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01/02/2024 06:00:00

  La sanatoria della destra e la Consulta. Così gli abusivi siciliani sperano di salvare le case

Mentre la destra al governo regionale prepara il colpo di spugna su 100 mila case abusive costruite sulla costa, le leggi regionali siciliane finiscono alla Corte Costituzionale.

Nell’isola dell’abusivismo edilizio, del mattone selvaggio che ha deturpato centinaia di chilometri di costa, due spiragli si aprono per gli abusivi.
Una delle leggi regionali sicilane che regolamentano l’edificabilità sulla costa finisce al vaglio della Corte costituzionale. Il tema è quello della retroattività di una norma utilizzata per rigettare le istanze di condono. Casi a Sciacca e a Marsala che finiscono sul tavolo della suprema corte, ma che fanno emergere anche una lentezza burocratica enorme, tempi biblici dettati dalla mole impressionante delle case abusive costruite soprattutto negli anni 80.

E poi ci sono le nuove leggi che strizzano l’occhio agli abusivi e che puntano a far sanare una parte consistente degli immobili realizzati entro i 150 metri. La legge ha avuto il primo ok in commissione all’Ars, ed è stata presentata dal deputato regionale di Fdi Giorgio Assenza.
Tutto ciò mentre in molte zone della Sicilia ci sono delle situazioni paradossali. Come ad Alcamo e Marsala.

 

Le case abusive alla consulta
Sanatorie rigettate e ricorso alla Corte costituzionale. Molti di quelli che hanno costruito sulla costa sperano nella Consulta che si pronuncerà sulla legge della Regione Siciliana del 1991 che estendeva in maniera retroattiva il vincolo di inedificabilità assoluta a meno di 150 metri dal mare.
La prima ad aprire il file è stata una donna di Sciacca che, tramite gli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, ha presentato un ricorso ai giudici di appello del Cga per chiedere l'annullamento di un provvedimento del Comune che ha respinto il condono su una costruzione realizzata nel 1982 nella fascia dei 150 metri.

L’aspetto che, tra tutti risalta, è che la decisione degli uffici comunali alla richiesta della proprietaria è arrivata 30 anni dopo. Un’eternità. Per i tecnici comunali però l’immobile non è sanabile, deve essere demolito, come stabilisce l'articolo 15 della legge regionale 78 del 1976 che ha introdotto il divieto di edificare entro la fascia di rispetto di 150 metri dalla battigia. Una battaglia legale, quella della proprietaria dell’immobile, nella quale si sostiene l'illegittimità del provvedimento, invocando l'applicabilità del limite dei 100 metri previsto dal piano regolatore comunale allora vigente e non del limite dei 150 metri. L’immobile in questione si troverebbe infatti tra i 100 e i 150 metri dalla costa.
Ma la Consulta dovrà pronunciarsi sull’ipotesi di incostituzionalità dell’articolo 2 della legge regionale 15 del 91 che ha ritenuto applicabile il vincolo dei 150 metri introdotto dalla legge regionale del 1976 già a partire dall'entrata in vigore di quest'ultima norma.
Caso analogo per un immobile realizzato nel versante sud di Marsala. Gli atti di un procedimento per abusivismo edilizio finiscono alla Corte Costituzionale. In particolare il Cga ha disposto la trasmissione degli atti alla Consulta.


Anche questa è una vicenda che va avanti da tanti anni e ruota attorno alla sussistenza dei requisiti di condonabilità dell’immobile per il quale era stata presentata richiesta di concessione edilizia in sanatoria nel giugno 1986 in relazione alla normativa nazionale e regionale varata l’anno prima. La richiesta di condono è stata, però, respinta dal Comune di Marsala. In questo caso i proprietari, assistiti dall’avvocato Salvatore Giacalone, si sono rivolti al Tar di Palermo. In primo grado i giudici hanno respinto il ricorso, con il Comune di Marsala che nel frattempo aveva emesso ordinanza di demolizione. I proprietari hanno fatto appello al Cga che ha trasmesso gli atti alla Consulta. COMPLETARE

 

 

La maxi sanatoria della destra in Sicilia
Intanto la maggioranza di governo all’Ars prepara l’ennesima sanatoria. L’ennesimo colpo di spugna per condonare migliaia di case abusive costruite sulla costa.
Nei giorni scorsi infatti è stato approvato in commissione Ambiente all’Ars un disegno di legge che non è altro che una sanatoria delle case abusive realizzate prima del 1985 in zona di inedificabilità assoluta entro la fascia dei 150 metri dal mare. Il ddl sarà trasmesso alla Presidenza per l’assegnazione alla prima conferenza dei capigruppo utile per l’invio in Aula.
La norma interesserà circa 100 mila ville abusive costruite sulle coste e spiagge siciliane dentro la fascia di rispetto dei 150 mt. Primo firmatario è il deputato di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza.


Così, in una nota, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: “La premier Meloni aveva preso un impegno in Parlamento per cui la sua maggioranza non avrebbe mai consentito l’approvazione di condoni edilizi. Oggi il suo partito si rende responsabile, in Sicilia, dell’approvazione, in Commissione, di una gravissima norma che dà il via libera alla sanatoria edilizia per oltre 100 mila case abusive costruite sulle coste siciliane: solo a Bagheria, per fare un esempio, ci sono ville milionarie edificate sulle coste rocciose. Oltre 50 milioni di metri cubi di cemento illegale diventeranno legali per effetto di questa norma criminogena. Ma non finisce qua. Con la legge, vengono introdotte nuove norme che consentono a chi ha vincoli paesaggistici ed ambientali sulle proprie proprietà di poter avere diritti edificatori da spostare in altre aree. Una norma illegittima che dà il via al consumo di suolo. Il condono edilizio della regione Sicilia è illegittimo perché va contro la legislazione nazionale e diverse sentenze della Corte Costituzionale che hanno bocciato analoghi tentativi di condono edilizio. Se sarà approvata la legge, Giorgia Meloni dovrà obbligatoriamente bocciare il condono edilizio voluto dal suo stesso partito siciliano e se non lo farà commetterà un grave abuso,” conclude Bonelli.

Il caso Alcamo
Alcamo Marina è uno dei luoghi simbolo dell’abusivismo edilizio in Sicilia. Qui i condoni promessi dalla politica rischiano di salvare centinaia di case irregolari. Ma quello di Alcamo Marina non è solo un caso di mattone selvaggio e costa deturpata. Il mattone selvaggio ha contribuito a creare anche altri danni. Come quando,nel 2009, c’è stato un dissesto del costone con la collina che è franata, non ha retto le opere realizzate in cima. Una villa per la cui demolizione solo di recente il Comune ha ottenuto l’ok del Tar per la demolizione. Ruspe che dovrebbero entrare in azione nelle prossime settimane. . Nel 2021 invece un’esondazione ha sommerso le case, e gli abitanti estratti dagli immobili da protezione civile e vigili del fuoco. Il fiume sarebbe esondato proprio a causa dell’eccessiva cementificazione. Per Alcamo è difficile rimettere in ordine la frazione balneare. Ad Alcamo Marina non c’è rete fognaria, non ci sono opere di urbanizzazione. C’è stata una veloce speculazione edilizia senza le necessarie opere di urbanizzazione. Speculazione edilizia con immobili spesso abusivi. Per demolire ci vogliono tanti soldi, che il Comune non ha.

 

 


La situazione a Marsala
Una delle città in cui il paesaggio costiero è stato irrimediabilmente stravolto dalle case costruite a due passi dal mare. A Marsala da oltre 10 anni sono cominciate, timidamente, le demolizioni degli immobili abusivi sulla costa. Un percorso che è andato avanti a singhiozzo nel corso degli anni.
Circa un anno fa il Comune di Marsala aveva ottenuto dal Ministero delle Infrastrutture 300 mila euro per demolire 11 immobili abusivi costruiti sulla costa. Gli uffici del Comune erano riusciti ad intercettare un avviso del Ministero per ottenere le somme, e su 19 interventi finanziati da Roma 11, appunto, riguardano Marsala.

 


La novità degli ultimi giorni è che si è conclusa la gara d’appalto, è stata individuata la ditta e a breve ci sarà l’aggiudicazione definitiva. Nel frattempo per quegli immobili sono state fatte le ordinanze di sgombero per procedere alle demolizioni. Ma ci sono problemi non indifferenti perchè c’è chi non vuole liberare le case, e in un paio ci sono persone che ci vivono. Una situazione che potrebbe creare una fase di stallo non di facile risoluzione, e che potrebbe comportare addirittura l’intervento delle forze dell’ordine.