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16/07/2023 06:00:00

Giustizia e spettacolo, il dibattito a Marsala. Il video 

 Non c’è un magistrato che si fa influenzare, nelle sue determinazioni, dalla giustizia mediatica”. Lo ha detto il procuratore della repubblica di Marsala, Fernando Asaro, nel corso della presentazione, alle Saline Genna, del libro “Giustizia mediatica” (edizioni “il Mulino”) del professor Vittorio Manes, docente di Diritto penale all’Università Alma Mater di Bologna.

L’iniziativa è stata della Camera penale di Marsala, presieduta dall’avvocato Francesca Frusteri. A conversare con l’autore sono stati anche il giudice per le indagini preliminari di Trapani Giancarlo Caruso, l’avvocato Vito Cimiotta, componente dell'Osservatorio Informazione Giudiziaria, e Salvo Messina per ’Ordine dei giornalisti di Sicilia.

Moderatore è stato l’avvocato Giacomo Frazzitta, vice presidente della Camera penale marsalese, nonché responsabile dell'Osservatorio Giovani di Ucpi.

“Né magistrati, né avvocati ci facciamo prendere dall’esistente giustizia mediatica e dai talk show – ha affermato il procuratore Asaro – Anche a Marsala ci sono magistrati e avvocati che fanno correttamente il loro lavoro, anche se la lettura di questo libro è consigliabile a magistrati, avvocati e giornalisti”. Nell’affollata platea di avvocati, però, qualcuno a bassa voce esprimeva la convinzione che talvolta qualche magistrato subisce la pressione mediatica di alcune tv nazionali. Nel libro del professor Manes si afferma, come viene spiegato nel sito web della casa editrice “il Mulino”, che “i media hanno trasformato la giustizia in spettacolo, portando nelle nostre case notizie di indagini e processi attraverso giornali e telegiornali, salotti televisivi e talk show. E non si tratta purtroppo solo di informazione o di cronaca giudiziaria, bensì di una rappresentazione spettacolarizzata dove la corretta descrizione dei fatti viene sacrificata all’impatto sull’audience. Si dà vita in tal modo a una sorta di processo parallelo incurante delle regole e delle garanzie individuali, facendo leva sull’indignazione morale del pubblico e generando scandali. Nel tribunale mediatico il diritto rischia di rimanere imbrigliato nel giudizio dell’opinione pubblica, che trasforma automaticamente l’indagato in colpevole, negandogli il diritto alla presunzione d’innocenza, e travolgendo molti altri diritti fondamentali. Questo libro mette in rilievo gli «effetti perversi» di tali dinamiche sull’esito del processo”.