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06/10/2022 06:00:00

Cosa succede adesso al bimbo abbandonato a Paceco

Pesa 3 kg. E' lungo 20 centimetri. Aspetta una famiglia che lo ama. Che lo accudirà, lo farà crescere e lo accompagnerà nelle difficoltà di una vita già cominciata in maniera drammatica.

Nel giro di poche settimane Francesco Alberto, il neonato abbandonato a Paceco, dovrebbe essere affidato ad una famiglia. Il tribunale dei Minori di Palermo si occupa del caso e a breve attiverà tutte le procedure per l’affidamento a scopo di adozione. Questi casi, in genere, vengono trattati con molta celerità quando si tratta di bambini piccolissimi, per dare fin da subito stabilità al bambino.

Francesco Alberto fortunatamente sta bene. Si trova al reparto di Neonatologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, diretto dalla dottoressa Simona La Placa. Le sue condizioni di salute sono molto buone, nonostante il contesto in cui è stato trovato. Infatti ha presentato alcuni segni di esposizione al sole, ma oltre questo tutti gli esami che si stanno facendo stanno dando dei riscontri positivi sulla salute del piccolo. Ha già cominciato a bere latte dal biberon, è vivace, e con tanta voglia di vivere. Questa voglia che gli ha dato la forza di resistere avvolto nelle coperte e in un sacco, al sole, in quel terreno di Paceco prima che venisse, fortunatamente trovato. I primi controlli sul sangue non hanno riscontrato nulla di preoccupante, ovviamente gli esami continueranno per verificare la presenza di infezioni, e si sta procedendo ad uno screening generale. Il bambino verrà tenuto in osservazione a Neonatologia dove rimarrà in attesa che il Tribunale dei Minori adotti le procedure per le adozioni. "Adesso - aggiunge Simona La Placa, direttore di Neonatologia all'ospedale S. Antonio Abate di Trapani. - quello che a noi preme sottolineare è che è possibile partorire in assoluto anonimato in ospedale senza nessun rischio e assecondando il diritto della donna di non riconoscere il figlio e al tempo stesso di garantire la sicurezza del parto e del nascituro".

 

 

 

Continuano intanto le indagini, i militari dell’Arma stanno spulciando le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza alla ricerca di possibili indizi. Per tutta la serata di martedì, invece, è stata ispezionata la zona del ritrovamento avvenuto in contrada Sciarrotta dove il piccolo è stato abbandonato all’intento di un sacchetto di plastica. Francesco Alberto deve la vita ad un contadino. Se non fosse passato da lì, se non avesse percorso quella strada sterrata per raggiungere la sua casa, al termine di una giornata di lavoro nel suo appezzamento di terreno, il neonato sarebbe morto. Ed ora è gara di solidarietà per il piccolo. In tanti, infatti, lo vorrebbero in affido. Tantissime poi le telefonate giunte al Sant’Antonio Abate, dove il bimbo è ricoverato, da parte soprattutto di donne che vorrebbero donare pannolini e vestitini. Lo hanno chiamato Francesco perché è stato ritrovato il giorno di San Francesco e Alberto perché è il nome del primo carabiniere che lo ha preso in braccio.

"In 16 anni di servizio mai mi era successa una cosa del genere. Un'emozione indescrivibile. Spero che viva circondato da tutto l’amore che merita. E mi auguro che faccia il carabiniere. Ha la forza d’animo e il coraggio che servono", racconta il carabiniere Alberto Marino.

Poi la corsa in ospedale a bordo di una ambulanza del 118.

“C’è molta incredulità in paese per quanto accaduto. Con i servizi sociali stiamo seguendo passo passo l’evolversi della situazione. Il popolo di Paceco però si sta dimostrando molto generoso e solidale. Sono diverse le iniziative per aiutare la piccola creatura. Una grande sensibilità da parte dei cittadini” ha detto il sindaco di Paceco Giuseppe Scarcella.

Questo invece il commento dell’UDI, Unione Donne Italiane, di Trapani: “Dietro questi gesti estremi ci sono donne disperate che spesso non sanno di avere un’alternativa, donne che non hanno nessuna possibilità di prendersi cura del proprio bambino a causa di realtà di degrado e della società o gruppo sociale a cui si rapportano. Non sono solo clandestine, extracomunitarie terrorizzate, spesso sono giovani di buona famiglia, che vogliono mantenere segreta la loro gravidanza e la loro maternità per paura di uno scandalo. Di nuovo, sentiamo provenire da più parti le proposte di installare ”culle calde” per abbandonare i bambini in sicurezza. Ci opporremo sempre a soluzioni che incentivano il ritorno alla clandestinità, dalla gravidanza al parto. Esiste una legge - legge DPR 396/2000, art. 30, comma 2 - per cui una puerpera può partorire in anonimato e sicurezza in ospedale e non riconoscere il neonato che, altrettanto in sicurezza, viene dichiarato adottabile. Non servono iniziative che, subdolamente, tendono a boicottare la L. 194/78. Serve una seria educazione sessuale e sulla prevenzione di gravidanze e malattie veneree. Serve che le donne sappiano che, se convinte, hanno un diritto di scelta, che non prevede che la società si interessi morbosamente alle motivazioni per cui non si vuole diventare madri e non trasformi la scelta necessariamente in un lutto che non la riguarda. Servono invece misure adeguate, veloci e fattibili, che superino l’ostacolo degli obiettori di coscienza: che la Ru486 venga somministrata nei consultori - come già avviene nel Lazio e in Emilia Romagna - per superare l’obiezione di coscienza, il bigottismo e, soprattutto, le mammane”.

Toccante il pensiero del Vescovo di Trapani, Fragnelli.

Tante le reazioni, come immaginabile, anche dal mondo politico. Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia - ha parlato del bimbo sui social: “Che la vita possa restituire a questo bimbo – ha scritto - tutto l'amore e il bene che qualcuno ha provato a negargli con questo gesto spregevole".

 

 

 

 

Per Valentina Villabuona, presidente dell’assemblea provinciale del PD, “la sensazione è che si stia tornando indietro, in una Sicilia dove gli aborti clandestini e l'abbandono dei bambini aumenta, in assenza di un investimento nelle scuole per affrontare i temi dell'educazione sessuale e per la non applicazione di una legge che permette alle donne di scegliere”. Dario Safina, neo deputato regionale del Pd, propone di portare in Assemblea Regionale un disegno di legge che miri alla indizione di concorsi in sanità per l'assunzione di medici non obiettori di coscienza.

Mentre Antonio Ferrante, presidente della direzione regionale del Pd, sottolinea che “nella provincia di Trapani ad applicare la legge 194 rimane un solo medico e i consultori sono spesso privi delle risorse umane e materiali per poter fornire la necessaria assistenza. A questo va aggiunta la totale mancanza di educazione alla sessualità nelle scuole del nostro Paese. In assenza di interventi concreti a poco serve indignarsi e lanciare strali ed è compito della prima forza riformista in Sicilia e nel Paese predisporli”.