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26/01/2023 06:00:00

E Campobello scende in piazza con tutti i sindaci del trapanese. Il video

 I campobellesi l’avevano annunciato domenica scorsa e lo hanno fatto. Ieri si sono riuniti davanti la chiesa “Madonna di Fatima” e hanno sfilato in corteo sino a congiungersi con i cittadini di Castelvetrano, giunti dalla parte opposta del paese.

Poi, insieme a tutti i sindaci della provincia di Trapani, intorno alle 18,30 si sono spostati in vicolo San Vito, l’ex via Cb31 sede del primo covo di Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio. La partecipazione è stata massiccia, con slogan e striscioni che hanno accompagnato il sit-in in cui ha parlato il sindaco Giuseppe Castiglione di Campobello ed Enzo Alfano di Castelvetrano.

 

Hanno infangato la nostra città, accusandoci di essere collusi e omertosi – ha detto Castiglione - Ma qua c’è una città che si ribella alla mafia, insieme allo Stato e alle istituzioni”. Il primo cittadino di Campobello, ha annunciato di aver proposto a tutti i sindaci della provincia di Trapani, di dedicare una strada al 16 gennaio 2023, data della cattura del latitante, “a futura memoria per tutte le generazioni”. “Noi sindaci siamo stanchi di essere accusati di essere collusi con la mafia – ha aggiunto Castiglione - pagando sempre un prezzo, insieme ai nostri concittadini della provincia di Trapani”.

Assassini e stragisti – gli ha fatto eco il sindaco di Castelvetrano – Non hanno tenuto conto neanche dei bambini pur di salvaguardare i loro interessi. Adesso noi chiediamo allo stato un giusto ristoro: che questo territorio diventi una zona franca, non solo dalla mafia, ma anche dai tributi, in modo da attrarre imprenditori seri che portino lavoro. Solo così possiamo azzerare la mafia, perché nessuno la vuole”.

 

Monsignor Angelo Giurdanella, vescovo di Mazara del Vallo, ha parlato di “una pagina nuova, in cui insieme diciamo basta e facciamo delle scelte controcorrente. Sarà un bene che trionferà, perché il bene è diffusivo”.

Salvatore Catalano, fratello di Agostino, il caposcorta morto nella strage di via D’Amelio col giudice Borsellino, ha paragonato la reazione di Campobello a quella delle lenzuola bianche di Palermo per Falcone. “Sento che mio fratello è qui presente con noi – ha aggiunto – Continuiamo così, non fermiamoci”.

C’era anche Tommaso Macaddino, segretario provinciale della Uil, ma in rappresentanza anche della Cgil e della Cisl, che ha affermato come malaffare, mafia e illegalità generino “lavoro nero, lavoro grigio, lavoro non pagato e mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro”.

Il regista teatrale Giacomo Bonagiuso ha infine invitato a meditare su una storica frase di Paolo Borsellino: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. “C’è tutto il senso della nostra rivoluzione civile – ha affermato Bonagiuso – perché senza resistenza non ci sarà una vera liberazione”.

 

In conclusione, sono state accese due lanterne cinesi volanti, a rappresentare simbolicamente le due cittadine. Le ha avviate lo stesso sindaco di Campobello, con qualche difficoltà di accensione. Ci ha scherzato su: “Diciamo che non sono abituato a incendiare niente”.

 

Egidio Morici