Gent.mo Direttore
Dopo aver letto l’articolo pubblicato dal Suo giornale dal titolo “Violenza sulle donne, un’emergenza sociale che non si combatte con la retorica”, vorrei proporLe alcune riflessioni.
L’appello a superare ogni forma di retorica e ad evitare le tante commemorazioni o momenti di riflessione che verranno organizzate, la prossima settimana, in tutta Italia e anche nella nostra provincia, è di certo legittimo, ma tuttavia rischia di scadere nel benaltrismo, fenomeno egualmente pericoloso.
Come Presidente della Commissione Pari Opportunità, di cui fanno parte Associazioni ed Enti da tempo impegnati, a vario titolo, sulle tematiche delle pari opportunità, mi permetto rappresentare che anche i segni, i gesti, le iniziative come le tavole rotonde, le presentazioni di libri sul tema, i dibattiti, gli eventi di formazione ed aggiornamento, servono, perché a dire il vero, tutto serve.
Non c’è qualcosa che “serve di più” e altro che “serve meno” per il contrasto alla violenza sulle Donne. Serve parlarne, sempre di più, serve far sapere alle donne vittime di violenza che devono denunciare e allontanarsi dal loro aguzzino nel caso in cui la violenza avvenga in famiglia.
La violenza di genere è un fenomeno, non un’emergenza, di tipo culturale, perché è conseguente ad un’educazione patriarcale ed a una visione della società maschilista, poco sensibile alle reali istanze delle Donne che lavorano, che rivendicano un ruolo sociale e politico che non sia solo quello di madri, moglie e compagne (angeli del focolare per intenderci).
Il recente film della Cortellesi - inaspettato successo di botteghino - la dice lunga sull’attenzione che il fenomeno della violenza sulle Donne suscita. Purtroppo, quelle immagini in bianco e nero non fanno riferimento al passato ma sono attuali e rispecchiano una condizione, soprattutto psicologica, che tante donne vivono tutti i giorni.
I segni servono e svilirne la portata è allo stesso modo controproducente e rischia di divenire pericoloso. Perché un segno, una manifestazione, un dibattito, sono momenti di condivisione, ma anche di assunzione di responsabilità e possono essere strumento per una reale ed efficace convergenza di intenti, di visioni e di strategie perché la comunità tutta, assuma contezza della gravità del fenomeno.
Serve la rete tra le Istituzioni, le Forze dell’Ordine, le Associazioni, i C.A.V. , la Scuola, i Professionisti che a vario titolo possono essere punto di riferimento e stimolo per cambiare il modo di pensare di quegli uomini che considerano le donne e spesso anche i figli , una loro proprietà.
Serve la Rete con i Centri Sociali, i centri di aggregazione, i rappresentanti di ogni Fede Religiosa per raggiungere le periferie, sia quelle geografiche che quelle sociali.
Poiché siamo convinte che anche i simboli sono importanti, le Commissioni Pari Opportunità insieme agli Assessori/e alle Pari Opportunità della Provincia di Trapani, hanno scelto di illuminare di rosso, per la giornata del 25 novembre, un edificio istituzionale; per Marsala sarà Palazzo VII
Aprile, sede del Consiglio Comunale.
È un solo segno, ma sarà visibile, sarà lì. A Marsala come in altre città.
Sappiamo che c’è ben altro.
Ma intanto lasciamo un segno.
Magari da quel segno nascerà altro.
Giuliana Zerilli