Mafia e Pandemia, il binomio che ha arricchito le cosche con l'emergenza e il Pnrr
Pandemia e mafie hanno costituito un binomio simbiotico in questi due ultimi due anni. È questa la fotografia del grado dell’infezione mafiosa ai tempi del Covid nel rapporto “Tempesta Perfetta”, curato da Libera e da Lavialibera nel quale convergono dati e analisi desunti dal lavoro compiuto frangente dalle forze dell’ordine: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e relazioni istituzionali della Direzione Investigativa Antimafia, della Procura Nazionale e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia.
Il rapporto registra un importante aumento delle interdittive antimafia che nei primi nove mesi dell’anno viaggia alla media di sei al giorno, 23 prime attività pre-investigative collegati alla criminalità organizzata con il coinvolgimento di 26 Direzioni Distrettuali competenti e 128 soggetti attenzionati, l'incremento dei fenomeni di usura, in crescita del 6,5%, rischio liquidità per circa 100mila imprese società di capitali e allarme per i cybercrimes in aumento rispetto allo scorso anno.
1637 interdittive - In piena emergenza pandemia si registra un’impennata del numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Nei primi nove mesi dell’anno si viaggia alla media di sei interdittive al giorno. Il ministero dell’Interno ne registra 1.637 (nello stesso periodo del 2019 erano state 1540) con un incremento del 6,3 per cento. Gli aumenti maggiori si registrano in Emilia Romagna con + 89 per cento ( passa dalle 115 del 2019 alle 218 del 2020) segue la Campania che passa dalle 142 interdittive del 2019 alle 268 del 2020 (+88 per cento) Puglia che passa da 101 a 112( +11 per cento). Da segnalare le new entry della Sardegna che passa da zero interdittive del 2019 alle otto del 2020, le Marche da zero del 2019 alle dieci del 2020, Trentino Alto Adige da zero a due interdittive. Significativo il dato del Molise che passa dalle sei interdittive del 2019 alle 28 del 2020(+366 per cento) e della Toscana con 26 interdittive nel 2020 erano dieci nel 2019( +160 per cento).
Dal turismo e ristorazione, dal settore sanitario a quello dei rifiuti, dagli appalti e all'energia, fino alla grande finanza. L’infezione sanitaria del virus affianca l’infezione finanziaria mafiosa. Senza dimenticare le opere di ristrutturazione ed ampliamento delle Residenze Sanitarie per Anziani, che dovranno essere riorganizzate, con conseguenti appalti da assegnare e materiale sanitario da approvvigionare, potrebbero suscitare interesse da parte dei clan. L’emergenza sanitaria, inaspettata e di enormi proporzioni, ha determinato una crescita esponenziale dei profitti derivanti dal malaffare. E se la rapida diffusione del Coronavirus in Italia ha colto tutti impreparati, ciò non succede per le grandi organizzazioni criminali che sono in grado di farvi fronte più agevolmente perché nel loro tessuto connettivo è insita la capacità di rapido adattamento ai mutamenti economici e sociali. Le mafie hanno infatti un enorme vantaggio rispetto allo Stato: la rapidità di pensiero e di esecuzione. Ovviamente sfruttando il vantaggio di non avere regole, se non quelle interne al clan.
Emergenza sanitaria e appalti - L’emergenza sanitaria è una situazione eccezionale e in quanto tale offre l’occasione per ottenere appalti legati sia alla distribuzione di presidi medicali che allo smaltimento dei rifiuti speciali ospedalieri. Un business che offre, per giunta, la possibilità di distribuire posti di lavoro ad affiliati o di subappaltare ad aziende di riferimento, consolidando così la base del proprio “consenso sociale”. Del resto le mafie sono da sempre molto interessate al settore sanitario. E non solo per i tanti soldi che girano, anche nei periodi di crisi economica, ma perché la sanità è uno strumento per mantenere, appunto, il consenso e per tessere relazioni coi “colletti bianchi”. La sanità con il suo indotto è un grande bancomat di fondi pubblici da prelevare per promesse elettorali con assunzioni e favori per comprare voti. Uno strumento di consenso di cui si serve molto anche la politica, visto che spesso condiziona le nomine, dai primari ai vertici degli ospedali e delle Asp.
Sorella Sanità - Esempio della corruzione in ambito sanitario è l’’inchiesta “Sorella Sanità” della Guardia di Finanza di Palermo che il 20 maggio scorso ha svelato il sistema costituito da Fabio Damiani e Antonino Candela. L’inchiesta della Finanza riguarda un sistema di mazzette attorno a quattro appalti della sanità siciliana. Gare, per un valore totale di 600 milioni di euro. I due dirigenti pubblici avrebbero raccolto mazzette per due milioni di euro (anche se ne sono state accertate per 160mila euro) da grandi società del settore intenzionate a ottenere, a scapito dei concorrenti, incarichi per la fornitura, gestione e manutenzione di apparecchiature elettromedicali, settori in cui circolano moltissimi soldi. Secondo il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosinin, Damiani e Candela erano al centro di «una corruzione sistemica che permette il conseguimento di ingentissimi illeciti profitti, in danno della qualità dei servizi offerti alla collettività, a beneficio di pubblici amministratori infedeli, faccendieri, e aziende».
Cybercrimes e droga - i cybercrimes prendono di mira importanti aziende italiane, e dietro ci sono organizzazioni criminali sia italiane sia straniere. L’allarme viene confermato dalla forte crescita delle segnalazioni della Polizia postale: dal 1° gennaio al 29 ottobre 2020 sono stati rilevati 476 attacchi informatici contro i 105 del 2019. Non cambia la situazione a livello europeo. I sequestri di droghe illegali in alcuni paesi dell'UE durante la prima metà del 2020 sono stati maggiori rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti: 14 tonnellate in Spagna tra marzo e aprile, sei volte la quantità scoperta nello stesso periodo del 2019, altre 18 tonnellate in Belgio – sei in più dell’anno scorso –, 4,5 in Olanda (fonte Europol).
Aumentato le operazioni riciclaggio - La crisi di liquidità in cui si trovano molte imprese, a causa della temporanea inattività, è infatti un terreno fertile per acquisizioni della proprietà o del controllo di ampie porzioni del sistema produttivo, soprattutto da parte della criminalità organizzata, che dispone di un ampio serbatoio di fondi derivanti da attività illegali. Nel primo semestre del 2020 l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia ha ricevuto 53.027 segnalazioni di operazioni sospette, in aumento (+3,6 per cento) rispetto a quelle pervenute nel periodo corrispondente del precedente anno. La crescita complessiva del semestre è determinata dalle segnalazioni di riciclaggio, in aumento rispetto al primo semestre del precedente anno (+4,7 per cento), che hanno più che compensato le minori segnalazioni relative al finanziamento del terrorismo (da 395 unità a 250). Sotto il profilo della ripartizione territoriale si osserva l’incremento delle segnalazioni relative a operazioni effettuate nel Lazio (da 4.905 del primo semestre 2019 a 6.759 di quello in esame, +38 per cento), in Sardegna ( da 609 a 835, + 37 per cento), in Calabria (da 1.365 a 1.608, +17,8 per cento),in Campania (da 6.455 a 7.078, [3] Soldi sporchi nella lavanderia “Italia” Soldi sporchi nella lavanderia “Italia” [3] 25 +9.7 per cento), in Puglia (da 3.017 a 3.292, +9,1 per cento), mentre registrano una contenuta diminuzione quelle relative alla Liguria ( da 1415 a 1207, -14,6 per cento) e Lombardia (da 9.980 a 9.235, -8 per cento).
Pandemia ed effetti - Gli effetti dirompenti della pandemia si vedono in modo evidente sulle nuove imprese iscritte nei registri camerali: nei primi dieci mesi del 2020 sono nate 55.000 imprese in meno dell’anno precedente. Inoltre leggendo i dati del Registro Imprese delle Camere di commercio italiane aggiornati al 31 ottobre 2020, secondo i quali nel periodo gennaio-ottobre 2020 sono cessate 254.797 imprese, 46 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Certamente tra le altre motivazioni potrebbe esserci stata anche quella legata alle aspettative di ricevere i contributi a fondo perduto dello Stato, oltre alla tendenza ormai consolidata a cancellare le imprese sempre verso la fine dell’anno
Cosi le mafie danno l’assalto al PNRR – Per il Pnrr Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra hanno messo su una sorta di cabina di regia. Ognuna delle organizzazioni criminali dà il proprio contributo con i metodi che conosce e, soprattutto, con liquidità. Ma il piano si concretizza con imprenditori, professionisti e funzionari pubblici che si mettono a disposizione e che costituiscono il capitale sociale, messo in campo per captare i contributi dell’Europa per il Pnrr, lo confermano le informative dei carabinieri che indagano su criminalità e e i suoi interessi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Efficientamento energetico, sanità e idrocarburi i settori più attrattivi – Commercio di idrocarburi, sanità e efficientamento energetico sono i settori in cui si immettono capitali illeciti, creando nuove imprese o sostenendo quelle in crisi. Il vero assalto è quello al Superbonus 110%, in cui sono confluiti 14 dei 60 milioni di euro del Pnrr. La criminalità si muove creando nuove società di costruzione e progettazione edilizia, individuando grossi complessi residenziali e poi commercialisti, avvocati, notai, imprenditori, insomma, quel “capitale sociale”, formato da figure grigie al servizio delle cosche.
Il contro piano delle cosche – Vengono create due società, una progetta la ristrutturazione, la seconda si occupa dell’esecuzione delle opere nei cantieri e dei subappalti altre imprese sodali). I guadagni si realizzano con la cessione da parte di ogni condominio del credito d’imposta previsto dal Superbonus ad una terza società costituita ah hoc da imprese del settore energetico, ingegneristico. Ed è questa società che grazie alla sua liquidità permette al cliente di accedere al Superbonus 110%. Un meccanismo basato sull’attività di riciclaggio attraverso “cartiere monetizzatrici” e società-filtro che operano sul duplice binario dell’attività di facciata e di quella illecita parallela. Le società così si interpongono tra i clienti e le imprese cartiera, rette da prestanomi, prive di capacità imprenditoriale e con unico obiettivo l’intestazione dei conti correnti dove canalizzare i fondi delle società clienti. Conti poi svuotati attraverso prelievi di contanti con transazioni a saldo zero. E la liquidità in nero torna in mano alle società clienti.
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