1993 - 2023: i trenta anni dalle stragi della mafia "in continente"
2023, anno di altri trentennali. Già, perchè se il 1992 è stato l'anno delle grandi stragi di mafia in Sicilia, il 1993, l'anno successivo, è ancora un anno ricco di fatti violenti e forse anche più misterioso. Cominciò con un grande successo dello Stato, il 15 Gennaio: la cattura in pieno centro, a Palermo, del Capo dei Capi di Cosa nostra, Totò Riina. L'operazione, chiamata in codice "Belva", fu portata avanti dai Ros dei Carabinieri. Una brillante operazione di intelligence, che però resterà avvolta dal mistero sotto alcuni aspetti e per le polemiche relative alla mancata perquisizione della casa - covo di Riina, in Via Bernini, a Palermo.
Ma l'anno fu caratterizzato da alcuni attentati mafiosi per la prima volta eseguiti fuori dalla Sicilia, a Roma, Milano, Firenze, e dal fallito attentato a Maurizio Costanzo. Ed è l'anno cardine per il nostro Paese che vedrà la fine della "Prima Repubblica", e l'avvento, nel 1994, del primo governo Berlusconi, con l'imprenditore milanese che proprio trenta anni fa, appunto, annunciava la sua "discesa in campo", sbaragliando alle Elezioni Politiche il fronte progressista. Gli attentati mafiosi del 1993 sono quelli poi finiti al centro della questione delle questioni che ha avvelenato il mondo dell'antimafia, i palazzi della giustizia, il dibattito politico: la cosiddetta "Trattativa Stato - Mafia". Lo Stato trattò con la mafia per terminare questi attentati? Insomma, come potete capire, c'è molta carne al fuoco, per un anno, il 1993, davvero cruciale per i destini non solo della Sicilia, ma del Paese.
Ancora oggi emergono altri protagonisti, a lungo rimasti insospettabili, e uomini che per anni hanno scelto il silenzio. Ed è sempre più evidente come nelle stragi di quegli anni ci sia la mano di mandanti esterni. “Report”, il programma condotto da Sigfrido Ranucci in onda oggi, lunedì 2 gennaio, alle 21.25 su Rai 3, torna a occuparsene con “Stato d’onore”, un reportage di Paolo Mondani con la collaborazione dei Roberto Persia che, per la prima volta, mostra l’informativa redatta dall’allora capitano dei carabinieri Gianfranco Cavallo, dove si segnalava la presenza di Stefano delle Chiaie a Capaci in cerca di esplosivo, poco prima della strage. Una informazione dal grande valore investigativo, ma incredibilmente non approfondita dai carabinieri. Come mai? Fondatore e leader di Avanguardia Nazionale, Delle Chiaie, detto 'er caccola' si fa le ossa nei moti di Reggio Calabria, finisce al centro dei processi sulle grandi stragi fasciste ma ne esce sempre pulito. Report si era già occupato della vicenda nel Maggio scorso.
Solo oggi, rileggendo la storia, si comprende come - per individuare i responsabili dietro gli anni più bui della nostra Repubblica - occorra tenere in considerazione gli elementi ricorrenti di un sistema al cui interno operavano uomini della destra eversiva, massoni, uomini dello Stato e mafiosi. «Questo stato non vuole conoscere la verità sulle stragi del 1992-1993», sentenzia l'ex magistrato, Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo e ora senatore del M5s.
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