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19/03/2024 12:08:00

Papà,  uomini e patriarcato

 Oggi, il 19 marzo, si festeggia la festa del papà, perché secondo la tradizione corrisponderebbe al giorno della morte di San Giuseppe, padre di Gesù. La festa venne introdotta nel calendario romano nel 1479 e ne divengono simbolo le rose, rosse se il papà è ancora in vita e bianche se non lo è più.

Non è sempre semplice trovare il modo giusto per fare gli auguri, per trovare le parole giuste, per esprimere i propri sentimenti, perché non sempre sono chiari e lineari, come anche i rapporti. Oggi il tema del ruolo del papà è molto discusso e tanti padri si rivolgono a me mettendo in dubbio le loro capacità poiché le pagine dei giornali sono spesso invase da notizie di cronaca nera, descriventi femminicidi, che intorpidiscono la figura paterna e relazionale, ne mettono in dubbio il ruolo e soprattutto ci si chiede -“Ma cosa deve fare un buon padre per essere tale?”-. Un giorno venne da me un padre disperato, in lotta per riconquistare l’equilibrio familiare ed attaccato continuamente dal figlio in crisi per il fallimento di una relazione, chiuso continuamente nella sua stanza. Non sapeva più come comportarsi in balia di tutto quello che leggeva sulle riviste e nei social, sbandando come un ubriaco fra i due estremi, essere comprensivo e lasciare il figlio tranquillo, oppure obbligarlo ad uscire dalla stanza ed affrontare la realtà, il fallimento. Non sapeva se comprendere la frattura o no, perché si alteravano in lui pensieri di arrendevolezza alla realtà delle cose, ma poi anche altamente giudicanti nei confronti della donna che aveva abbandonato il figlio, facendolo cadere in tale sofferenza. Quale poteva essere il comportamento giusto, come mai era così confuso? Era giusto che suo figlio fosse stato lasciato? In quanti padri se lo chiedono, soprattutto perché spesso investiti dal “ruolo totemico della forza” nella famiglia. Infatti spesso si crede che per essere “veri uomini” sia necessario essere forti fisicamente ed anche nelle decisioni, al punto tale da arrivare estremizzare tale posizione e da non potersi più permettere di vivere come semplici esseri umani emotivi, ricchi di sentimenti e passioni, riducendosi all'idea di poter realizzare le propria parte passionale solo nella liberta sessuale, costruendo rapporti fedifraghi. Questo è un grande peccato, perché l'uomo ed il padre che non sono più in grado di contattare le proprie fragilità e le proprie passioni, sviluppandole coerentemente al proprio Sé e che sono costretti ad occupare un ruolo pratico nella famiglia che corrisponde a quello arcaico del nutrimento come procacciatore e della sopravvivenza, oggi sono spesso infelici e sentono i propri bisogni non visti. Per comprendere il nuovo ruolo del padre non possiamo rimanere legati solo al concetto di famiglia tradizionale, che oggi spesso non corrisponde più alla realtà quotidiana, in quanto essa ha assunto diverse forme nuove e tra queste quella allargata. Spesso entrambi i genitori moderni, e non più solo il padre, sono occupati professionalmente, ed hanno così a disposizione tempi diversi da dedicare alla coppia, alla famiglia ed a sé stessi. Questi tempi vanno rieducati ed ottimizzati per non entrare in frustrazione e malesseri che potrebbero sfociare in richieste impossibili e quindi anche in un inasprimento dei ruoli, che divengono molto rigidi, antiquati e non al passo con i tempi, sviluppando aggressività. Molti padri sono spaventati dall'idea che la famiglia patriarcale, fino a non tanto tempo fa considerata struttura sana e salda dell'eredità, possa oggi generare figli o mariti omicidi o prepotenti Molti di loro non si sentono rappresentati da tale violenza, nonostante provenienti da una cultura, spesso tramandata anche dal ramo femminile, che vedeva la donna come impossibilitata ad esprimere le proprie opinioni o ad occupare ruoli professionali di prestigio, visti come minaccia e come allontanamenti dal focolare domestico. Non si può comunque pesare che il ruolo genitoriale possa essere ancora oggi in relazione alle figure primitive in cui il maschio usciva di casa per procacciare cibo e posizione sociale e la donna rimaneva in casa per allattare la prole infante e accudire quella cresciuta. È proprio su questi canoni che la famiglia è implosa e poi anche esplosa disgregandosi e cadendo nella violenza, perché l'essere umano come anche il suo cervello e le sue emozioni e sentimenti, necessitano di curiosità e bellezza per sopravvivere e così anche generarne altra. Anche il padre, e quindi la figura maschile, necessitano di essere viste per quello che sono realmente e di potersi integrare correttamente a quella femminile e materna mutata, per potere generare una famiglia democratica ed osmotica che permetta le relazioni e l’espansione, come anche l'individualizzazione di tutti i membri, che possano rispettare le differenze di ognuno. Quindi la crescita del maschile e della sua parte emotiva ha il diritto di vivere e di non essere soppressa, come anche quella del femminile che possa realizzarsi generando gioia. È utile imparare a rispettare anche famiglie che abbiano anche caratteristiche diverse dal tradizionale preformata, perché è l'accorso che crea armonia, quello però che vede l'altro nelle sua verità. Così, un augurio alla nuova visione della figura del padre, aperto e collaborativo e che possa finalmente godersi anche quei ruoli che sarebbero stati visti solo come femminili in una cultura retrograda, ma che oggi sono necessari ed importanti sia per la sua felicità, sia per quella della coppia e della famiglia e dei figli con i propri fallimenti, perché la famiglia, da tanto tempo ormai, non vive più in una grotta.

Dott.ssa Anna Maria Tranchida

Psicologo e psicoterapeuta