Maurizio Costanzo, quando Cosa nostra progettava di ucciderlo
E' morto ieri a Roma Maurizio Costanzo, il giornalista, scrittore, autore e conduttore televisivo. Era nato a Roma il 28 agosto 1938, e ha firmato decine di programmi radiofonici e televisivi e di commedie teatrali (Il marito adottivo, Vuoti a rendere ecc.). Ha raggiunto la grande popolarità nel 1976, conducendo in Rai il talk-show Bontà loro.
Ma il suo nome è legato anche al Maurizio Costanzo show, in onda dal 1982 su Mediaset. Tra i suoi programmi più noti, anche Buona domenica. Ha scritto numerosi libri, tra i quali Chi mi credo di essere (2004, in collab. con G. Dotto), E che sarà mai? (2006), La strategia della tartaruga (2009), Sipario! 50 anni di teatro. Storia e testi (2015), Vi racconto l'Isis (2016) e Smemorabilia. Catalogo sentimentale degli oggetti perduti (2022). Maurizio Costanzo ha raccontato la storia, il costume e la cultura di questo Paese, lo ha fatto in modo innovativo, cambiando il modo di fare la televesione, che amava sin da piccolo, e dove sin da bambino sognava di lavorare. Lo ha fatto al meglio, dando poi l'opportunità a tantissimi artisti di presentarsi al pubblico italiano.
I funerali di Maurizio Costanzo si svolgeranno lunedì 27 febbraio, alle ore 15, presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo. La camera ardente di Maurizio Costanzo sarà allestita domani e domenica presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio (ingresso dal Portico del Vignola). Apertura al pubblico il 25 febbraio dalle 10.30 alle 18 e il 26 dalle 10 alle 18 (è raccomandato l'utilizzo della mascherina FFP2). Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, "nel ribadire il cordoglio per la scomparsa di Maurizio Costanzo, grande giornalista che, con acume, garbo e professionalità ha attraversato decenni di cultura italiana, ha disposto le esequie solenni".
Costanzo nel mirino di Cosa nostra - L'impegno di Costanzo contro la criminalità organizzata e con le sue trasmissioni di denuncia, lo hanno fatto finire nel mirino della mafia, in seguito a una serie di iniziative particolarmente pesanti contro la malavita organizzata. In particolare nel settembre 1991 aveva organizzato una trasmissione a reti unficiate con Michele Santoro per commemorare Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dopo aver detto in tv che non avrebbe mai pagato il pizzo. E poi ai Parioli era andato anche, appunto, il nemico numero uno della mafia, Giovanni Falcone. A cui poco dopo sarebbe stata chiusa definitivamente la bocca.
Messina Denaro spettatore del Maurizio Costanzo show - Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano furono al Teatro Parioli un anno prima dell'attentato del 14 maggio 1993 al conduttore Mediaset, e all'allora fidanzata Maria De Filippi. Era il 1992 quando i due boss si infiltrarono fra il pubblico della trasmissione per studiare l'obiettivo e lo scatto è ora agli atti giudiziari. Sono state anni fa, alcune frasi intercettate allo stesso Graviano mentre passeggiava in carcere, ad Ascoli Piceno dove è rinchiuso: era il 24 settembre 2016 quando, in regime di 41 bis, fa rivelazioni interessanti al suo compagno di detenzione Umberto Adinolfi. Gli parla di una trasmissione del Costanzo show a cui fu invitato anche Giovanni Falcone, poco prima dell'uccisione del magistrato, a cui avrebbe partecipato anche lui, Giuseppe Graviano. Ecco le parole del boss: "Nel 1992 a Roma, quando c'era Falcone al Costanzo, dove si sedeva, c'erano otto persone. Eravamo io, palermitani, due di Brancaccio, miei, due di... che poi se ne sono andati che avevano un matrimonio e altri due che si sono fatti pentiti, uno di Castelvetrano e uno di Mazara del Vallo: Sinacori e Geraci".
Messina Denaro e Graviano erano stati inseriti da Totò Riina nella "Supercosa", corpo di elite costruito dal Capo dei Capi dentro Cosa Nostra. Dopo la strage di Capaci ad opera di Giovanni Brusca e delle famiglie di Altofonte e San Giuseppe Jato la direzione operativa delle stragi successive passò direttamente nell'orbita di Graviano, condannato con il fratello Filippo per le stragi del '92, del '93 di Milano e Firenze (10 morti) e per le bombe di Roma alle basiliche, oltre che per l'attentato fallito a Costanzo.
Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo obiettivo di Riina - I gruppi d'azione messi in capo da Riina agivano all’insaputa dell’altro. Solo Salvatore Biondino è quello che sa tutto, perché in quel momento è l’uomo più vicino a Riina. Dopo dieci giorni a Roma viene dato lo stop. Il rapporto che fa Sinacori però cambia tutto: l’obiettivo da raggiungere a Roma è Maurizio Costanzo che doveva essere ucciso con una bomba in centro a Roma. A quel punto Riina crede che un attentato del genere, nei confronti di uno dei giornalisti più famosi in Italia, ad un mese dalle elezioni del presidente della Repubblica, porterebbe ad una reazione forte da parte dello Stato. Il capo dei capi di Cosa Nostra crede che il piano operativo proposto da Matteo Messina Denaro e i Graviano a Roma, avrebbe inciso sul profilo politico, oltre che strategico, dell’intera operazione che avvia la strategia della tensione. E’ la valutazione che una mente criminale fa. Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo sono due obiettivi di Cosa nostra, ma in quel momento Falcone rappresentava un obiettivo improcrastinabile. Lo era invece Costanzo, al punto che viene colpito, ma viene colpito l’anno successivo con lo stesso esplosivo e dallo stesso personale.
Il tritolo per Costanzo viene usato un anno dopo - "Dal momento in cui cessa la missione romana – dice Brusca - io ho in mano la situazione e siamo impegnati per la realizzazione dell’attentato". E comunque la missione romana non è del tutto vanificata per gli obiettivi di Cosa nostra. Il tritolo custodito nello scantinato di Scarano, verrà utilizzato nell’attentato di Maurizio Costanzo. Scarano infatti farà per tutto il 92 e l’inizio del 93 il pendolare tra Roma e Castelvetrano, proprio per mettere a punto e definire i piani dell’attentato a Costanzo.
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