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26/07/2022 04:00:00

Dall'agenda rossa all'agenda Draghi 

 Dopo l'agenda rossa di Borsellino, adesso l'agenda di Draghi. Il 19 luglio sono stati commemorati i 30 anni della strage di via D'Amelio, il fratello del magistrato, Salvatore, alla vigilia si è espresso in questi termini: “Ora chiediamo noi il silenzio. Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica, a nome anche del movimento delle agende rosse che da anni chiede verità su una delle pagine della storia italiana ancora senza giustizia. Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario della strage di via d’Amelio con una vittoria sulla mafia e quindi con la scoperta della verità, per dare giustizia ai familiari e alle vittime, ma purtroppo sarà anche quest’anno solo un appuntamento rimandato”.

Nessuna chiarezza sui depistaggi, tanti processi e ancora “mancano tutti in nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-‘93″.

"Abbiamo chiaro che mani diverse hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini, ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio".

Questo è certamente lo stato dell'arte. Dopo le dimissioni del governo Draghi, il Capo dello Stato ha stabilito nella data del prossimo 25 settembre, le elezioni politiche nazionali. Il PD, Azione, Italia Viva, Ipf e i fuoriusciti di Forza Italia, Gelmini, Carfagna, Brunetta ed altri, in questo inizio di campagna elettorale al solleone, invocano l'agenda dell'ex presidente del consiglio dei ministri come programma, che vuol dire: essere “riformisti”, “europeisti” e “atlantisti”. Tre aggettivi che raramente potrebbero trovare asilo anche in un solo partito o movimento italiano degli ultimi 30 anni.

I decreti da approvare per l’attuazione del Pnrr riguardano la riforma della giustizia, sempre che sia approvato definitivamente, il codice degli appalti, e dopo il via libera che si otterrà, grazie allo stralcio delle norme sui taxi, anche quelli del ddl Concorrenza. Riguardo all'agenda sparita di Paolo Borsellino, il suo ritrovamento restituirebbe una grande fetta di verità. Quella dell'economista è, invece, da verificare. È indubbio che necessita riattivare l'ascensore sociale che, da molti anni è fisso al pianterreno.

Vittorio Alfieri