Ischia, Trapani, Salinagrande: non è il maltempo, siamo noi
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Questo fine settimana è toccato all'isola di Ischia. Due mesi fa, invece, abbiamo sfiorato la tragedia (se tragedia è perdere vite umane, se tragedia non sia già perdere casa, vedere distrutti i campi e le aziende ...) vicino Trapani, nella zona di Salinagrande, così come nella stessa città di Trapani. Ancora prima, abbiamo assistito alla devastazione delle Marche, o della Marmolada Chi saranno i prossimi? Dove sarà il prossimo evento "estremo", che farà urlare di disperazione, renderà virali video di sommersi e di salvati, porterà all'ennesimo stato di emergenza dichiarato dal governo, e poi alle sfilate dei politici con la maglietta blu della Protezione Civile, e alla dichiarazione più inutile e bugiarda del mondo: "Facciamo in modo che non accada più"...
Ed invece, accade.
Perchè così come per l'immigrazione si fa polemica per un pugno di disperati naufraghi del mare, per "difendere i confini", e non si capisce che siamo di fronte a qualcosa di globale, complesso e soprattutto storico, allo stesso modo avviene con i danni del maltempo. Si continua a parlare di sistema di allerta, si guarda il cielo rabbuiarsi facendo scongiuri (chiedere a chi abita a Trapani, ormai in tanti hanno la psicosi della pioggia), non si ragiona sul fatto vero, che è il micidiale mix tra il disastro climatico provocato dall'uomo ed il modo selvaggio in cui, in Italia, abbiamo stuprato il suolo e il paesaggio.
Ed allora bisogna dirlo, scriverlo, oggi e sempre. Le cause dei disastri non solo naturali. Sono innanzitutto culturali e politiche. Nascono dalla voglia matta di costruire dappertutto, di fare nostra ogni zolla di terreno, dalla politica accondiscendente ed impreparata, complice delle speculazioni. Un mese fa Tp24 ha sollevato il caso di una nuova costruzione, un casermone, sorto a Trapani in una zona destinata a verde attrezzato. Nessuno ha replicato al nostro articolo. Così come, più in generale, c'è un'ottusa cecità in chi qualifica le calamitòà come eventi "estremi", quando ormai sono ordinari, in un territorio dove il costo per i danni da "maltempo" è d 3,5 miliardi di euro l'anno. E dove nei cinque anni la superficie cementificata nelle aree a rischio del Paese è aumentata del 19%, senza la manutenzione di canali e corsi d'acqua, insomma, senza alcuna prevenzione. Basta guardare sul sito dell'Ispra il numero censito di frane e smottamenti in Italia: 628.000. Qui c'è il rapporto. Il Pnrr destina 8,4 miliardi di euro per la cura del territorio. Perchè non si dà priorità a questi interventi?
C'è come una sorta di cecità, che ci porta ad ignorare il problema, convinti che il mondo si possa governare a furia di allerte meteo e stati di emergenza. O a furia di convegni, dove tutto si mischia, ed il cambiamento climatico, la tutela del paesaggio, la salvaguardia dell'ambiente vengono trattati sempre come temi "per le future generazioni". Ecco una notizia: il tempo si è ristretto, la futura generazione siamo noi, ora. Anche perchè, di questo passo, non ci sarà un futuro.
Giacomo Di Girolamo
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