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06/04/2022 06:00:00

  “Serve a poco contro Omicron”. Così dal primo maggio potremmo dire addio alle mascherine

 Mascherine sì, mascherine no. L’ultimo totem dell’era della pandemia dovrebbe scomparire dal primo maggio, giorno in cui i dispositivi di protezione non saranno più obbligatori al chiuso.


Ma il dibattito è aperto. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto che si deciderà dopo il 20 di Aprile se prorogare l’obbligo di mascherine al chiuso. Se fosse per gli scienziati dovremmo tenere le mascherine su naso e bocca al chiuso ancora per un po’. Il Governo invece pensa di toglierle, per dare un ulteriore forte segnale di ritorno alla normalità. C’è da dire che gli stessi esperti hanno detto che con Omicron 2, variante altamente contagiosa, le mascherine sono meno efficaci, se non inutili. Tanto vale toglierle e convivere con il virus. Come d’altronde stanno facendo diversi Paesi europei. Però si vuole mantenere la prudenza anche dal primo maggio. Per Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, quella di togliere le mascherine al chiuso è un’ipotesi, e l’ideale sarebbe mantenere l’obbligo per un altro po’. Adesso si stanno registrando “numeri importanti, che l’uso della mascherina non è più in grado di contenere se non in una percentuale tra il 15% e il 20% perché la variante Omicron ha un indice di trasmissibilità tra 12 e 15 e poi non tutti usano questa protezione al chiuso, alcuni la portano male e altri non sempre. Le misure di contenimento servono a poco, bisogna cambiare politica e proteggere i fragili”. Così il professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia all’Università di Padova.


"Con la fine dello stato di emergenza è importante non abbassare la guardia, continuare a mantenere i comportamenti che siamo abituati a rispettare, ed evitare situazioni potenziali di contagio. I casi diminuiranno con l'estate, anche se in autunno è possibile aspettarsi una recrudescenza". Lo afferma il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, a margine della visita all'Università Pontificia Salesiana in occasione della Giornata di donazione del sangue "Una goccia che salva la vita", organizzata dall'ateneo in collaborazione con la Croce Rossa Italiana.


I numeri in Sicilia
Sono 5769 i nuovi casi di Coronavirus in Sicilia (ieri 1993), a fronte di 33.690 tamponi effettuati, su un totale di 11.956.200 da inizio emergenza. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 43 decessi (ieri 5) che portano il totale delle vittime, sull’isola, a 10.185.
E’ quanto si legge nel bollettino di oggi del Ministero della Salute e della Protezione Civile. Il numero degli attualmente positivi in Sicilia è di 186.617 (-331) mentre le persone ricoverate con sintomi sono 1.009, di cui 49 in Terapia intensiva. In isolamento domiciliare ci sono 185.559 pazienti. I guariti/dimessi dall’inizio dell’emergenza ad oggi sono 803.569 (+6802).Questi i nuovi casi suddivisi per provincia: Palermo 1590, Catania 1084, Messina 1230, Siracusa 532, Ragusa 448, Trapani 489, Agrigento 670, Caltanissetta 325 e Enna 146.
La Regione Sicilia comunica che 745 casi confermati comunicati il 5 aprile sono relativi a giorni precedenti al 04 aprile (di cui 461 del 3, settantatre del 2 e centodiciassette dell’1).

 

 

 


La situazione in provincia di Trapani
Ci sono 836 nuovi casi di contagio (ieri erano 1.359) a fronte di altri 1.689 negativizzati (ieri erano 3.622).
Ci sono 7.962 attuali positivi (in diminuzione rispetto agli 8.815 di ieri), di questi, però, quelli che hanno sintomi sono pochi: 771.
In totale abbiamo 78.307 guariti e 615 morti. A proposito, non ci sono nuove vittime. C'è un ricoverato in terapia intensiva, 13 si trovano in terapia semi-intensiva (ieri erano 11), 62 in degenza ordinaria (ieri 60), 20 in Rsa Covid hotel (come ieri). Per quanto riguarda i tamponi abbiamo221 tamponi molecolari e 1.417 tamponi per la ricerca dell’antigene.
Ecco la classifica (tra parentesi il dato di ieri): 2.055 positivi a Marsala (ieri 2.365), 1.200 ad Alcamo (da 1.383), 954 a Trapani (da 988), 708 a Mazara del Vallo (da 827), 497 a Castelvetrano (da 545), 370 ad Erice (da 358), 313 a Castellammare del Golfo (da 296), 266 a Campobello di Mazara (da 261), 218 a Pantelleria (da 232), 202 a Paceco (da 218), 183 a Partanna (da 201), 157 a Valderice (da 146), 143 a Petrosino (da 177), 140 a Calatafimi Segesta (da 162), 103 a Santa Ninfa (da 117), 96 a Salemi (da 131), 86 a Custonaci (da 89), 56 a Vita (da 72), 56 a Favignana (da 65), 53 a San Vito Lo Capo (da 54), 41 a Buseto Palizzolo (da 43), 29 a Gibellina (da 46), 22 a Poggioreale (da 20), 14 a Salaparuta (da 19), 0 a Misiliscemi (0).


Il virus in Italia
Sono 88.173 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute.
Ieri erano stati 30.630.
Le vittime sono invece 194, in aumento rispetto alle 125 di ieri. Il numero di vittime registrate da inizio pandemia supera quota 160mila: sono 160.103.
Sono 588.576 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore. Ieri erano stati 211.214. Il tasso di positività è al 14,98%, in aumento rispetto al 14,5% di ieri. Sono 471 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 12 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 57. I ricoverati nei reparti ordinari sono 10.246, ovvero 5 in più rispetto a ieri.
E' sostanzialmente stabile il numero di persone attualmente positive al Covid: sono 1.274.388, 83 in più nelle ultime 24 ore. In totale sono 14.966.058 gli italiani contagiati dall'inizio della pandemia. I dimessi e i guariti sono 13.531.567, con un incremento di 88.637 rispetto a ieri.
Nelle ultime 24 ore, in Italia, l'occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di 'area non critica' da parte di pazienti con Covid-19 sale di un punto percentuale raggiungendo il 16% (un anno fa era al 43%) e supera il 20% in 7 regioni: Umbria (40%), Calabria (34%), Basilicata (26%), Sicilia (27%), Marche (24%), Puglia (23%), Abruzzo (22%).
L'occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5% in Italia (mentre esattamente un anno segnava il 41%), ma resta al 10% in Calabria e al 12% in Sardegna.

Questi i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 4 aprile 2022.
Nel dettaglio, in base al monitoraggio quotidiano Agenas, l'occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area medica (o 'non critica') da parte di pazienti con Covid-19 cala in Basilicata (26%) e Molise (15%), ma cresce in 7 regioni o province autonome: Calabria (al 34%), Emilia Romagna (14%), Marche (24%), Lombardia (11%), Sicilia (27%), Toscana (18%) e Valle d'Aosta (17%). E' stabile nelle restanti 12 regioni: Abruzzo (al 22%), Campania (18%), Friuli Venezia Giulia (11%), Lazio (19%), Liguria (15%), Pa di Bolzano (12%), Pa Trento (al 12%), Piemonte (9%), Puglia (23%), Sardegna (20%), Umbria (40%) e Veneto (9%).
Sempre a livello giornaliero, l'occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 cala in 6 regioni: Abruzzo (al 7%), Basilicata (1%), Campania (6%), Emilia Romagna (3%), Friuli Venezia Giulia (4%) e Sicilia (7%). Cresce, invece, in 3: Pa Bolzano (al 4%), Toscana (8%), Umbria (3%). In Valle d'Aosta e Molise (0%) variazione non disponibile. La percentuale è stabile nelle restanti 10 regioni o province autonome: Calabria (al 10%), Lazio (8%), Liguria (4%), Lombardia (2%), Marche (4%), Pa Trento (2%), Piemonte (5%), Puglia (8%), Sardegna (12%) e Veneto (3%).