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17/11/2022 06:00:00

  Politica, mafia e massoneria. Il caso “Artemisia” nella relazione della Commissione Antimafia

L’indagine “Artemisia” finisce nella corposa relazione della Commissione Parlamentare Antimafia sui rapporti tra criminalità organizzata e logge massoniche.

Indagine che è sfociata nel processo in corso a Trapani, dopo una lunga controversia sulla competenza territoriale delle indagini. Dalle indagini è emersa una superloggia segreta formata da massoni, politici e professionisti che riusciva ad orientare le scelte di amministrazioni locali, ma anche nomine e finanziamenti a livello regionale. Una loggia in grado di ottenere persino notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura e intervenire per l’assegnazione di pensioni di invalidità.

Il principale imputato è Giovanni Lo Sciuto, ex deputato dell’Assemblea regionale siciliana ed ex membro della Commissione parlamentare antimafia dell’isola, accusato di essere promotore e socio occulto della loggia, avendo “costituito, organizzato e diretto l’associazione e, allo scopo di gestirne l'attività e realizzarne gli scopi, sviluppando una fitta rete di conoscenze nei settori della politica, delle forze dell’ordine, dei professionisti, dell’imprenditoria e della dirigenza pubblica”.


Ecco un estratto della relazione in cui si parla dell’inchiesta “Artemisia”.

 

Il 27 aprile 2021 il XII Comitato ha audito i magistrati Sara Morri e Francesca Urbani della procura della Repubblica di Trapani in relazione all’inchiesta “Artemisia”, che ha posto in luce, secondo la tesi accusatoria, un’associazione segreta avente i caratteri sanzionati dalla legge Spadolini-Anselmi. Le indagini svolte dagli inquirenti hanno riguardato le condotte ritenute illecite di un ex parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana con la contestazione, secondo la prospettazione accusatoria, di una lunga serie di ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione e la configurazione di una vera e propria organizzazione di potere fondata sulla sistematica corruttela, sul clientelismo, sulle influenze politiche nonché, da ultimo, sullo sfruttamento della rete massonica locale. Le investigazioni si sono articolate lungo tre filoni principali di indagine, tutti connessi alla centrale figura del politico siciliano.


Il primo filone investigativo ha avuto ad oggetto l’acquisizione di fonti di prova sull’esistenza di uno stabile rapporto corruttivo tra l’ex parlamentare dell’ARS e un imprenditore, titolare di una società di formazione professionale. Secondo la prospettazione accusatoria il pactum sceleris si sarebbe basato su una relazione incrociata: l’imprenditore finanziava la campagna elettorale del politico, mentre quest’ultimo si prodigava all'interno dell’Assemblea Regionale Siciliana in favore del primo per garantirgli i fondi pubblici, ottenuti i quali l’imprenditore ricambiava il «favore» con l'assunzione nella società di soggetti indicati dal politico, circostanza questa che, a sua volta, garantiva al principale indagato di ottenere un ritorno di voti in sede elettorale. L’ipotesi dell’accusa è che l'ex onorevole si sarebbe spinto sino a tal punto nell’esercitare pressioni all’interno dell’A.R.S. da promuovere una campagna di stampa a contenuto denigratorio nei confronti degli altri suoi colleghi parlamentari dell’ARS che non aderivano alle sue richieste di deliberare finanziamenti in favore dell’ente di formazione di suo gradimento.Così pure indicativa delle entrature di cui è sembrato godere nei vertici delle istituzioni è l’intercessione da lui ottenuta da parte di un capo dipartimento del Ministero dell’Interno affinché l’imprenditore amico dell’indagato incontrasse al Viminale l’allora segretario particolare del ministropro tempore Angelino Alfano.


Il secondo filone investigativo della procura di Trapani ha riguardato l'accertamento della natura dei rapporti intrattenuti dall’ex parlamentare siciliano con il responsabile del centro medico dell’I.N.P.S. di Trapani. Anche in questo caso il sinallagma criminale, secondo la tesi dell’accusa ,si sarebbe fondato sullo sfruttamento dell’ampia rete di contatti del politico allo scopo di far ottenere indebiti vantaggi alla struttura medica, ottenendo in cambio favori–quali il riconoscimento a numerosi soggetti dell’invalidità o dei benefici connessi alla legge n.104 del 1992–da lui utilizzabili per fini elettorali, ma anche per estendere ulteriormente la rete di clientela disposizione. Sarebbero emersi in tale contesto, in particolare, due significativi episodi: in un caso, l’indagato avrebbe fatto pressioni sul rettore pro tempore dell'Università degli studi di Palermo affinché uno stretto congiunto del titolare del centro medico dell’INPS ottenesse una borsa di studio; nell’altro, l’indagato si sarebbe attivato per il buon esito di una pratica di sanatoria edilizia, rivolgendosi all’allora vicesindaco del comune di Castelvetrano, membro di un'associazione che, secondo la procura di Trapani, avrebbe, come sarà illustrato nel prosieguo, le caratteristiche di segretezza e di «influenza» previste dalla legge Spadolini-Anselmi.

Nel terzo ed ultimo filone d’inchiesta sarebbero, infine, emersi elementi circa l’esistenza di un meccanismo corruttivo che, se confermate all'esito del processo in corso, avrebbe degli aspetti particolarmente preoccupanti: vi sarebbe cioè il coinvolgimento di almeno tre appartenenti alle forze dell’ordine operanti in uffici investigativi in prima linea nella lotta alla mafia, quali la questura di Palermo, la sezione operativa di Trapani Della Direzione investigativa antimafia e il commissariato di P.S. di Castelvetrano. Degna di nota è la circostanza relativa ad uno dei predetti agenti di polizia, cui sarebbe stata delegata in passato la redazione di alcune importanti informative sulla ricerca di Matteo Messina Denaro e che peraltro sarebbe, secondo l’ufficio del P.M., in rapporti economici con uno stretto congiunto del noto latitante. Gli inquirenti avrebbero poi accertato, almeno in questa fase, numerosissime fughe di notizie relative ai procedimenti e alle intercettazioni a carico del principale indagato.

 Questo uno stralcio della relazione. Qui un'integrazione dell'avvocato Celestino Cardinale:

L’articolo di cui sopra è fermo ad uno stato preistorico delle notizie sui fatti cui esso si riferisce, atteso che è attualmente in corso, avanti al Tribunale Collegiale Penale di Trapani il processo n. R.G. 1013/2021 a carico del dr. Giovanni Lo Sciuto, in relazione al quale, in sede di esame del Magg. Dei Carabinieri Diego Berlingieri, principale autore delle indagini su cui sono state date notizie alla Commissione Antimafia, esame svoltosi da ultimo nell’ud. 15/11/22 ad opera dello scrivente difensore, è emerso che:

  • quanto al presunto accordo corruttivo tra l’On.le Lo Sciuto ed “un imprenditore titolare di una società di formazione professionale”, che avrebbe avuto ad oggetto un interessamento dell’ex parlamentare regionale per consentire erogazioni contributive ad un ente formativo in cambio di assunzione presso l’ente formativo stesso, è stato riferito dal teste che nell’intero quinquennio di attività parlamentare dell’On.le Lo Sciuto continuarono a rimanere bloccate le erogazioni contributive che avrebbero potuto consentire le assunzioni nel settore della Formazione e conseguentemente nessun finanziamento ebbe ad essere erogato all’Ente Formativo rappresentato dell’imprenditore in questione ;

  • le asserite pressioni addebitate all’On.le Lo Sciuto in relazione allo stato dei finanziamenti nel settore della Formazione rappresentarono manifestazione di dissenso politico parimenti a quello palesato da diverse altre forze politiche rappresentate in ARS;

  • non ebbe ad approdare a nulla l’asserita intercessione dell’On.le Lo Sciuto per un interessamento a livello ministeriale in favore del settore della Formazione;

  • quanto al filone investigativo che ha riguardato il cd. “filone INPS”, è emerso che ad oggi non risulta effettuata nessuna verifica medico-legale indispensabile per dimostrare l’inesistenza dei requisiti di legge nei soggetti che ebbero ad avere riconosciuti i benefici previdenziali dai medesimi richiesti;

  • quanto all’addebitato interessamento dell’On.le Lo Sciuto presso il rettore, dell’epoca, dell’Ateneo palermitano per una borsa di studio effettivamente ottenuta da “uno stretto congiunto del titolare del centro medico dell’INPS”, è emerso che l’erogazione della borsa di studio dipendeva dalla presenza nel candidato di titoli (il concorso era limitato a ciò) di cui lo stretto congiunto era in possesso, con il posizionamento utile in graduatoria solo a seguito di scorrimento;

  • quanto all’addebitato interessamento dell’On.le Lo Sciuto per l’accoglimento di una pratica di sanatoria edilizia, la pratica, approvata dopo oltre un mese dalla sua presentazione, riguardava l’installazione in un immobile di una pensillina, così da indurre il teste Magg. Berlingieri a dire che si trattava “di un abuso che abuso non era”;

  • quanto al terzo filone del presunto sistema corruttivo, su di esso non appare essere completato l’esame del teste Magg. Berlingieri e quindi non appare opportuno, in questo momento, farne oggetto di commento, anche se ne appare prevedibile la manifestanda palese equivocità.

  • In considerazione di quanto fin qui esposto, si chiede:

    • al sig. Direttore Responsabile di TP 24, che provveda alla pubblicazione INTEGRALE e comunque testuale, con altrettanta evidenza rispetto a quella a firma della redazione di TP 24.

    Castelvetrano, lì 17/11/2022

    Cordiali saluti

     

    Avv. Celestino Cardinale



    Antimafia | 2024-12-15 10:27:00
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