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28/12/2021 06:00:00

Caso Denise, lo Sgargabonzi assolto dopo la querela di Piera Maggio

 Nella lunga e dolorosa vicenda relativa alla scomparsa di Denise Pipitone c’è stato anche un processo per diffamazione, che ad Arezzo ha visto imputato un comico, molto seguito sui social,  che in un suo lavoro di satira ha probabilmente varcato il limite del buongusto.

E’ il processo che in Toscana, ha visto assolto, perché "il fatto non costituisce reato", Alessandro Gori, figlio di Cristina Parodi, alias lo “Sgargabonzi”. Il processo era stato avviato a seguito di una querela presentata, nel 2014, da Piera Maggio.

A pronunciare la sentenza di assoluzione è stato il giudice monocratico del Tribunale di Arezzo Isa Salerno. A chiedere l’assoluzione era stata anche il pm Michela Rossi, affermando che "le parole usate sui social non costituiscono diffamazione, ma rientrano nella sfera della satira". Nessuno spazio per un eventuale appello perché in gennaio scattano i termini della prescrizione.

Era il decimo anniversario della scomparsa di Denise quando il comico-scrittore aveva promosso un evento che lo avrebbe visto protagonista al Circolo Aurora con alcune frasi che Piera Maggio aveva ritenuto diffamatorie. Lo spettacolo, alla fine, era stato annullato perché la madre di Denise Pipitone, tramite il suo legale, aveva presentato una diffida. In difesa dello Sgargabonzi si sono schierati colleghi comici, ma anche giornalisti, professori universitari, pubblicitari. La difesa in tribunale aveva chiamato a testimoniare Claudio Giunta, Christian Raimo, Matteo Marchesini, Francesco Pacifico e Sergio Spaccavento. In aula, tutti hanno parlato dei meccanismi della satira e del suo ruolo sociale. Per questo, il processo ad Alessandro Gori è andato molto al di là del singolo caso, e ha preso i contorni di un dibattito sulla satira. Frasi come "Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto dello spot Leerdammer"; "Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: ’E non voglio più vedere quel faccino triste’. E poi me ne sono andato senza aspettarmi chissà quale roboante ‘encomio’ ma felice di aver fatto un piccolo gesto bello", non erano pronunciate con l’intento di offendere lo strazio di una famiglia, ha sostenuto la difesa di Gori, ma, al contrario, con la volontà di colpire il circo mediatico che lucra sul dolore altrui.

E sul suo profilo Fb, così commenta la sentenza Piera Maggio: “Tante parole spese per la tutela dei minori, no alla violenza, i Bambini non vanno violati, difendiamo i minori, ecc... poi, alla fine arriva una sentenza che assolve un comico qualsiasi, che con il suo black humour utilizza il nome della figlia di altri, per i suoi spettacoli e attraverso i social, (fatti risalenti al 2013 - 14). Non importa se questa bambina sia anche SCOMPARSA, non importa se utilizza anche il nome della madre nei suoi post e spettacoli "divertenti" si, perché avrei dovuto capirlo, comprenderlo e magari riderci sopra a crepapelle... Peccato, che io sia una madre che non capisce quando un comico sta cercando di fare qualcosa di bello, esilarante stupendo utilizzando il mio dramma, il mio dolore, il mio strazio in nome di una minore, mia figlia, si, all'epoca dei fatti Denise aveva 13 anni. È qualcosa di stupendo, divertente quando lo stesso comico, mette addirittura dei like a favore di coloro che commentando sotto i suoi post esilaranti a mo di storielle di cultura, dove in molti si divertono a dire la propria e qualcuno scrive anche "Denise allisciami il bastone" direte "pedofilia?" Ma ché, si chiama black humor... purtroppo siamo dei genitori che non hanno compreso quanto di bello ci sia nelle parole di un comico che con il suo black humour fa divertire le persone utilizzando i nostri nomi la nostra vicenda. Viviamo in un paese che se disgraziatamente dovesse capitarti qualcosa che ti renda malauguratamente persona pubblica, devi startene zitta e assorbirti quello che ti capita, ed è ciò che in questi anni ci sta succedendo. Denise in questo caso non va tutelata, non importa che si tratti di una bambina sequestrata, deve subire ancora, ognuno può farci tutti gli black humour che vogliono, in barba all'età della minore e quant'altro, invece vanno tutelati i figli minori degli altri, no Denise, di lei tutti facciano quello che vogliono. Stando al pensiero di qualcuno dovrei riderci sopra, comprenderne il senso, la metafora, peccato che la mia sofferenza non me lo permetta, sarà che ho poca cultura?.. Allora sapete che vi dico, che agli stessi gli auguro che un giorno riescano a provare lo stesso dolore che provo io, così da poter ridere e divertirsi sulla loro pelle e no su quella degli altri, così da rimediare e fare meglio di quanto non abbia fatto io che non gli ho compresi, così da essere da esempio per gli altri con le loro metafore piene zeppe di cultura”.