamo che la vita del nostro cuoco sia meno amara e finalmente più serena accanto alla sua famiglia, in un clima di pace e di solidarietà, la stessa che Shapoor ha dimostrato di avere nonostante le mille difficoltà personali Lui stesso, durante l’intervista, ci ha raccontato di avere lavorato come volontario al “Centro Astalli” di Palermo, aiutando a preparare la colazione, pulire e lavorare per gli altri come lui .

Dorotea Rizzo