
Da Agrigento a Gibellina, costruire reti per abitare il futuro
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L’isola grande sugli scudi con la Cultura a sfidare ruggini antiche e l’indomita indolenza per voltare pagina, e avremo l’apertura di Agrigento 2025 Capitale Italiana della Cultura, Gibellina 2026 Capitale del Contemporaneo proclamata da pochi giorni.
Dossier che hanno convinto commissioni, territori che dovranno andare oltre la loro narrazione quotidiana e forse questa la scommessa vera.
Viviamo questi luoghi dove i problemi sono la cifra assoluta e costante nel non volerli risolvere - l’acqua il comune denominatore - e pretendiamo di farlo con una cosa per alcuni così effimera? Si e a gran voce, si perché è grazie a ciò che abbiamo ereditato che non siamo andati completamente alla deriva; a seguito di un evento naturale tremendo che si cercò una strada alternativa al brutalismo di ricostruzioni senza senso. Oggi ci ritroviamo quasi smarriti da tanta gioia: a distanza di pochi chilometri due città e le loro comunità di territorio, avranno la possibilità di raccontare storie, di indagare il passato e il futuro con i piedi ben piantati nel presente. Ed è forse questo presente, che non ci piace diciamolo, che forse ha consentito di riunire donne e uomini attorno a tavoli e voler raccogliere sfide importanti e far sapere che siamo altro.
Chi arriva da noi, nei nostri territori resta basito - per la luce, l’ambiente, per ciò che altri hanno lasciato e per la storia: 2500 anni dagli Elimi a Burri questi siamo. Non è campanilismo a buon mercato, ma credo che pochi altri luoghi al mondo possano vantare tanta ricchezza in pochi chilometri quadrati, eppure spesso questo tanto è stato il nostro limite.
Non risolveremo problemi strutturali con due titoli, da isolani spesso abbiamo ragionato in modo ortodosso, da isole… e forse è arrivato il tempo di capire e costruire un sistema che funga da volano vero. Non abbiamo grandi industrie, il saccheggio e la devastazione di aree naturali bellissime - nel nome di uno sviluppo industriale sostenuto da prebende - in mezzo secolo o poco più ha segnato per il futuro interi territori (Termini Imerese, Gela, Augusta, Milazzo) - ha lasciato ciò che è sotto i nostri occhi e chissà per quanto ancora. Eppure da sempre abbiamo avuto evidente quale potesse essere il nostro futuro, ma non lo capivamo.
Ricostruire un tessuto connettivo dove progettualità e sviluppo reddituale dovranno andare di pari passo e dove oggi guardano un contesto endemicamente povero, dove si legge meno in assoluto in Italia ( e anche l’Italia è terzultima in Europa dati Eurostat ), richiede calma e ponderazione: traduco, c’è moltissimo da fare e la politica che mai ha capito dove andare a mettere le mani in questo settore, dovrebbe restare in ascolto e capire.
Non sarà il milione di euro affidato a Gibellina a smuovere il Pil di una delle province più depresse, ma le buone pratiche per cui attorno a quella cifra potrai costruire qualcosa per il futuro: e non lo dico io ma il moltiplicatore per un euro che investi sui territori in Cultura che diventa qualcosa pari al doppio (chiedete conferma a Paola Dubini economista alla Bocconi) .
E’ una scossa autentica per buone pratiche questi titoli, e abbiamo nostro malgrado la fortuna di lavorare su una basi solide, e non abbiamo più scuse, dovremo avere la voglia di costruire ponti e formulare azioni coerenti. Lì la nostra scommessa.
Il Tempio di Giunone fa bella mostra di sé da oltre duemila anni, il Cretto di Burri con le manutenzioni corrette durerà nel tempo, dipenderà solo da noi innovare per l’immediato futuro e la speranza è nelle generazioni di oggi e nella voglia che avranno di restare e continuare a rileggere i luoghi che abitano.
giuseppe prode

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