Abusivismo edilizio a Marsala. “Abbiamo pagato tutto, ma ci stanno demolendo la casa. E’ un’ingiustizia”
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La difficile battaglia contro l’abusivismo edilizio a Marsala, a volte si tramuta in storture burocratiche che sanno di beffa.
Come quella che starebbero subendo i proprietari di una casa, sul lungomare Spagnola, che proprio in queste ore gli operai incaricati dal Comune stanno radendo al suolo.
Un immobile, sostengono i proprietari, sanato, con il condono e l’oblazione pagati. Ma che, tra ricorsi al Tar sbagliati, sviste, e disattenzione da parte dei tecnici comunali si sta, ugualmente, demolendo. Per la famiglia Marchese, ormai ex proprietaria dell’immobile acquisito al patrimonio comunale, l’abbattimento di questo fabbricato è un’ingiustizia. “C’è un accanimento, la casa è sanata, abbiamo pagato tutto, e nonostante ci fu una sospensione dell’ordinanza di demolizione il Comune ha deciso di andare avanti”.
Cerchiamo, quindi, di capire come sono andate le cose.
Siamo in contrada Spagnola, dicevamo. Una casetta di circa 60 metri quadrati realizzata dalla famiglia Marchese. Il quando e il dove, è importante in tutte le cose che riguardano l’abusivismo edilizio. L’immobile ricade entro la fascia dei 150 metri dal mare. In questa fascia, come impone la legge 78/1976 non si può costruire nulla, proprio a partire dall’entrata in vigore della norma. Le carte dicono che il fabbricato, realizzato abusivamente, alla data del 18 giugno 1976 era completo “al rustico”, come tra l’altro accertato dai vigili urbani all’epoca. Cioè, c’erano le pareti perimetrali e il tetto. Ragion per cui i proprietari nel 1981 presentano al Comune la richiesta di concessione edilizia in sanatoria per le opere realizzate abusivamente. Negli anni seguenti il Comune emette prima un’ordinanza di sospensione dei lavori, poi, nel 1983 ordinanza di demolizione, nonostante la richiesta di condono edilizio presentata dai proprietari. Passano gli anni, tanti anni, 16 per l’esattezza. E’ il 1997 e il Comune, che della pratica si era dimenticato, notifica il diniego alla richiesta di condono. Nel frattempo la famiglia Marchese aveva già pagato l’oblazione per l’accatastamento del fabbricato, e gli oneri per la sanatoria. Insomma, il procedimento amministrativo era ancora aperto, e sostiene l’avvocato della famiglia che il Comune non poteva emettere le successive ordinanze.
Nel 2010, infatti, dal Quartiere Spagnolo arriva l’ordinanza di acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale. La famiglia Marchese non è più proprietaria dell’immobile. Per i legali il comune, nella pendenza della definizione della domanda di condono, non poteva adottare alcun provvedimento di demolizione e doveva sospendere il procedimento per l’applicazione di sanzioni amministrativi.
Ma c’è di più. Perchè, sostengono gli ormai ex proprietari, uno dei legali che negli anni passati portò avanti il ricorso al Tar sbagliò in maniera clamorosa, non entrando, ad esempio, nel merito della questione. Cioè non chiese la sospensione dell’ordinanza di demolizione perchè l’immobile nel 76 era già “coperto”, mezzo realizzato, e che c’era un procedimento pendente, ma sostenne che il Comune doveva stoppare tutto perchè fece passare troppo tempo. Del tipo “il comune aveva dimenticato, ora se ne ricorda?”. Il Tar ha ovviamente rigettato il ricorso. Arriva l’ordinanza di acquisizione, il legale non la impugna. Arriva quella di demolizione, il legale ancora non la impugna.
Passano ancora gli anni, nel 2019 arriva l’ordinanza di sgombero coattivo per procedere con la demolizione. A questo i proprietari non ci stanno. Cambiano legale. Chiedono che venga riaperta la procedura, presentando le carte che attesterebbero la regolarità dell’immobile. Il tecnico del Comune mette per iscritto di sospendere la demolizione. Siamo ormai nel 2021. Le cose si possono discutere? No, arrivano gli operai, qualche mese fa, e iniziano le operazioni di sgombero. “Si sono accaniti, perchè ci hanno lasciato i mobili vecchi e non abbiamo trovato quelli buoni”, denunciano i proprietari. Il nuovo legale chiede un tavolo tecnico. Ma è ormai troppo tardi. Dal Comune rispondono che non si può fare alcun tavolo tecnico. In questi giorni sono arrivati gli operai e stanno demolendo l’immobile. “E’ un’ingiustizia. Nessuno si è preso la responsabilità di analizzare bene il nostro caso. Ulteriore beffa? La casa accanto alla nostra, costruita nello stesso periodo, è sanata, la nostra la stanno buttando a terra”.
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