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17/09/2022 06:00:00

30 anni fa l'omicidio di Ignazio Salvo, l'esattore "intoccabile" di Salemi

 Nell’anno del Trentennale delle Stragi del 1992, ci sono anche gli anniversari degli omicidi  di mafia “eccellenti”, il primo dei quali fu quello di Salvo Lima, leader della Democrazia Cristiana in Sicilia, andreottiano ed ex sindaco di Palermo. Altro delitto eccellente che segue quello di Lima e le due stragi di Capaci e Via D’Amelio, è quello di un altro “intoccabile”, cui oggi ricorre il 30° anniversario dell’omicidio, quello di Ignazio Salvo: imprenditore, esattore, politico e mafioso di Salemi, ritenuto uno degli uomini più potenti della Sicilia assieme al cugino Nino. Ed Ignazio Salvo è morto come il suo grande amico e sponsor politico, altrettanto intoccabile, Salvo Lima. Salvo assieme al cugino ha “governato” e soffocato la Sicilia fino a quando nei primi anni ottanta sono stati travolti dalle confessioni dei pentiti tra i quali lo stesso Tommaso Buscetta, che fu ospitato nella sua stessa villa di Santa Flavia, quando era latitante.

Chi era Ignazio Salvo  – Nato nel 1932 a Salemi, per capire chi era Ignazio Salvo va ricordato chi era anche Nino Salvo, il cugino, assieme al quale hanno condotto una parallela carriera imprenditoriale, politica e mafiosa. Nel 1955 Nino Salvo sposò la figlia di Luigi Corleo, che era il gestore di una delle piccole società che avevano in appalto la riscossione delle tasse. Insieme a Corleo e al cugino Ignazio, Nino Salvo dette vita ad un cartello che si assicurò la riscossione del 40% delle tasse siciliane. Nel 1958 i cugini Salvo sostennero fortemente l'onorevole Silvio Milazzo, il quale formò un governo regionale con l'alleanza trasversale tra comunisti, missini e democristiani. Nel 1962, con l'aiuto dell'allora sindaco di Palermo Salvo Lima, i cugini Salvo ottennero l'appalto per la riscossione delle tasse a Palermo e negli anni successivi si accaparrarono enormi cifre provenienti da contributi europei stanziati per l'agricoltura siciliana, attraverso le aziende fondate con i ricavi esattoriali stessi. I Salvo costruirono l’Hotel Zagarella, una delle più importanti strutture alberghiere di Palermo di 20mila metri quadrati nella zona di Santa Flavia.

Sequestro Corleo - Nel 1975, Luigi Corleo venne sequestrato e ucciso su ordine di Totò Riina. Il sequestro venne attuato per dare un duro colpo al prestigio dei cugini Salvo e dei loro associati Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, i quali non riusciranno ad ottenere né la liberazione dell'ostaggio né la restituzione del corpo. Dopo l'inizio della seconda guerra di mafia, i cugini Salvo passarono con i Corleonesi di Riina.

La politica – Ignazio e Nino Salvo erano in stretti rapporti con i deputati Giulio Andreotti, Salvo Lima, Mario D'Acquisto, Rosario Nicoletti e Attilio Ruffini ed erano talmente influenti che da fare infatti, in occasione delle nozze della figlia di Nino Salvo, Angela, celebrate il 6 settembre 1976 alla presenza di Salvo Lima e Mario D'Acquisto, Andreotti inviò un vassoio d'argento come regalo agli sposi; nel 1979 Andreotti stesso incontrò i Salvo presso l'Hotel Zagarella durante la campagna elettorale in sostegno di Lima e, durante i suoi spostamenti in Sicilia, utilizzò in più occasioni un'autovettura blindata intestata a Nino Salvo.

I killer e il motivo dell’omicidio Salvo – Ignazio Salvo venne ucciso da un gruppo di killer capitanato da Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Gioè. Ad ordinare la sua morte fu Totò Riina ed il motivo dell'assassinio fu lo stesso di Salvo Lima: Salvo aveva dato garanzia che si sarebbe attivato perché in Cassazione la sentenza del maxiprocesso venisse annullata; inoltre, secondo alcuni collaboratori di giustizia, il delitto venne eseguito per dare un avvertimento a Giulio Andreotti.

Il racconto dell’epoca del giornalista Attilio Bolzoni su Repubblica - "L'hanno ucciso intorno alle undici e trenta, undici e quaranta di ieri sera dentro la sua villa di Santa Flavia, la stessa dove fu ospitato il super- boss Tommaso Buscetta durante la sua latitanza. Per quasi mezz' ora una voce sempre più insistente parlava di "un omicidio importante alle porte di Palermo, subito prima di Bagheria", a mezzanotte è arrivata la conferma ufficiale: il cadavere è quello di Ignazio Salvo, nato nel 1932, a Salemi, provincia di Trapani. Poi è arrivata anche una telefonata al centralino del "Giornale di Sicilia": "E' Morto. E' morto Ignazio Salvo, l'uomo delle esattorie", pistole automatiche, dicono che i killer siano arrivati dal mare, su una barca, un motoscafo. Dicono anche che siano entrati nel giardino della villa, che abbiano aspettato il ritorno a casa dell'ex esattore, che abbiano svuotato i caricatori delle loro pistole automatiche. Uno dei sicari impugnava anche un fucile. Questa è la primissima ricostruzione fatta dai carabinieri arrivati sul posto poco prima della mezzanotte. Hanno trovato il cadavere di Ignazio Salvo disteso vicino alla sua Mercedes bianca. A trenta passi il cancello di ferro battuto, ad altri trenta passi quattro scalini che salgono verso la porta della sua sontuosa villa. Era solo, era appena tornato, con lui c' era una donna. Probabilmente la moglie, Giuseppina Puma. Mentre scriviamo, all'una di notte, la donna sta rispondendo alle domande dei carabinieri. L'unica indiscrezione che filtra sull' interrogatorio al di qua del cancello in ferro battuto: "E' sotto choc, non parla, non dice niente...". E non dice niente neanche il fratello Alberto, l'"agricoltore" della famiglia, il primo che nella notte entra nella villa di Santa Flavia e sfila silenzioso davanti al corpo di Ignazio Salvo. Arrivano curiosi dall' hotel Zagarella, un albergo della "famiglia" costruito proprio a pochi metri dalla loro villa a due passi dal mare Tirreno. E arriva anche il magistrato, il sostituto di turno, Gioacchino Natoli, oggi alla procura distrettuale antimafia, sei anni fa nel pool di Falcone che rinviò a giudizio Ignazio Salvo insieme ad altri 475 imputati di Cosa Nostra. Il processo si celebrò sei anni fa. E un anno prima Ignazio Salvo subì l' offesa delle manette. Uno come lui, un imperatore, uno che faceva paura, uno che comandava su truppe di deputati a Palermo e a Roma, uno che viaggiava su auto blindate insieme ai boss della Cupola, uno che non era morto nella grande guerra di mafia solo perché capì all'ultimo momento da quale parte doveva schierarsi la sua "famiglia". E da allora ha vissuto in silenzio, sott'acqua per sei lunghissimi anni. Silenzio nelle aule di tribunale e silenzio fuori. Mai un'intervista, mai più una comparsa in pubblico. Eppure da qualche tempo girava la voce che la "famiglia" dopo la tempesta era tornata forte e potente. Certo non come un tempo. Ma alle ultime elezioni regionali pare che avesse piazzato più di un suo uomo a Sala d' Ercole. Voci, sussurri, misteri. Tanti misteri fino ai colpi di pistola e alla o alle fucilate di questa notte nella villa di Santa Flavia”.

 Qui potete scaricare il documento dello svolgimento del Processo per l'omicidio Salvo.