La Sicilia e gli incendi/4: la questione dei pascoli, le estorsioni, "l'Industria del fuoco"
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Concludiamo lo speciale dedicato agli incendi in Sicilia. La questione dei pascoli, ha una rilevanza particolare perché considerati alla base del fenomeno degli incendi dolosi che si verificano, ogni estate, fra i boschi e i terreni agricoli siciliani.
Nel corso dell’audizione del 15 marzo 2022 la Commissione antimafia dell'ARS, presieduta fino a qualche giorno fa da Claudio Fava, ha ascoltato il dirigente provinciale del Servizio 11 per il territorio di Catania del Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale, Pietro Giovanni Litrico, che ha offerto uno spunto ritenuto molto utile per la comprensione di tutto il fenomeno.
LITRICO - A volte gli incendi dolosi possono nascere da un reato di qualche persona folle che appicca un incendio quando ci sono le condizioni scatenanti l’incendio, quindi, venti prevalenti e dominanti, l’alta siccità, ma il più delle volte, sulla scorta della mia esperienza, questi incendi scaturiscono dalle liti fra allevatori. Cosa voglio dire? Annualmente il Dipartimento a cui io afferisco presenta delle manifestazioni di interesse sulla disponibilità di lotti pascolivi, a queste manifestazioni di interesse, ovviamente, partecipano tutti gli imprenditori agricoli che gestiscono allevamenti, allevamenti bovini o di caprini. L’Amministrazione riceve le istanze, fa una graduatoria delle istanze pervenute e una volta esitata la manifestazione di interesse, assegna agli allevatori aggiudicatari dei lotti di terreno a pascolo. Questi lotti di terreno a pascolo servono, in prima istanza, ad alimentare il bestiame pascolante, ma, una volta che i pascoli sono concessi all’allevatore, questi può caricarli nel fascicolo aziendale e, quindi, ricevere i contributi comunitari; che possono essere concessi a superficie oppure a capo di bestiame detenuto. Io ricordo, ad esempio che fino al 2008 il premio che erogava AGEA per ciascun capo di bovino adulto era di ottocento, per un vitello in accrescimento seicento euro. Capite bene che tutto questo rappresenta un bell’introito per gli allevatori. Quindi, presenta una istanza, può succedere che gli allevatori entrano in competizione per lo stesso lotto di terreno. Ed in effetti, girando per il territorio e facendo le indagini di polizia giudiziaria sui roghi, molto spesso ho potuto verificare che a monte c’erano delle liti tra gli allevatori i quali tendevano a bruciare il lotto del collega vicino che aveva prodotto l’istanza e aveva ottenuto il pascolo.
Il danno non è relativo soltanto ad un danno ambientale, questi reati incidono fortemente sulla natura della nostra economia perché nei boschi noi facciamo dei progetti, delle perizie forestali che servono ad assumere maestranze forestali, se bruciano i boschi non possiamo avere le maestranze forestali. Non voglio giungere a conclusioni, ma dico che questo è quello che, per la natura degli incarichi che ho avuto, per le esperienze che ho avuto in questi sedici anni di servizio, tra i responsabili di incendi, responsabili di prevenzione e repressione incendi in provincia di Catania e controllore AGEA, questo è quello che posso dire e mi sento di dire.
I lotti sono stati messi sempre a disposizione degli allevatori, con le dovute misure, perché noi prendiamo informazioni, soprattutto antimafia, noi consultiamo il PTNA, non è che facciamo il contratto immediatamente all’allevatore, prima c’è una fitta rete di controlli, io chiedo alle Prefetture tutte le informative, ma, chiaramente, gli allevatori sono furbi, gli allevatori fanno presentare l’istanza a gente lontana, giovani che sono incensurati, queste cose non c’è bisogno che le dico io, io ho qualifiche di polizia giudiziaria, ho parlato sempre con i Prefetti, questa cosa l’abbiamo messa in evidenza d’ufficio e nonostante le verifiche, poi, risultano essere negative, nulla di fatto, molto spesso questi allevatori continuano a delinquere, molti dei quali sono stati incriminati, sono risultati mafiosi, addirittura collegati a cosa nostra siciliana.
Sulle possibili correlazioni fra incendi dolosi e concessione dei pascoli nel corso della seduta del 22 marzo 2022 è stato ascoltato anche il dirigente del Servizio 4 – Antincendio boschivo del Comando del Corpo forestale della Regione siciliana, Rosario Napoli.
LANTIERI, vicepresidente della Commissione. Nel corso dell’ultima audizione della Commissione sono state acquisite delle dichiarazioni da parte di un dirigente del Dipartimento ‘Sviluppo rurale’, per diversi anni in servizio presso il Corpo forestale della Regione siciliana, che rappresentava, fra i fenomeni più frequenti legati agli incendi boschivi di carattere doloso, c’era e ci sarebbe ancora quello delle ritorsioni e della vendetta legata alla concessione dei pascoli, perché al controllo del territorio garantiscono i pastori, alcuni legati – non tutti – ad ambienti malavitosi, vantaggi economici, in termini di contribuzione europea, potendo inserire nel fascicolo aziendale i lotti demaniali assegnati per il pascolo. Lei cosa pensa in proposito?
NAPOLI - Sì, è condivisibile in parte. Non direi che sia l’elemento principale, quello della concessione, ma sicuramente può essere anche un elemento di possibile motivo degli incendi che si verificano nella nostra Regione. Adesso la concessione dei pascoli diciamo che è un po' modificata, per cui le concessioni avvengono tramite bando, per cui, in realtà, questo fenomeno ci può essere, ma, ritengo, non in maniera così marcata. Il pascolo, secondo me, è sempre uno dei motivi, ma non che riguarda le concessioni, piuttosto per quanto riguarda il rinnovamento dei pascoli, soprattutto nelle aree abbandonate. Il pastore, in realtà, ha necessità di garantire il proprio pascolo, per cui, ovviamente, lo tutela, siccome c’è sempre più necessità di terreni…
Nel Piano regionale antincendio boschivo (AIB) del 2020, approvato con Decreto del Presidente della Regione siciliana, sono indicate le principali cause degli incendi dolosi verificatisi nella regione, così elencati: rinnovo dei pascoli; recupero dei terreni agricoli; industria del fuoco; estorsione e taglieggiamento; protesta contro le aree protette; speculazione edilizia; piromania.
Il rapporto tra incendi e pascolo è un elemento che, sotto diversi punti di vista, è tornato frequentemente nel corso delle audizioni che la Commissione Antimafia ha dedicato al fenomeno degli incendi dolosi in Sicilia. “L'uso del fuoco – ricorda il Piano regionale AIB 2020 - è storicamente stratificato in aree a forte deficit di produzione foraggiera, per eliminare l'infestazione di specie erbacee ed arbustive poco appetite o non utilizzate. In tale contesto l’uso del fuoco rappresenta una pratica agronomica antichissima volta ad assicurare ai pastori diverse utilità: dal controllo delle specie infestanti (laddove risulta faticoso a impraticabile il ricorso allo sfalcio meccanico) alla volontà di stimolare e velocizzare il ricaccio di nuova vegetazione.
Il miglioramento della produttività dei terreni - Un altro fenomeno che, oltre ad essere riportato nel Piano regionale AIB, ha trovato dei riscontri in quanto rappresentato nel corso delle audizioni, affonda le sue radici nella convinzione, da parte di alcuni agricoltori, che bruciare i terreni migliori la loro produttività. Ciò induce ancora alcuni soggetti ad appiccare il fuoco che, a causa delle condizioni climatiche, sfugge poi al loro controllo. Questo fenomeno tuttavia, anche in virtù dei nuovi divieti posti per legge e delle frequenti campagne di comunicazione portate avanti da istituzioni e associazioni di categoria, appare decisamente marginale rispetto al passato.
"Industria del fuoco" - Sotto la categoria “industria del fuoco” il Piano Regionale AIB del 2020 inserisce una serie di fattori che determinano, o possono determinare, dei vantaggi economici per singole persone, categorie, imprese etc. Fra questi gli operai forestali stagionali, addetti alle attività di avvistamento e spegnimento. Va precisato che non c’è e non ci può essere un interesse specifico di questi lavoratori ad appiccare incendi giacché, a prescindere dalla presenza o meno di incendi, chi è settantottista viene pagato per 78 giorni, e così per chi è centunista e per chi è centocinquantunista. Detto questo, non si può escludere che ci siano degli operai stagionali infedeli che per motivi diversi - perché sono scontenti per giorni assegnati, perché sono stati trasferiti dal posto dove preferivano svolgere lavoro, per problematiche relativi agli orari di lavori o altri motivi futili, o ancora perché corrotti da soggetti mossi da altri interessi - possano decidere di appiccare incendi.
Estorsioni e taglieggiamenti - Altro dei fattori indicati dal Piano regionale AIB quale causa degli incendi sono i fenomeni estorsivi o di taglieggiamento; in molti casi, per esempio, il fuoco rappresenta uno strumento per obbligare a pagare forme non richieste di protezione oppure per lucrare indebitamente sui premi di assicurazione.
Quanto alla speculazione edilizia che, storicamente, è stata riscontrata fra i motivi alla base del fenomeno degli incendi dolosi, valgono le argomentazioni già esposte per quanto riguarda il business del fotovoltaico, ed in particolare i vincoli previsti dalla legge 353 del 2000 che, di fatto, determinano la cristallizzazione dei terreni percorsi dal fuoco e dunque l’impossibilità di qualsiasi speculazione edilizia per il periodo di 15 anni.
“In una categoria a parte devono essere citati i piromani” si legge, condivisibilmente, nel Piano regionale AIB 2020. Gli incendi appiccati da questi soggetti patologici sono vissuti come una sfida alle autorità. “Si tratta di individui con propositi di vendetta contro tutto e tutti, che si esprime nell'impulso irresistibile ad appiccare il fuoco”. Coerentemente con quanto emerso nel corso della presente inchiesta, anche nel Piano regionale i veri piromani costituiscono una minoranza nel vasto panorama degli incendiari.
Le conclusioni della commissione antimafia - In definitiva, l’inchiesta della commissione antimafia ribasisce che non c'è una sola causa dietro il preoccupante fenomeno degli incendi dolosi in Sicilia. Occorre distinguere caso per caso, anche in funzione della tipologia di area aggredita. Quello che si può certamente concludere è che ci sono fenomeni più preoccupanti di altri, fra questi, in particolare il fenomeno della “mafia dei pascoli” o comunque degli atteggiamenti criminali legati al controllo del territorio ed ai vantaggi, anche di carattere economico, che esso determina. Non si può del resto escludere a priori che ci possano essere stati, o che ci possano essere, altri interessi a muovere la mano criminale di chi appicca un incendio doloso, come ad esempio gli interessi economici legati all’uso dei mezzi aerei (elicotteri e canadair) o all’acquisto a basso costo di terreni per incentivare il fotovoltaico. Ma in questi due settori specifici i meccanismi di protezione di cui ci si è dotati (per legge o per contratto) oltre ad altre evidenze fattuali (da un canto le difficoltà delle imprese fornitrici dei servizi aerei di coprire, in tutto il territorio nazionale, l’enorme numero di incendi che si verificano ogni estate e d’altro canto, per il business del fotovoltaico, la disponibilità di una enorme quantità di terreni privati disponibili già a basso prezzo) inducono a pensare che il fenomeno ipotizzato sia inesistente.
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