Archiviate le indagini sulla vicenda di Denise Pipitone. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Marsala, Sara Quittino, accogliendo la richiesta della Procura ha archiviato le indagini nei confronti dei quattro indagati: Anna Corona, 58 anni, ex moglie dei Pietro Pulizzi, padre naturale di Denise, e madre di Jessica Pulizzi, sorellastra della bambina scomparsa il 1° settembre 2004, che per la scomparsa di Denise è stata processata e assolta in tre gradi di giudizio.
Gli altri indagati per i quali sono state archiviate le indagini sono: Giuseppe Della Chiave, 53 anni, e due coniugi romani Antonella Allegrini di 63 anni e il marito Paolo Erba di 71. Della Chiave, che era già entrato nell’inchiesta sulla scomparsa di Denise, e poi assolto, è il nipote di Battista della Chiave, il sordomuto che avrebbe detto di aver visto il nipote a bordo di uno scooter con la piccola Denise in braccio. Per quanto riguarda i coniugi romani, accusati di aver reso falsa testimonianza al pm, il procedimento a loro carico è stato archiviato, perché dopo le indagini della Procura, che ha scoperto che si erano inventato tutto, hanno confessato di esserci inventato il racconto sulla presenza di Denise nell’albergo dove lavorava Anna Corona.
Indagini riaperte in seguito al clamore mediatico televisivo - Nell’ordinanza di archiviazione per i quattro indagati, il giudice Quittino dice chiaramente che la riapertura delle indagini a carico di Anna Corona e Giuseppe Della Chiave è scaturita in occasione della nuova ribalta mediatica che i media, e in particolare la televisione, hanno riacceso sulla scomparsa di Denise, come già avvenuto in passato. In particolare nell’ordinanza si fa riferimento al caso di Oleysa Rostova, una giovane russa, somigliante alla mamma di Denise che nell’aprile 2021, si rivolge ad una trasmissione tv per cercare i propri genitori che, secondo quanto dichiara non ha mai incontrato. Sappiamo poi com’è andata, con la richiesta di verifica del gruppo sanguigno che, ovviamente, non corrispondeva a Denise.
Nuovo interesse per le dichiarazioni di Battista Della Chiave e archiviazione per il nipote Giuseppe – Da quella trasmissione tv, che ha fatto nuovamente riaccendere l’attenzione mediatica sul caso Denise, “spesso concretizzatasi nella diffusione televisiva di immagini del processo già concluso – si legge nell’ordinanza di archiviazione – con la sentenza già passata in giudicato o nella pretesa di una diversa e nuova interpretazione dei dati processuali, si dà nuovo risalto alle dichiarazioni del sordomuto Battista Della Chiave (deceduto l’11 febbraio 2015), che nel 2013, prima davanti al difensore di Piera Maggio, l’avvocato Giacomo Frazzitta (2 marzo 2013) e poi davanti ai pubblici ministeri (5 marzo), parlava di un coinvolgimento del nipote Giuseppe nella sparizione di Denise, salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’incidente probatorio (11 giugno 2013). Per il giudice però, siccome, non è emerso nessun elemento di conferma rispetto alle ipotesi di accuse fondate sulle dichiarazioni di Battista della Chiave, è stata disposta l’archiviazione delle indagini nei confronti dell’indagato Giuseppe Della Chiave.
Archiviazione Anna Corona – Per la posizione di Anna Corona contro la cui archiviazione si sono opposti le persone offese, Piera Maggio, Pietro Pulizzi e Antonino Pipitone, per la quale hanno chiesto ulteriori specifiche indagini, si è constatato che l’ispezione dell’immobile di via Pirandello, dove Anna Corona viveva fino a qualche tempo fa e all’epoca del rapimento di Denise – ispezione sollecitata in seguito alle segnalazioni di Vincenzo Ferro - non ha dato alcun esito: al di là della constatazione di alcune difformità tra lo stato dei luoghi e le originali tavole urbanistiche dell’immobile, ma nulla di rilevante è emerso, malgrado lo scrupolo degli inquirenti che grazie ai vigili del fuoco di Mazara e al nucleo SAF di Trapani hanno ispezionato un pozzo trovato all’interno di un garage pertinente all’immobile. Riguardo alle intercettazioni di Anna Corona, con gli altri membri della sua famiglia, in particolare con la figlia Alice, quando dice: “U vo’ sapiri cu fu tannu?”, frase ascoltata dal consulente della procura che non ha però ascoltato l’ulteriore inciso “Iu cu Giuseppe”, percependo solo la parola “io”. Frasi che la difesa delle parti offese ritiene di natura confessoria e che invece, secondo i giudici sono state pronunciate in un dialogo che prima riguardava la versione dei fatti resa da Francesca Adamo, rispetto alle firme e agli orari di lavoro registrati all’Hotel Ruggero II il 1° settembre 2004 e che dunque non è possibile stabilire a cosa si riferiva, se all’apposizione delle firme in base alla testimonianza o intervista dell’Adamo oppure, come sostenuto dalle difese agli autori del sequestro di Denise. “Ma quest’ultima ipotesi sembra smentita dal tenore della stessa risposta della figlia Alice – scrive il giudice - che dopo la frase pronunciata dalla madre dice “E poi si viri” (poi si vede), commento che appare inverosimile a fronte di una ipotizzata confessione, dopo 17 anni, da parte della madre ad Alice, di essere l’autrice del sequestro di Denise e pertanto fa propendere per una rivelazione di non particolare significatività agli occhi della figlia”.
L’archiviazione per la coppia Allegrini Erba - Riguardo alle loro testimonianze, in particolare della donna che ha reso dichiarazioni al pm accusatorie nei confronti di Anna Corona, dichiarazioni dettagliate e apparse genuine e attendibili, salvo poi dopo la scrupolosa indagine della procura, attraverso i tabulati telefonici e i movimenti bancari, scoprire che la signora Antonella Allegrini e il marito Paolo Erba, il 1° settembre 2004 non erano mai stati a Mazara del Vallo perché si trovavano a Roma e non erano stati a Mazara neanche precedentemente. Il gip in seguito alla ritrattazione della donna ha disposto l’archiviazione per lei e il marito che nelle prime dichiarazioni aveva affermato di non ricordare ciò che ha riferito la moglie.
Il corto circuito mediatico-giudiziario e le false piste - La vicenda riguardo alla testimonianza della signora Allegrini è emblematica di come si può condizionare e inquinare le prove a causa della sovra esposizione mediatica del caso. Così come lo aveva scritto lo stesso pm nella richiesta di archiviazione: “la vicenda è descritta così minuziosamente dai media che chiunque – pur senza averne una conoscenza diretta – potrebbe assumere il ruolo di testimone. Ciascun navigatore del web o assiduo telespettatore di talk show a sfondo giornalistico, attingendo notizie dalle innumerevoli fonti aperte, sarebbe oggi in grado di raccontare dettagli, di precisare circostanze e finanche di confermare o costruire circostanziate accuse. Ne è prova la puntuale descrizione fatta dalla Allegrini circa l’Hotel Ruggero II, luogo dove non è mai stata”.
Non c'è la parola fine sul caso Denise - L’archiviazione delle indagini nei confronti dei quattro indagati, generate da un sorta corto circuito mediatico-giudiziario, non pone comunque la parola fine sulla vicenda di Denise Pipitone. Nel caso di nuovi elementi e nuovi possibili sviluppi, nulla toglie, infatti, che si possano riaprire, in base a fatti nuovi. Lo scrive lo stesso gip alla fine della sua ordinanza di archiviazione: “Non si esclude che possano palesarsi fonti genuine in grado di riferire elementi utili o possano essere altrimenti suggeriti percorsi investigativi attraverso cui giungere, finalmente, alla tanto agognata ricostruzione dei fatti relativi alla scomparsa della piccola Denise”.
E qui sotto il post su instagram di Piera Maggio, dopo la notizia dell'archiviazione delle indagini. Una mamma che non si arrende e continua la sua battaglia per Denise, la sua battaglia per la verità.