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25/02/2022 06:00:00

Sicilia, l'inchiesta sull'AST e l'affare attorno alla compagnia aerea "Ali di Sicilia" mai nata

 C’è anche il grande affare attorno al quale doveva nascere la nuova compagnia aerea “Ali di Sicilia”, in realtà mai nata, nell’inchiesta “Gomme Lisce” che nei giorni scorsi ha portato agli arresti dei vertici di AST della Regione che gestisce il trasporto pubblico in Sicilia tra cui il direttore generale Andrea Ugo Enrico Fiduccia (ne abbiamo parlato qui). La nascita del nuovo vettore aereo “Ali di Sicilia”, secondo quanto appurato dagli inquirenti sarebbe dovuta avvenire per un «accordo criminoso Andrea Ugo Enrico Fiduccia con gli esponenti della Officine del Turismo srl, cioè Alberto Carrotta, Massimo Albanese e Orsola Porretto».

L’affidamento dei servizi della compagnia con un bando pilotato - Per l’accusa l’AST avrebbe affidato i servizi commerciali, comunicativi, amministrativi e gestionali della compagnia arera - alla “Officine del Turismo” con «una procedura di evidenza pubblica pilotata: il bando di gara ed il relativo capitolato sono stati predisposti ad hoc» dai referenti della società «mediante l’inserimento di requisiti che solo quest’ultima aveva». Il diretto generale di AST Fiduccia avrebbe dato l’ok al piano in cambio dell’assunzione in Officine del Turismo della figlia e del nipote acquisito.

Il gip, la Regione si è opposta al progetto della compagnia - «Si evidenzia fin da subito - riporta nell’ordinanza il Gip Marco Gaeta - che l’iniziativa di costituire una nuova compagnia aerea da parte di Ast non è andata a buon fine a causa dell’opposizione della Regione Siciliana, socio unico di Ast, che si è fermamente opposta alla realizzazione di tale progetto». L’ipotesi di turbativa d’asta secondo gli inquirenti si è comunque concretizzata anche se non si è arrivati alla pubblicazione del bando di gara.

Le intercettazioni, “c’erano già gli aerei” e si parlava delle tratte sociali - Fiduccia intercettato, assicurava: «Noi abbiamo anche trovato gli aeroplani... quelli che avevo detto al presidente... siamo riusciti a parlare con la Saab... ci hanno già risposto, ci hanno fatto un prezzo che io non mi aspettavo proprio... 50 mila euro al mese». Aerei a elica da 50 posti per far volare con le Ali di Sicilia anche le maggiori squadre di calcio dell’Isola. Il 26 febbraio 2020 si sarebbe ragionato già, in un’altra conversazione captata, della gara d’appalto per l’assegnazione della tratta sociale su Lampedusa da e per Trapani, Palermo e Catania.

In altra intercettazione si parla delle assunzioni - Il 23 giugno 2020 Fiduccia va ad un incontro con Massimo Albanese: le microspie registrano questa conversazione: «Abbiamo l’opportunità di potere assumere persone - viene attribuito ad Albanese -... inseriamo qualcuno che dice lei, qualcun altro lo inseriamo noi, qualcun altro lo inserisce il presidente, Gaetano Carmelo Maria Tafuri». Fiduccia parla della figlia e del nipote acquisito che era «menzu a strata».

Il bando truccato - Sui trucchi da usare per far aggiudicare alla Officine del Turismo la gara dei servizi della compagnia aerea, il manager dell’Ast aveva già suggerito «di inserire nel bando... tra i requisiti di partecipazione, quello di aver maturato una esperienza decennale nel settore della bigliettazione aerea, in modo tale da escludere altri partecipanti (accussi un ci sunnu)». L’importo della gara, invece, andava determinato, rispondeva Carrotta, in base a «quante persone realmente abbiamo bisogno di mettere in tutte le posizioni». Il 10 agosto 2020 in altra conversazione si si fa riferimento alla domanda all’Enac per la licenza della nuova compagnia aerea.

La Regione stoppa tutto - Qualche giorno dopo l’Assessorato all’Economia invita Fiduccia e gli organismi societari dell’Ast ad «astenersi... da ogni iniziativa al riguardo se non sia preventivamente concordata con il Governo regionale ed assoggettata alle procedure di rito di società di controllo pubblico». La compagnia aerea che viene bloccata sul nascere provoca un danno da 70 mila euro ai conti malconci dell’Ast per la pratica dell’Enac, la ristrutturazione dei locali, corsi on line e consulenze.

L’istruttoria ANAC - Il modo di gestione dell’Ast stava portando tutti fuori strada e tutti, o quasi, lo sapevano. L’istruttoria svolta dall’Autorità nazionale Anticorruzione sulle procedure di acquisto dei mezzi negli anni 2018 e 2019, confluita negli atti dell’inchiesta che ipotizza, fra le ipotesi di reato, condotte corruttive, turbativa d’asta e falso nella gestione della società, è chiarissima su un punto. Per l’Autorità nazionale anti corruzione c’erano «significative perplessità sulle modalità di approvvigionamento di autobus e, segnatamente, sulle motivazioni sottostanti alla adottata procedura negoziata senza, che denotano distorsioni censurabili senza necessità di ulteriori accertamenti istruttori». L’accusa: carte false anche per l’incarico di revisore contabile. L’acquisto di opportunità, è riportato dall’Anac, «implica l’effettiva sussistenza... di condizioni particolarmente vantaggiose, sotto il profilo del rapporto qualità/prezzo, quest’ultimo deve essere sensibilmente inferiore ai prezzi di mercato, nonché la tempistica dell’offerta che deve essere di breve durata».


Gli impiegati onesti che hanno denunciato -
Se da un lato è una storia di persone senza troppi scupoli quella dell’AST, dall’altro si deve a due persone oneste e coraggiose che, invece, hanno denunciato tutto. Si tratta di due impiegati, gli avvocati Giuseppe Terrano e Sergio Lo Cascio, che nel 2018 erano stati incaricati dall’allora presidente Gaetano Tafuri di fare alcune ispezioni nelle agenzie e nelle officine: finirono per scoprire tutte le operazioni truffaldine, tra appalti truccati, procedure irregolari, raccomandazioni politiche nelle assunzioni. Fecero subito relazione Ai vertici di AST ma non successe nulla e anzi, finirono sotto accusa e messi da parte. Terrano si occupa solo di piccole pratiche all’interno dell’ufficio legale. Lo Cascio, trasferito e oggetto di procedimento disciplinare per aver utilizzato la mail aziendale per alcuni ricorsi. I due dipendenti hanno denunciato tutto alla procura della Repubblica e da lì l’inchiesta della Guardia di Finanza e gli arresti del direttore generale Andrea Ugo Fiduccia, il provvedimento interdittivi per l’ex presidente Tafuri, per il revisore contabile Felice Genovese e per il componente dell’ufficio legale Giuseppe Carollo. Nonostante la telecamera piazzata nell’ufficio di Fiduccia ha confermato tutte le denunce e fatto scattare altre contestazioni, il clima è rimasto pesante attorno agli integerrimi dipendenti Terrano e Lo Cascio. Vittima di mobbing e messi al bando quando si è saputo dell’inchiesta. Fiduccia aveva capito, aveva pure trovato la telecamera nascosta dai finanzieri nel suo ufficio. Tafuri, invece, non sembrava più interessato a fare pulizia all’interno dell’azienda. Anzi, agli investigatori è sorto pure un sospetto: forse, con l’audit interno del 2018 il presidente voleva colpire Fiduccia per indebolirlo? Di certo, la relazione bomba dei due ispettori è sempre rimasta nel cassetto del vertice Ast. Avevano già compreso tutto i due onesti dipendenti. Esaminando le spese fatte dall’azienda avevano scoperto gli imbrogli dietro l’acquisto in Israele di otto autobus usati


Il messaggio whatsapp a Musumeci
– E’ quasi una beffa il messaggio Whats App inviato dall’ex presidente dell’Ast Gaetano Tafuri al governatore Musumeci: «Caro Nello, oggi abbiamo approvato il bilancio 2018, ovvero il terzo in 13 mesi. Visto che prima della mia nomina eravamo fermi al 2015». Erano le 22.03 del 4 settembre 2019, scrive la Guardia di finanza nel rapporto alla procura, quando parla delle gravi irregolarità riscontrate nel bilancio dell’azienda partecipata dalla Regione, altro che risanamento dei conti. «Purtroppo - proseguiva Tafuri - scontiamo una massa debitoria proveniente dal passato esagerata. Ma in soli cinque mesi abbiamo tagliato spese per 3,2 milioni, misure che proiettate nel 2019 saranno nettamente aumentate. Abbiamo investito su mezzi, tagliato sprechi, eliminato privilegi, colpito i nullafacente, gli imboscati, riorganizzato il personale delle strutture, denunciato i malfattori, riallineato le nostre partecipate». Ed ancora, Tafuri si vantava: «Abbiamo ridotto l’esposizione debitoria, lavorato sempre onestamente. Credimi un lavoro immane, ma penso, spero, di avere mantenuto fede al mio impegno verso di te. Talvolta con qualche strafalcione, ma sempre in buona fede… non so se ho vuoi dare pubblicità tutto questo, io finché lo vorrai continuo a lavorare per il bene dell’azienda e della Regione. Un caro saluto».