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25/04/2023 06:00:00

Il 25 Aprile e la Resistenza: il ricordo di Toti Lombardo

 Ogni giorno telefono ai miei ragazzi per sentire loro notizie, per stare vicina a loro, anche se soltanto per mezzo del telefono. Quindi, parlando con mio figlio, questi mi chiede se ricordo qualcosa sulla resistenza. Mia nipote, figlia di mio fratello, avendo parlato con lui, gli aveva chiesto di parlarne con me, essendo io, anche se bambina, presente in quegli anni così difficili.

Fui presa da una grande emozione che mi portò indietro negli anni quando, appunto bambina, assieme alla mia famiglia, ci trasferimmo da Marsala in un paese emiliano, vicino Reggio. Era il 1943.

La Resistenza, ora, la percepisco come il silenzio per la libertà. Sì, questa era la sensazione che si percepiva: il silenzio. Si sapeva che tanti nostri fratelli erano andati sui monti per organizzarsi e poter opporre resistenza alle forze tedesche, sapevamo che mettevano le loro vite in pericolo, che per ogni rappresaglia molti cadevano sotto il fuoco nemico. Ma la ribellione verso l’oppressore, verso coloro che con azioni criminali imponevano il loro volere era così forte che immolavano la loro vita con la speranza di un futuro libero. Si cercava, con ogni mezzo, di essere loro vicini, di provvedere ai loro bisogni, inviando di nascosto i generi di prima necessità. Tutto era fatto nel più assoluto silenzio.

Ogni famiglia nascondeva nel proprio cuore la verità. La paura che i nazisti potessero scoprire il loro nascondiglio spingeva le persone a far finta di niente, di ignorare la loro esistenza, per proteggerli e proteggersi dalla cattiveria del nemico. Grande merito spetta alle staffette, giovani ragazzi e ragazze, quasi bambini, che si offrivano per portare dispacci e provviste nei vari campi partigiani, portando ordini per organizzarsi e poter intervenire. Tanti fatti eroici sono successi.

Una famiglia, nostra conoscente, ospitava nella propria casa una giovane nipote, che era rimasta orfana, la Lucia. Ricordo una ragazzina di circa sedici anni, carina, sempre sorridente. Di lei si diceva che facesse la staffetta per i partigiani. Noi, a causa della guerra, ci spostammo nelle campagne vicine ( Villa Bagno, di Rubiera ) e non abbiamo saputo più nulla, ma quando, finita la guerra, tornammo, la Lucia non c’era più. Si seppe che era caduta durante uno dei suoi viaggi in bicicletta, i suoi viaggi della speranza.

Come dicevo, questo silenzio che avvolgeva, da parte del popolo, l’esistenza di questi gruppi rivoluzionari, che cercavano con ogni mezzo di rendere difficoltosa ogni azione repressiva del nemico, questo silenzio era, nel paradosso, un grido di speranza, un grido senza voce ma urlato con l’anima che anelava alla libertà, era come un manto che cercava di nascondere gli uomini che si erano votati, per il bene loro e dei fratelli, a, se era necessario, sacrificarsi per la libertà.

Il nemico doveva scomparire, il suolo italiano doveva tornare al suo popolo.

Il sangue di tanti giovani valorosi è la testimonianza di quanti hanno donato la loro giovane vita immolata per rendere l’Italia libera.

 

Toti Lombardo



Lettere & Opinioni | 2024-06-09 00:40:00
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