Meloni e il nuovo governo, la destra rischia già di spaccarsi. Gli industriali bocciano la flat tax
Giorgia Meloni ha incontrato Silvio Berlusconi e Matteo Salvini ad Arcore, ci sono dei nodi da sciogliere importanti, la formazione del governo mette a rischio anche gli equilibri del centrodestra.
La leader di Fratelli d’Italia sa che il periodo che dovrà affrontare il Paese è uno dei più delicati e difficili, la crisi energetica sta mettendo in ginocchio intere filiere produttive, la chiusura di attività con conseguente licenziamento dei dipendenti crea una sacca di povertà che in qualche modo dovrà essere affrontata.
Si cerca la quadra per un governo che la Meloni vorrebbe con qualche tecnico, cosa non gradita a Salvini che, invece, punta sui politici. Niente Viminale, almeno secondo le ultime indiscrezioni, alla Lega. Si fa avanti il nome di un Prefetto oppure di Antonio Tajani che però gli alleati vedrebbero anche alla Farnesina, ma un nome per gli Esteri è anche quello di Guido Crosetto, consigliere personale della Meloni.
Il nome che più di altri fa discutere è quello di Licia Ronzulli, braccio destro di Berlusconi, il Cavaliere la vuole al governo con un Ministero di peso: Famiglia o Salute, non disdegnano nemmeno la Pubblica Istruzione.
Si potrebbe andare verso una riconferma per lo Sviluppo Economico, si tratterebbe dell’uscente leghista Giancarlo Giorgetti, il nome che si fa per la Difesa è Adolfo Urso, altro meloniano, attuale presidente del Copasir.
Matteo Salvini vorrebbe il dicastero delle Riforme Istituzionali o gli Affari Regionali o per se stesso o per Erika Stefani.
Alla Giustizia si fa il nome di Giulia Bongiorno o di Carlo Nordio.
La Meloni ha intenzione di chiudere presto la partita, oggi Salvini ha convocato una nuova riunione di partito per fare il punto.
A chiedere di assestare a breve una squadra di governo è Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, all’assemblea dell’Unione degli industriali di Varese: "Il prossimo governo deve avere ben chiaro che si deve salvare il sistema industriale italiano dalla crisi energetica, è un tema di sicurezza nazionale. Migliaia di aziende sono a rischio, centinaia di migliaia di posti di lavoro e di reddito per le famiglie. Tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i veri poveri, vanno concentrate lì, perché senza industria non c'è l’Italia".
E sulla flat tax Bonomi non intende cedere di un passo: “Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax e prepensionamenti. Non vogliamo negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti emergenza che non possono ammettere follie per evitare l'incontrollata crescita di debito e deficit”, che poi ha tenuto a precisare: “A votare sono gli italiani e non le imprese. Noi non tifiamo nè per uno e nè per l'altro. Proponiamo le misure e giudichiamo cosa viene fatto”.
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