Elezioni regionali: lo scontro Musumeci-Micciché e le poltrone di "sicurezza" romane
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Nello Musumeci vede sempre più lontano il suo progetto di tornare ad essere il governatore della Sicilia, Gianfranco Miccichè non lascia campo e spazio, condanna il suo modo di agire in politica, chiede coperture alla Meloni e le ottiene ma i siciliani hanno già bocciato questa esperienza governativa, che negli ultimi due anni ha imbarcato acqua e che nelle ultime settimane ha dato prova di una incapacità a reggere il confronto e le critiche, minacciando dimissioni o azzeramento di giunta o, peggio, la costituzione di un esecutivo elettorale. Roba che manco a Macondo saprebbero cosa sia.
Musumeci gioca una partita tutta cucita su se stesso e parla per spot, utilizzando un linguaggio populista: tutto verrà fatto per il bene dei siciliani. Ancora? E questi cinque anni a cosa sono serviti allora?
Dopo le critiche degli alleati cerca di avvicinarsi in maniera cauta: non ci sarà un azzeramento di giunta, bisognerà procedere in maniera rapida per affrontare la spesa dei fondi del PNRR.
Ha sentito tutti gli alleati, i partiti hanno confermato piena fiducia nei loro assessori di riferimento, non sarebbe potuto accadere il contrario a pochi mesi dal voto. E dopo tutte le critiche piovute da ogni parte dalla coalizione il presidente Musumeci pare avrebbe deciso di affrontare l’aula, un dibattito politico, del resto la blindatura di Giorgia Meloni, che lo ha incoronato ricandidato di bandiera, non basta per fargli vincere la tornata elettorale.
In Sicilia è Forza Italia che detta le carte, il partito ha percentuali a due cifre, Miccichè va dritto e sa che potrebbe essere direttamente lui il candidato presidente, anche contro voglia: le sue ambizioni sono quelle di tornare a fare il presidente dell’ARS ma senza la vittoria a Palazzo d’Orleans anche quella poltrona sfuggirebbe al coordinatore azzurro.
Un groviglio da cui si verrà presto fuori, necessaria sarà la sintesi ma anche le manovre romane, se la Meloni resterà da sola senza gli alleati del centro destra, Lega e Forza Italia, allora è chiaro che anche sull’Isola la candidatura di Musumeci risulterebbe di bandiera ma non vincente.
Il governatore è astuto e lo sa, per questo pare che proprio a Roma abbia chiesto un seggio per il Senato per se stesso e uno alla Camera per Ruggero Razza.
Insomma, dal bene per la Sicilia alle poltrone romane il passo è stato breve.
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